33. Gara di sguardi

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Mario guarda l'altro con tutta la serietà che trova nel suo corpo, una maschera di pietra in volto al posto del solito sorriso giocoso.

Domenico ricambia lo sguardo con la sua solita faccia quasi apatica, da fare concorrenza a quella che solitamente indossa Angela, osservando dritto nell'iride il fratello.

La faccenda pare molto seria.

Tale gara di sguardi continua per più di un minuto, prima che Mario distolga lo sguardo e crolli, iniziando a ridacchiare rumorosamente come sempre.

<Ancora punto mio.> afferma l'abruzzese con un leggero sorriso di soddisfazione in volto.
Prende una matita lì accanto e segna su un pezzo di carta assorbente preso prima una tacchetta nella sua colonna, arrivando a quota 9.

La colonna di Mario é vuota come il suo cervello (come farebbe il paragone una certa regione dai capelli ramati e le "c" spesso aspirate).

<Eddai, non é possibile!> si lamenta senza vera rabbia o risentimento il laziale, allungando le braccia sul tavolo e poggiando la testa, su una guancia, fra di esse.

<Eppure siamo 9 a 0 per me. Vuol dire che é possibile.> commenta Domenico, sempre con quel leggero sorriso divertito in volto.

<Ma non é giustooooooo> Mario strascica la parola come un bambino lamentoso, mettendo su poi un broncio da fare concorrenza a quello di un infante.

<Sei tu che non sai essere serio per più di qualche decina di secondi.> lancia la frecciatina senza malizia il più muscoloso.
<Ma hai la faccia buffa!> afferma il diretto discendente di Romulus, come se quello bastasse a giustificare le sue perenni sconfitte.

<Lo devo prendere come un insulto?> domanda retorico l'abruzzese.
<No, come un dato di fatto!> si difende il laziale, rimettendosi ben dritto con la schiena.

L'altro lo guarda alzando entrambe le sopracciglia in perplessità e scetticismo, quasi a giudicarlo.
<Ok, ok! Forse, e ripeto, FORSE, sono io poco serio!> ammette Mario, alzando leggermente le braccia a mo' di difesa.

<Almeno ne riconosci la possibilità, é già un passo avanti. Piccolo piccolo, ma é avanti.> commenta l'abruzzese alla confessione altrui.
<Beh, so fare il serio, quando voglio!> si difende Mario, mettendo su di nuovo un broncio infantile.

<Allora la tua volontà é molto labile, anche perché durante le occasioni ufficiali in cui ci siamo tutti devi fare qualcosa di stupido, anche se piccolo, o chiacchierare con chi hai più vicino che ti tira corda. Cioé, solitamente Francesca o Giuseppe.> afferma Domenico.

Mario riflette qualche secondo sulle sue parole e non può che annuire.
<Ehhhh, son fatto così!> esclama il laziale.
<Si può migliorare.> commenta l'abruzzese.

<E mi vado bene così!> afferma Mario, fiero nonostante tutto.
<Contento tu.> commenta Domenico.

In quel momento Maurizio arriva in cucina e li saluta.
<Cosa state facendo?> chiese incuriosito, prendendo una bottiglia d'acqua praticamente vuota dal frigorifero.

<Stiamo facendo una gara di sguardi dalla noia.> spiega Domenico mentre il marchigiano beve a canna dalla bottiglia e la finisce.
<E lui mi sta stracciando!> si lamenta il laziale, mentre la regione in piedi schiaccia la bottiglia di plastica.

<La cosa non mi stupisce troppo.> commenta Maurizio, sorridendo leggermente.
Mario mette su il suo broncio migliore e bofonchia: <Maleducato.>
<No no, é solo onesto> interviene Domenico, sorridendo anche lui.

<Vuoi giocare anche tu? Dai, così vedo se proprio sono pessimo o sono intermedio! Ti preeeeeeeeeeego> fa infantilmente il laziale.
Michele soppesa un attimo la cosa, riflettendoci su e poi annuisce.

<Ok, dubito di avere qualcosa più importante da fare.> aggiunge il marchigiano, sedendosi vicino ai due fratelli.
<Contro di me, contro di me!> si propone entusiasta come un bambino Mario.

Maurizio annuisce e si concentra, fissando serio il fratello.
La loro gara di sguardi dura per un minuto abbondante, se non un minuto e mezzo perfino, fino a che uno dei due non cede e scoppia a ridere.

Non credo bisogna neanche a dirlo che a ridere, e perciò perdere miseramente, é Mario.
Quando si calma, la disperazione lo assale e ritorna nello stato di pochi minuti prima.

Cioè faccia contro il tavolo e braccia allungate sulla superficie di legno, lamentandosi come un bambino.
<Sono un incapaceeeeeee> lagna in modo teatrale il laziale.

Maurizio, impacciato, gli da dei leggeri colpetti sulla spalla che dovrebbero essere confortanti, ma che risultano solo come meri colpetti, appunto.
Domenico intanto scuote leggermente la testa, sconsolato. Mario sa proprio essere infantile e teatrale insieme, quando vuole.

Durante questo teatrino, Roberto arriva in cucina per prendersi un bicchiere d'acqua e qualche snack.
Nota il teatrino e li osserva con fare confuso.

Cosa ha Mario da disperarsi, adesso?
E perché Domenico pare esasperato?
Invece Maurizio… pare il solito Maurizio, sempre impacciato.

<Cosa succede?> domanda, provando a capire.
<Mario é sconsolato perché ha perso ben nove volte contro di me a delle gare di sguardi. E poi ha provato a sfidare Maurizio e ha perso pure questa volta.> spiega Domenico con calma.

Roberto li fissa con leggero scetticismo, chiedendo implicitamente «Sei serio?»
Maurizio e Domenico annuiscono, tra l'altro quasi in sincrono.

<Mario, non é nulla di cui disperarsi, su.> prova a confortarlo Roberto, cercando nello scaffale dei tuc cracker da sgranocchiarsi.

<Mica casca il mondo se non sai vincere una gara di sguardi.> aggiunge subito dopo il piemontese.
<Il punto é…!> inizia il laziale, tirandosi su un po' più dritto <che prova che non so essere serio, no? Non riesco a vincere neppure una gara di sguardi su dieci in totale!> si lamenta.

Il più alto raggira sapiente la domanda, non volendo spudoratamente mentire per una volta, e commentando: <Non siamo tutti uguali a questo mondo, Mario. Tutto qua. C'è chi é più serio e chi meno, ma é normale e giusto. Ci vuole un equilibrio nelle cose.>

<Mh.> mugugna il laziale.
<Grazie per le belle parole, mi servivano.> borbotta successivamente Mario.
<Di nulla, quando vuoi.> risponde Roberto, uscendo con i suoi agognati tuc cracker e il bicchiere bello pieno d'acqua in mano.

N/A: idiozia portami mia.
Beh, non che il prossimo capitolo sia meglio-

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