136. Relazione omoerotica in palestra

94 9 229
                                    

N/A: il titolo è magico, assolutamente sì, e io sono qua per ricordarvi di stellinare e commentare se volete e io vi lascio al capitolo!




Dire che Carlo è irritato è dire poco.
È accaldato, talmente tanto sudato che la canottiera ormai è un tessuto spandex contro la pelle, le cuffiette si sono scaricate quindi deve sorbirsi la stupida musica commerciale trasmessa da degli autoparlanti da 2€ al cinese nei sobborghi di Roma e qualche stupido e lento umano gli sta rubando il suo macchinario!

Non vuole rifare il suo circuito dall'inizio, solamente nei primi tre step perché il resto delle macchine sono occupate! Il problema è che i macchinari dei suoi step 5 e 6 si liberano con una buona velocità, il problema è quello dello step 4!

Specialmente due tipi che stanno più che altro parlando e la cosa lo fa innervosire.
"Se volete ciarlare andate al bar e fatelo davanti un buon aperitivo, non in una palestra qualsiasi con gente che deve seguire il suo circuito!" pensa, stizzito.

Apre e chiude le mani dall'enorme nervosismo, il corpo che per poco non trema per ciò.
Lui ha una routine in mente e deve rispettarla. Non può semplicemente saltare un macchinario come se nulla fosse! Non è niente!

È di vitale importanza che segua il suo programma, è fatto per essere perfetto, l'ha progettato lui, infondo!
Perché? Perché... perché altrimenti non va bene niente. Se salta lo step 4 e passa direttamente al 5 qualcosa di orribile potrebbe accadere. Semplicemente lo sa.

<Sembri pronto ad ammazzarli.> commenta a bassa voce Domenico, venuto con lui in palestra. Beve dalla sua borraccia, prendendo un momento di pausa prima di passare al prossimo macchinario libero.
Si fa quel che si può, no?

<Perché lo sono! Già ci sono pochi macchinari, ma almeno gli altri lo usano! 'Sti qua stanno solo parlando o quasi!> sbuffa il lombardo, decidendo di fare un po' di stretching per colmare il tempo di pausa senza stravolgere il proprio circuito.

Lo stretching va bene, è il suo jolly che può essere inserito dovunque vuole, quante volte vuole e come vuole, è perfetto per questi momenti! Il suo circuito è impeccabile!... eccetto che non considera i perditempo come quelli davanti a lui!

<Che ci puoi fare? Se vogliono conversare piuttosto che fare altro non glielo puoi vietare.> nota l'abruzzese.
<Ma è fastidioso!> ribatte il più altro.

<Non l'ho mai negato.> si difende Domenico, alzando le mani davanti il petto <Se vuoi venire di là, che ora ci vado pure io, fa pure, altrimenti resta qua a bollire nel tuo brodo.>

Carlo sta per rispondere piccato che finalmente i due idioti si alzano, lasciando i loro due posti liberi e ci si fionda subito, esclamando: <Oh, per fortuna che quegli idioti se ne sono andati!>

Peccato che nella sua gioia per poter seguire il suo circuito parla un po' troppo forte e i due, palesemente culturisti, si girano e lo guardano storto.
Uno dei due chiede: <Idioti a noi?!>

Domenico, che si stava per sedere, maledisse internamente la situazione spiacevole che di sicuro si sta per andare a instaurare.

Carlo invece si siede con calma e guardandoli con sufficienza risponde: <Certo. Avete occupato questi macchinari senza un vero motivo, dato che principalmente stavate parlando dei fatti vostri. Esiste il bar per quello, non la palestra.>

<Al massimo sei tu che non vede che ci siamo impegnati. E anche se è vero quel che dici> ribatte il secondo in un italiano coniugato male <siamo comunque meglio di te mingherlino!>

"Oh no." pensa preoccupato l'abruzzese. Il lombardo è un tipo estremamente orgoglioso, è una cosa ovvia come che il sole sia caldo o che Angela sia stupenda e non lo sappia. Quindi, tra le tante cose di cui è orgoglioso, c'è il suo fisico allenato e slanciato.

Definirlo 'mingherlino' potrebbe essere un filo meno peggio di 'ciccione', ma siamo lì. Capisce che rispetto a quei due pompati entrambi sono più piccoli di spalle (si, anche lui che è un 'armadio a tre ante' a detta di Mario), ma definirli in quel modo è totalmente sbagliato e al 100% fatto per essere offensivo.

