46. Notte di errore

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Una sera di festeggiamenti a casa Vargas significa solo una cosa: alcool a fiumi, metaforicamente parlando.

Anche se non é totalmente detto che qualcuno, preso "molto bene", non abbia la genialata di rendere tali parole realtà con la magia.
Per fortuna, per questa sera non si é ancora arrivati a tali livelli.

Tralasciando ciò, tutte quante le regioni sono ebbre, chi più verso il coma etilico, chi solamente é un po' brillo.

Ecco, Francesca e Mario sono più o meno a metà su questa scala.
Abbastanza ubriachi da non ragionare molto lucidamente o da avere molti inibitori attivi, ma comunque abbastanza sobri per riuscire, con un po' di sforzo, a parlare e a camminare (molto male, ma ci riescono).

Mario, da sbronzo, sorpresa delle sorprese!, é solamente ancora più allegro del solito e dice tutto quello che gli passa per la testa (ok, non é troppo distante dalla sobrietà, ma quando é intossicato dall'alcool etilico non ha quello straccio di freni che ha solitamente).

Invece la toscana perde qualsiasi cattiveria in corpo e diventa molto rilassata e quasi niente la può turbare.
Almeno da ubriaca, le voci assillanti nella sua testa perdono presa sulla sua coscienza, vengono relegate, e la regione può avere un attimo di respiro.

Infatti, quando sono vicine quelle occasioni in cui sa che berranno come spugne, diventa più impaziente del normale. Non vede l'ora di staccare i neuroni.

Anche se fisicamente non hanno troppi problemi, il loro corpo da esseri non totalmente umani li fa collassare molto più in là degli umani, ma comunque rende i loro cittadini più inclini al divertimento e alla spericolatezza.

Per questo preferiscono non darsi all'alcool troppo spesso: non vogliono mettere a rischio la vita dei loro cittadini per il loro benessere egoistico di una sera.

(Comunque qualche postumo della sbornia li hanno la mattina dopo, anche se molto leggeri, quindi non é assolutamente quello a desisterli, ma il loro amore per il loro popolo)

Ritornando al punto principale, Francesca e Mario sono ubriachi, anche se non totalmente fradici, e sono accasciati su un divano.

Francesca é stesa a pancia in su con la testa contro il bordo del divano, abbracciando un cuscino che ha rinominato "Lorenzo" (probabilmente da Lorenzo de Medici, se si può inserire il mio modesto parere da narratrice), mentre ride di nulla e tutto con Mario.

Il laziale é steso su di un fianco, quasi sopra di lei: la sua testa poggia sul basso ventre di lei, usandola come cuscino, comodo fra le sue gambe.

Stanno "ammirando" quelli solamente un po' brilli cantare al karaoke qualche canzone idiota.
Ora come ora, ci sono Aleksander e Anna che stanno cantando (o almeno ci provano) "Danza Kuduro", perché il riproduttore automatico é passato dalle canzoni italiani alle straniere.

<Voglio dormire sul-hic nuvola!> borbotta Mario, provando a mettersi seduto e guardando Francesca con determinazione (ehi, o almeno ci prova).

<Nuvola…?> domanda Francesca, stringendo cuscino-Lorenzo un po' di più.

Mario annuisce e si alza su gambe incerte.
<Vieni! Sar-hic stupendo…!> esclama il laziale, riflettendo sulle parole da dire, perché sfuggono alla sua lingua.

<Lorenzo viene?> domanda la toscana e l'altro annuisce, tendendole una mano.
Ella la prende e si fa tirare su, anche se rischiano di cadere entrambi, ma ridono.

Dopo un irto e lungo arrampicarsi per due rampe di scale, finalmente arrivano davanti la stanza di Mario.
<Nuvola!> esclama allegro il laziale, spalancando la porta.

Casa Vargas- Le regioni d'ItaliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora