172. Giuseppe sottone

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<Qualcuno sarebbe così gentile da aiutarmi con l'orto, dato che Franchino non c'è?> chiede Rita alle regioni che si stanno facendo i fatti propri in soggiorno.

Prima che Roberto, per l'affetto che prova per la sarda nonostante non sia il suo ambito la coltura, si proponga, salta su Giuseppe che esclama: <Mi offro io! C'è bisogno che porti qualcosa di particolare?>

L'isolana sorride grata, lo squadra rapidamente e commenta: <Mettiti delle scarpe definibili come tali, ma per il resto vai bene, se non temi di farti male.>

<Nah, ho la pellaccia dura, vado e torno subito.> e il campano sfreccia al piano superiore per cambiarsi.
<Ma hai una testa ancora più dura.> borbotta Carmela, impegnata con la sua fattoria in Hay Day.
<Finché non fa stronzate colossali, lasciamolo comportarsi da coglione.> commenta in un sussurro Vincenzo, che sta guardando qualche video ASMR con gli slime mentre fa le trecce alla sorella.

In fretta Giuseppe torna lì, con indosso delle scarpe malconce ma pur sempre scarpe, e con i capelli decisamente meno disordinati di prima.
<Eccomi.>
È ovviamente raggiante: come sempre spera che quella sia la volta buona per stregare Rita e farla innamorare di sé (e così scaricare anche quello stronzo del suo fidanzato ispanico).

La sarda annuisce e apre la porta, commentando: <Dato che non sai granché di come funziona nell'orto, dovrai seguire i miei ordini.>
<Pronto per qualsiasi ordine!> risponde il meridionale, probabilmente fin troppo entusiasta, richiudendosi dietro la porta d'ingresso.

<Posso dire che è patetico? Lo dico lo stesso: è terribilmente patetico.> dichiara Carlo una volta che la porta è chiusa.

<Mi fa bollire la bile dirlo, ma ti devo dare ragione.> sospira Carmela.
<In nostra difesa, abbiamo provato a farlo desistere non so quante volte.> aggiunge Vincenzo.

<Già avrà il muso lungo quando tornerà perché continua a fare gli stessi errori, non c'è bisogno di infierire sulla sua cocciutaggine.> ammonisce Roberto, giusto un pochino.
E mentalmente vorrebbe ammonire anche il campano, perché continua ad ignorare l'ovvio.

La suddetta regione intanto è contentissima di essere sola con Rita e avere la possibilità di mostrare tutte le ragioni per cui è un miglior partito di schifo-Pedro (e il migliore esistente per la bella sarda, ovviamente).

Rita ovviamente sa tutto ciò (anche perché si ricorda bene della chiacchierata tra lui e Francesca, in cui non era l'unica coinvolta), ma sa altrettanto che è inutile farlo desistere: ci crede e ci crederà per sempre, a meno che non prenda una sbandata per un'altra donna (o un altro uomo).

Quindi, appena Giuseppe prova a chiacchierare con un tono un po' più basso del normale, la sarda lo interrompe: <Oh, cavolo, quelle pianticine sono secche. Prendi l'annaffiatoio vicino all'ingresso e riempilo d'acqua con il rubinetto vicino al muro, grazie.>

Gli dà le spalle, quindi può solo immaginare il suo sorriso diventare un broncio dispiaciuto mentre risponde, cercando di rimanere solare: <Certo!>
Mentre si allontana, Rita si avvicina alle piantine che avevano davvero bisogno di più cure del normale, non sentendosi in colpa.

Se lui non lo vuole capire, che soffra!
Lei ora ama Pedro e anche se lui non fosse mi tornato nella sua vita, e quindi lei non si fosse mai fidanzata con lui, comunque è certa che non le piacerebbe Giuseppe.
Il campano non è il suo tipo, tutto qua.
Ma sa benissimo che se anche glielo dicesse, il suo ego sarebbe distrutto per qualche giorno, ma la sua motivazione rimarrebbe integerrima (anzi, potrebbe pure aumentare).

Il campano torna con l'annaffiatoio pieno, Rita gli sorride, gli indica le piante assettate e gli propone: <Potresti innaffiarli te mentre io vado a vedere come stanno le piantine di pomodorino là infondo?>

<Va bene, cercherò di fare in fretta.> risponde Giuseppe, un po' dell'entusiasmo di prima di nuovo lì.
La sarda annuisce e avverte: <Non affogarle, l'acqua che versi devono assorbirla tutta.>

E va verso le piccole piante di pomodoro, non azzardandosi a girarsi indietro: non vuole mettere il disperato campano in imbarazzo.

