108. La famigliola sulla tangenziale

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<Siete contente degli acquisti fatti al centro commerciale?> chiede Rita alle altre due in automobile con lei.

Sta guidando tranquillamente per una larga strada esterna a Roma, una sorta di tangenziale, ma non viene riconosciuta come tale perché non possiede tutti i requisiti.

Con il suo buon cuore, ha deciso di fare da autista alle due che volevano fare shopping. In compenso ha ottenuto un bell'aperitivo pagato dalle due.

<Si, ho trovato anche molte cose in sconto, meno male! A prezzo pieno erano una truffa.> asserisce Carmela.
La borsa più piccola di trucchi comprati giace sulle sue gambe; dentro vi è solo una palette nude, essenzialmente, ma con due colori più glitterati degli altri.

<Hai svaligiato i negozi.> commenta Francesca, che sta seduta accanto a rita.
Le due buste con le sue compere sono nel baule di quello scassone di automobile, pure bassa e piccola e stretta.

<Ho quasi finito tutti i miei trucchi, dovevo rimpinguare le mie scorte, eh! Inoltre, molto spesso quando mi trucco, neanche mi faccio vedere. Quindi la maggior parte del trucco che in modo perfetto mi metto neanche lo vedete, peccato per voi.> quasi si giustifica la lucana.

<Ooook.> risponde Francesca.
<Comunque anche te ci hai messo il tuo tempo in tutti quei negozi di vestiti, arrubiunedda.> nota la sarda, lasciandosi sorpassare da qualche auto.

Da un po' ha trovato il soprannome anche per la regione del centro e non si lascia mai scampare l'occasione per dirlo.
È strano e non convenzionale, ma i suoi soprannomi difficilmente sono diversamente.

[N/A: arrubiu è rosso, poi ho aggiunto "nedda" perché spesso mio padre lo usa alla fine delle parole sarde per rivolgersi in modo carino a me. Poi mi chiama pure Ariannino ma shhh]

La toscana non ribatte al soprannome; Rita ha i suoi modi di fare e in fondo non le dispiace, la trova una cosa carina.

Invece afferma: <Le vecchie cose ormai si stanno sfaldando dal tanto uso e dalle mille lavatrici fatte. Dovevo prendere qualcosa di nuovo o andavo in giro con cenci per la polvere. E poi metà dei miei acquisti sono solo reggiseni e cose simili.>

<Hai intenzione di aprire la tua stagione del provarci spudoratamente con gli umani? Di già? È solo marzo.> commenta Carmela, vagamente stupita.
<Mah... forse qualche sera sporadica, sai?> risponde la toscana, giocando con una ciocca di capelli.

Aggiunge: <Ne avevo bisogno, come ho detto prima, e mi piace vestirmi come la figa quale sono per me. Tanto se vado in cerca di uomini, come spesso sono costretta a fare, non notano alcunché.>
E alla fine sbuffa, chiaramente seccata dall'atteggiamento maschile.

<Ti capisco bene tesoro. Per quanto ami il mio Ramblinito, proprio difficilmente riconosce il mio impegno!> sospira Rita <Ormai lo faccio solo perché adoro come sto bene in quel che compro e indosso.>

<E fai bene!> esclama Francesca <Sei una figa da urlo.>
Prima che la sarda possa ringraziare, un sorriso in volto, Carmela si intromette infastidita: <Infatti non capisco perché ti sei accontentato di una mezza sega come lui!>

<Carmela, al cuore non si comanda.> asserisce lapidaria Rita, incupita.
<Ma... è uno stronzo! N-non sai-... tutto quello che ha fatto nella sua vita.> ribatte la lucana, quel ricordo ancora vivido nella sua mente.

Non può dimenticare come abbia trattato sua madre, come un qualcosa con cui trastullarsi e poi da scaricare.

<E tu non sai tanto di lui.> nota la sarda.
Francesca si sente in mezzo un fuoco incrociato.

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