32. Fra sartoria e decorazioni

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Marie ha una grande capacità, quella di essere molto inclusiva. Non le piace tagliare fuori qualcuno e ritiene che più si é, meglio é.

Questo suo grande pregio ce l'ha di natura, l'ha posseduto fin da subito; é una sua indole stranamente molto simile a quella di Feliciano (che però ha conosciuto solo dopo l'unificazione d'Italia) e che probabilmente c'entra col suo essere perennemente infantile, a volte, nei modi o nel pensare.

Però fatto sta che non le ci vuole molto a radunare attorno a sé un gruppo di persone anche molto eterogeneo e farle passare piacevolmente tempo insieme.
Poi se nel gruppo c'è anche un'altra estroversa é ancora più semplice rendere tutti a proprio agio.

E quindi ecco come le ragazze del Centro e Nord Italia si ritrovano in stanza di Marie a svolgere varie attività in armonia, chiacchierando con serenità.

Tutto partito da Marie che ha chiesto in giro un set di cucito e dei pennarelli per tessuto. Perché le servono? Perché su Amazon ha ordinato una maglietta gialla arrivata di troppe taglie più grandi ma, piuttosto che rimandarla indietro (anche perché il costo era stato esiguo), ha avuto la brillante idea di provare a modificarla e farne un vestito.

E quindi necessitava di ago, filo e pennarelli per tessuto. E chiedi ad una, chiedi ad un'altra, incroci una ed incroci l'altra, é riuscita a portarsi in camera con sé Rosa, Anna, Sofia, Francesca e Angela.

<Comunque, scusa la domanda Francesca…> inizia Angela, che sta aiutando la toscana.
<Sì?> la incita la diretta interessata, impegnata a fare a matita un disegnino.

<Era proprio necessaria quel "Chissene fotte della Gioconda, ridammi tutto il resto, brutto stronzo"? Essere scurrile non ti aiuterà.> domanda la umbra.
<Volevo essere onesta! E così forse finalmente capisce che sono seria e non sono tutta fri fri e fronzoli.> ribatte la toscana, prendendo il pennarello per tessuti nero.

<‘Finalmente’?> ripete a voce alta Sofia, seduta a gambe incrociate sul letto insieme a Marie.
<Sì, gli ho già mandato varie volte delle lettere in cui gentilmente gli chiedevo di ridarmi le mie statue e dipinti… e ovviamente sono state tutte bellamente ignorate. Se me le ridasse il suo Louvre non sarebbe più così pieno!> sbotta Francesca.

<Non dire così! E poi probabilmente anche noi abbiamo cose non nostre!> ribatte Marie in difesa di Francis a cui vuole molto bene, nonostante non lo veda da un po'.

<Punto 1, se sì, saranno pochissime cose rispetto il totale. Punto 2, non lo devi difendere solo perché sei un citofono!> si intromette Rosa, seduta ai piedi del letto, impegnata a rifare i bordi di una maglietta tagliata.

<Citofono?> domanda confusa Anna, seduta sulla sedia girevole alla scrivania.
<É il suo modo per dire "francofono".> spiega Marie, sbuffando piano, attenta a non pungersi con l'ago.

Francesca ridacchia divertita alla spiegazione, mentre Sofia sorride leggermente e Rosa ghigna.
<Lo inserirò nel saluto finale!> fa Francesca, riprendendo la matita e scarabocchiando la parola in un angolo.

<Hai già molte parole. Scioperista, pervertito, mangia-lumache, puzzone, altezzoso… Sono solo alcuni di quelli scritti meglio.> commenta Angela, leggendo un po' più in basso nel largo pezzo di stoffa utilizzata, tanto da poter passare come una bandiera.

<Io ne ho tanti altri, se vuoi!> si propone Rosa, lasciando un attimo stare il suo lavoro.
<Nah, tranquilla. Voglio crearne da me il più possibile. E poi gli insulti non sono mai abbastanza Angela, ricordatelo.> risponde Francesca.

La calma regione ruota gli occhi e continua a colorare, esprimendo in modo passivo il suo disaccordo.

<Ma anche io posso aiutare! Ho tanto odio represso verso quello là! E anche tanta altra gente, ok!, ma pure verso di lui!> afferma Rosa.
<Declino comunque l'offerta e per ora passo avanti. Ma dopo la genialità di "citofono" suppongo richiederò ancora i suoi utili servigi, signorina Vargas.> replica Toscana, divertendosi a tenere un tono pomposo e rispondere in modo leggermente più fine del normale.

<Smettila di sfoggiare le tue abilità di dialettica e retorica, cara, le abbiamo tutte!> sbuffa la valdostana, praticamente alla fine della sua cucitura.