Contenta che le piantine di pomodoro siano sane, si rialza e nota Giuseppe venire verso di lei, baldanzoso come appena uscito di casa, le mani prive di annaffiatoio.
<Le piantine hanno bevuto.> assicura il meridionale. Fa un altro passo in avanti e chiede: <Serve che faccia altro? Non sono come Franco, posso fare anche dei lavori di forza!>

Rita si trattiene dal ridergli in faccia; ha le stesse maniere di un bambino che vuole farsi bello davanti gli occhi della maestra! Le fa quasi tenerezza.

<Lo so, siete molto diversi, anche per carattere.> si limita a commentare pacata, per avanzare tra le piante, esaminando il dà farsi.

Arrivata in fondo allo spazioso pezzo di terra, decreta: <Dobbiamo prendere la zappa e dei guanti per togliere le erbacce infestanti e dare più vita alla terra privata di sostanze nutritive.>

<Signorsì, signora!> e Giuseppe annuisce, facendo pure il gesto militare prima di sfrecciare verso il capanno degli attrezzi.

Giuseppe, tornati all'orto, ovviamente, si carica dell'infame compito di zappare, costringendo Rita a fare il lavoro che preferisce far di meno: stare chinata a sradicare erbacce.

Ma il campano le fa ancora tenerezza, nonostante abbia dei secondi fini, e comunque le permette di stancare meno le braccia, quindi accetta di buon grado.

Giuseppe cerca ogni tanto di dire qualche battuta e attaccare bottone e la sarda accuratamente sceglie come rispondere ogni volta perché non vuole essere scortese (non odia il meridionale) ma non vuole che questi si illuda ancora di più.

Ma tanto dovrebbe sapere che è inutile mentre spera il contrario, perché il campano si sente fiero quando "strappa" una risatina alla bella sarda, di cui può ammirare i lunghi capelli coperti solo in parte da una bandana (e intravedere il reggiseno sotto la camicetta sottile, il che gli crea un filone di pensieri che interrompe all'istante).

Una volta finito ripongono gli attrezzi.
<Grazie mille per l'aiuto, Beppe.> sinceramente ringrazia Rita, sorridendo un pochino.
<È stato un piacere, con la tua compagnia tutto è meno faticoso!> la loda Giuseppe.

L'isolana rimane combattuta per qualche istante, per poi appoggiare una mano sulla spalla dell'altro e depositargli un bacino in fronte.
<Dato che hai sostituito Franchino, ti meriti un ringraziamento come quello che riservo a lui.> mente, in parte.
In realtà lo stritola in un abbraccio il più delle volte ma certamente non lo farà con lui, sarebbe buttare benzina sul fuoco.

Eppure anche quel contatto meno intimo basta a Giuseppe per balbettare un congedo senza senso e tornare in casa camminando quasi ad un metro da terra.

Alla scena Vincenzo alza le sopracciglia in stupore e commenta: <Pensavo sarebbe stato mogio.>
<Probabilmente Rita gli avrà fatto un complimento e gli è arrivato dritto al cazzo.> ribatte Carmela, giochicchiando con la fine della treccia.

<Evitiamo certi discorsi.> impone Giorgio, disgustato.
<Discorsi tipo?> indaga Rita, appena entrata, fingendosi innocente.
Roberto regge il gioco delle altre regioni in stanza e risponde: <Qualcosa di stupido, già non me lo ricordo più.>

Rita scrolla le spalle e se ne va nel suo bagno per darsi una rinfrescata, scuotendo la testa.
Deve decisamente spiegare a Savo che sa, anche perché fa abbastanza pena a fare l'indifferente attorno a lei.


N/A: un capitolo molto semplice, devo dire, ma sono contenta di averlo scritto perché lo dico a voi da secoli che Giuseppe simpa per Rita ma non c'era un capitolo che dedicavo totalmente a questo argomento.

Rita è fin troppo buona e paziente; fa tutto anche per il benestare tra loro regioni.
E anche perché sarebbe la volta buona che Giuseppe va ad ammazzare Pedro perché ha fatto il "lavaggio del cervello" a Rita... caro mio Beppe, semplicemente non sei gnocco abbastanza né mediocre abbastanza come Pedro per attirare la sarda. E' una dura vita, lo so.

Spero comunque di avervi fatto sorridere (se così, fatemelo sapere in qualsiasi modo che Wattpad drogato offre) e io vi auguro una buona settimana!

Casa Vargas- Le regioni d'ItaliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora