160. La femminilità o mascolinità non sta nei vestiti

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Carmela si mordicchia il labbro inferiore, sminchiando il lucidalabbra applicato con cura, mentre si tortura internamente.
È imbarazzante.

Ma è altresì vero che è cresciuta circondata da maschi e da una madre/sorella femminile ma non troppo e, in generale, né femminile come le interessa.

Quindi prende coraggio e bussa alla porta davanti a sé, sicura di aver azzeccato la stanza, se la targhetta appesa è un indizio da considerare.

<Sì?> domanda Anna, aprendo la porta, bella e femminile come sempre.
Indossa una salopette di jeans con sotto una maglietta leggera bianca e un top nero che, per quanto piccolo, pare più un reggiseno.

Su qualsiasi altra persona forse non le farebbe né caldo né freddo. Sulla romagnola è stupendo e quello che adora.
Femminile senza essere iper-femminile, come lei in quel momento.

<Ho... bisogno del tuo aiuto.> ammette a mezza voce.
<Per cosa?> indaga Anna, confusa. Ha un rapporto disteso con tutti, ma non ha mai avuto un legame con la meridionale che si possa definire particolare.

Per cosa mai avrebbe bisogno di lei? Soprattutto per una cosa che sembra così privata? Ma ha ancora un po' di tempo prima di andare da Maxime, quindi può volentieri aiutarla, se non è nulla di troppo complicato.

<Mi servirebbero delle dritte, ecco.> spiccica Carmela, mentre maledisce il suo orgoglio che le impedisce di buttare tutto fuori.
<Su cosa?>

<Su... come vestirmi.> sbiascica la lucana.
La romagnola aggrotta le sopracciglia, cercando di capire l'ammucchio di suoni buttati lì. Quando decodifica, rimane comunque imbronciata e replica: <Ma hai un bello stile, perché vorresti il mio aiuto?>

<Perché non è quello che voglio avere sempre.>
Carmela si tortura le mani e spiega: <Ci sono momenti in cui voglio vestirmi come ora, neanche fossi una cazzo di Barbie. Ma ci sono momenti in cui vorrei qualcosa di meno... così pur senza essere un maschiaccio. Ma neanche androgino. Cioé, si ma no. Non lo so. Sono confusa. Ma so che come ti vesti tu in varie occasioni, tipo ora, è quello che mi piace.>

Si morde il labbro inferiore, sentendosi patetica, soprattutto sul finale.
Ma Anna le sorride gentile, comprensiva chissà come, e le domanda: <Cosa ti piace di questo outfit?>

<Hai tanta roba addosso ma non la fai sembrare una pacchianata... Ed è abbastanza, ehm- neutrale?- per via della salopette. Ma quel top gli dà quel pizzico di aria femminile che serve per non renderlo "androgino" in senso stereotipato. È androgino ma ha qualche elemento che comunque è totalmente femminile per la società.> sproloquia un po' la lucana

.E si chiede dove cazzo siano finite le sue capacità oratorie. Non è mai stata un'eccellenza, ma neanche un tale schifo!

<Vedo che anche nel panico sei molto chiacchierina.> ironizza Anna, uscendo totalmente dalla sua stanza.
<Ti va se proviamo a fare un outfit in camera tua con i tuoi vestiti?> propone poco dopo.

Carmela annuisce entusiasta e si fionda di sotto, seguita a poca distanza dalla settentrionale.
Arrivati nella camera della lucana, Anna si avvicina all'armadio e inizia a frugarci dentro, attenta a non disfare le pile.

<Ho due idee, prima proviamo la più pratica, ok?>
<Va... bene...?> 

Carmela resta seduta sul letto aspettando un possibile nuovo outfit alla Anna-androgina-e-femminile-insieme.
Deve trovare un nome più corto. Aaefi?
Che nome di merda.

<Ecco qua!> esclama la romagnola, soddisfatta, girandosi con la sua proposta.
Solleva un pezzo alla volta.

Una camicetta panna semplice, dei pantaloni neri cargo con una catenella che le pende da un fianco (glieli ha regalati Vincenzo quando ha tentato uno stile mascolino con quel poco che aveva nell'armadio... un aiuto a modo suo, insomma. Ora saranno utili, forse.) e... un corsetto rosso!

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