<Però quale dialetto ha vinto su tutti gli altri, diventando l'italiano? Il mio~> trilla allegra Francesca in un suo moto di superbia.

<E chi é riuscita a non farsi invadere da Napoleone nell'800? Non tu~> risponde a tono Rosa.
<Ah, perché tu non sei stata catturata anche prima di me, mh~?> ribatte la più alta.

<Non ho mai affermato questo. Ti ho solo ricordato in maniera sottile di scendere dal tuo piedistallo, cara~> si esprime la ligure, un ghigno divertito in volto.

Sofia ruota gli occhi, sospira piano e cerca di riportare la pace.
<Ragazze, potreste smetterla di battibeccare sempre? Perché avete ancora tutta questa rivalità fra di voi? Non siete maturate dai tempi delle repubbliche mar-?> dice Sofia, facendole una strigliata…

… interrotta da "Papaoutai" di Stromae.

Sofia guarda leggermente storto, ma non realmente seccata, la sorella gemella Anna.
La romagnola alza le mani in difesa e fa: <Scusa! Non pensavo che avrei dovuto spegnere la musica. Devo?>

Prende il mano in telefono ma l'emiliana la blocca con un gesto della mano.
<No, tranquilla, tanto ormai é inutile.> spiega Sofia.

<Cambia, ti prego! Mi sto lamentando troppo della Francia per poter sentire una canzone in francese in questo momento!> si lamenta Francesca.
<No, ti prego, lasciala! Mi piace!> la prega Marie con gli occhioni da cucciolo e Anna cede alle richieste della più piccola, ripoggiando il cellulare sulla scrivania, senza cambiare canzone.

<Un sacré papa / Dis-moi où es-tu caché? / Ça doit faire au moins mille fois / Que j'ai compté mes doigts / Hé> canticchia Marie, per poi fare il ritornello, a cui si aggiunge allegra Anna.

<Sai cosa significa questa canzone, vero?> domanda Sofia alla romagnola, che scuote la testa.
<Il cantante parla della morte del padre, chiedendo quindi alla madre dove questi sia scomparso. Infatti il ritornello continua a ripetere "Où t'es? Papa où t'es?", cioè "Dove sei? Papà dove sei?"> spiega l'emiliana.

<Davvero?> domanda Anna.
<Sì.> afferma Marie, continuando a muovere la testa a tempo e riprendendo a cantare.

<Se così, perché allora la canti volentieri e allegramente, Marie?> domanda Angela, alzando un attimo la testa.

<Perché mi ci immedesimo. Non vi siete mai chieste voi dove fosse Feliciano quando avete realizzato che avrebbe dovuto essere il vostro capo, padre e guida?> domanda Marie, seria per una volta ogni tanto.

<Forse, ma solo abbastanza avanti nel tempo. Fin quando avevo Genova libera e prosperosa, ero così contenta di non avere vincoli o persone a frenarmi, a parte i miei capi.> spiega Rosa.

<Per secoli ho continuato a fare spola fra Bologna e gli altri territori sotto altro controllo. Io mi chiedevo solo quando sarei riuscita ad avere tutto sotto il mio diretto controllo.> racconta Sofia.

<Ero sotto il dominio di Paolo, non pensavo ad un mio ipotetico padre. Quel "padre" lì mi bastava e avanzava.> ricorda con disprezzo la umbra.
<Idem.> fa la romagnola.

<Ero impegnata a non impazzire e cercare di contenere i miei sbalzi d'umore.> risponde Francesca con nonchalance, nascondendo la sua vergogna nell'avere tale tipo di problema.

<Beh, non sei tanto migliorata, fattelo dire.> ribatte Rosa palesemente divertita, sapendo benissimo di starla stuzzicando.

<Ah?! Dimmelo in faccia, braccino corto!> replica la toscana, fissando esageratamente torva la ligure. Entrambe sanno di star facendo una piccola recita per alleggerire i toni nella stanza, se lo leggono negli occhi.

<Te lo sto dicendo in faccia in modo chiaro e tondo, bipolare con problemi della gestione della rabbia~> la prende in giro Rosa, accavallando le gambe.
<Ah, perché te sei Miss Calma, mh~?> domanda Francesca ironica.
<Non ho mai sostenuto questo, schizzata~> specifica la ligure.

Sofia si da una manata in fronte e sospira in modo teatrale, borbottando: <Ragazze, serietà…!>
<Giammai!> fanno in coro Francesca e Rosa, a cui si aggiungono Anna e Marie per puro divertimento.
Angela ridacchia divertita e le altre sorelle a seguire.

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