<Come scusa? Mingherlino?! A me?!> domanda retorico Carlo, gli occhi che li incenerirebbero se potessero.
<Sì, tu, sei pure cretino?> lo provoca ancora il secondo.

<L'unico cretino qua dentro sei tu che pensi che io sia mingherlino!> ribatte il lombardo, a tanto così dall'allontanarsi dall'appena conquistato macchinario per fronteggiarlo meglio.
Ma rimane vicino all'aggeggio, è più importante il suo allenamento che quegli stronzi.

<Sei così piccolino rispetto a noi.> lo prende in giro il primo, appositamente gonfiando il petto per risultare più grosso.
<Non sei un buon metro di paragone. È come dire che un grattacielo qualsiasi a Roma è piccolino vicino al grattacielo di Dubai più alto al mondo.> si intromette Domenico perché ha fin troppo buon cuore per lasciare l'altro a difendersi da solo.

E perché vorrebbe evitare che l'altra regione infilzi qualcuno con la sua spada.

<Tu fatti gli affari tuoi, che c'entri, nano?> domanda scontroso il secondo, guardandolo torvo.
<Non insultarlo, cretino senza cervello. È... un mio amico ed è fin troppo gentile e paziente per non provare a darmi ragione.> lo difende Carlo, chiaramente a disagio riguardo una certa parola.

<Amico? Cavolo, per esserti amico bisogna essere proprio sfigato.> lo canzona il primo tipo.
Il lombardo lo guarda con aria di sfida e nota con finto candore: <Almeno io non sembro in una relazione omoerotica con il mio 'gym bro' con cui chiacchiero piuttosto che lavorare.>

Il primo, chiaramente punto sul vivo, diventa rosso in faccia e pare quasi pronto a caricarlo, manco fosse un toro. Poi ci ripensa, si gira e se ne va, inseguito dall'altro che lo richiama, confuso: <Fabrizio!>

<Non c'era bisogno di usare gay come un insulto, eh.> sospira Domenico, almeno contento che la situazione non sia finita a pugni.

<E chi avrebbe usato 'omoerotico' come un insulto? È la pura verità ed è in palese negazione, quel Fabrizio lì. E anche il suo 'amico'.> ribatte il lombardo.

L'abruzzese lo guarda perplesso, iniziando ad usare il macchinario come si deve.
<Non sono un genio in amore ma ho imparato a riconoscerlo nei gesti altrui. O sono molto affettivi o segretamente gay. O bisessuali. O qualsiasi altro orientamento esistente che li definisca al meglio.> decreta il più alto, usando finalmente il macchinario.

L'ordine è ristabilito, meno male!

Domenico rimugina ancora sulla conversazione avuta con quei due umani e dopo poco asserisce: <Mi hai definito amico.>

<Sì.> ammette con difficoltà Carlo <Avrebbero fatto più domande se avessi detto che eravamo fratelli o cugini.>

<Capisco.> replica secco l'abruzzese. Aveva immaginato che il freddo Carlo Vargas avesse detto 'amico' per esigenza, non perché lo pensava davvero. Peccato, sotto sotto (molto sotto, ma comunque c'era) ha qualcosina di buono.

<Però> aggiunge dopo qualche minuto il lombardo, chiaramente sforzandosi di far uscire le parole <Ero sincero quando ho detto che sei molto gentile e paziente. Lo ammiro. Riesci a essere forte anche con queste caratteristiche non proprio da 'duro.'>

Domenico sorride, estremamente sorpreso internamente dalle sue parole. Si vede che ha fatto fatica ad esprimersi ma ci ha provato ed è riuscito a veicolare bene il messaggio. Gli ha appena fatto un complimento, per la miseria, nei suoi limiti!

<Grazie.> risponde.
<Di nulla.> conclude Carlo.
Continuano e finiscono la loro sessione in palestra in un piacevole silenzio, interrotto da qualche fugace parola.

Ma Domenico sa che ha ragione; sotto sotto (molto sotto) anche i Carlo hanno un lato più gentile.





N/A: potrei essere stronza, ma spero di avervi dato un infartino tramite il titolo e pensare che si riferisse ai due protagonisti del capitolo, Carlo e Domenico XD.

E Carlo ha un buon gay radar, ma con gli estranei. E, notizia più scioccante del capitolo, CARLO SA FARE COMPLIMENTI, AHHHH.

Già con Roberto capitoli fa era riuscito a dare prova di empatia, ora fa i complimenti a Domenico... miseria, che ne sto facendo di te, Carlo?!

Casa Vargas- Le regioni d'ItaliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora