16. Trucchi per la felicità della propria gente

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Aleksander passeggia per il porto di Trieste, dove le bestemmie sono usate come intercalari.
É allegro e non riesce a togliersi dal volto un sorriso che definisce "da cretino", ma che esprime al meglio questa sua gioia.

É a casa sua e per lui non c'è posto migliore al mondo.
Si sente sempre molto di più di buon umore quando é lì, nelle sue terre. E ha voglia di passare una mattinata a fare qualcosa che adora fare.

Perché rende felice qualcuno della sua gente e anche lui.
Perciò va verso la piazza principale della città, a cercare un bar dove trovare qualche vecchietto.

Arrivato, trova tre anziani che parlottano in dialetto stretto e che chiaramente vogliono ordinare.
Aleksander si avvicina sorridente, sapendo già che fare. Chiude un attimo gli occhi, si concentra, e poi alza il braccio e dice a gran voce, il tono allegro: <Ciao nonno!>

Uno dei tre signori si gira e appena lo vede, sorride e saluta: <Ciao Ale! Che ci fai qua? Non eri a Padova per l'università?>
Aleksander scuote la testa e si siede su una sedia al tavolino rimasta vuota.

<Sì, ma sono ritornato qua in città, volevo rivedervi un po' tutti e mamma mi ha detto che probabilmente eri qua e aveva ragione!> recita la regione.

Un potere dell'essere non umani é che, con un po' d'impegno, puoi convincere qualcuno delle tue terre di qualcosa. Come, per esempio, di essere un suo parente.

É un potere che impiega molta energia e preferibilmente, per ottenere il migliore effetto, si fa su piccoli gruppi e per periodi ristretti, dato che non dura in eterno.

E allora Aleksander usa questo suo potere per fingersi nipote di qualche vecchietto e passare una mezz'oretta circa in compagnia di quella fetta di popolazione scorbutica e, spesso, lasciata un po' a sé.

<Dove potrei essere, sennò?> ridacchia il vecchietto, dando una leggera gomitata alla regione, che ridacchia a sua volta.

<Raccontaci qualcosa di Padova, ragazzo, perché qua non ci sono notizie interessanti...> si lamenta un altro anziano.

Il terzo alza un attimo il suo cappello da cacciatore un po' rovinato e lo spolvera, annuendo alle parole dell'amico.

<Beh, che ne dite se lo faccio durante una briscola e con un bicchiere di bianco davanti?> domanda retorico Aleksander.
Il terzo che era rimasto zitto ridacchia e commenta: <Si vede che é tuo nipote, Salvo>

L'anziano di cui si é finto nipote sorride fiero e alza la mano, schioccando le dita e mezzo-urla ad una cameriera poco lontana da lì: <Gio', porta un altro bicchiere di bianco qui!>

La donna, sui cinquant'anni circa, annuisce senza girarsi e fa ad alta voce: <D'accordo, Salvo, ma non c'era bisogno di urlare!>
Il secondo anziano replica a voce normale: <É Salvo, Gio, che t'aspetti?>

<Nie pic, naturâl*> replica la donna, sorridente, entrando nel bar.
<Che simpatici!> fa ironico Salvo, mischiando delle carte da gioco.

<Sempre!> fa il terzo vecchietto, prendendo intanto le sue carte.
<Coppie, no?> domanda retorico Aleksander.

<E certo! E noi due insieme contro quei due rincitrulliti.> commenta Salvo.
<Ma se tu sei del '38 e noi del '39!> ribatte il terzo vecchio.

<Tâs cidìn**, Tino! L'età non conta! Conta la testa! E specialmente la tua é vuota!> ridacchia Salvo.
<Adesso lo vediamo!> fa in sfida Tino.

<Non vorrete buttare il tavolo all'aria!> scherza Aleksander.
<Aspettiamo almeno di iniziare la partita per quello.> commenta il terzo vecchio.

<Allora inizia te, Cassio! Primo del turno!> ribatte Salvo, sorridente.
Cassio tira giù una mezza bestemmia fra i denti, seccato, prima di buttare la prima carta, un sette di bastoni.

<Già iniziate? Non perdete tempo!> commenta la camerieria, ritornata, che appoggia il bicchiere di vino sul tavolo.

Aleksander lo prende, dicendo velocemente un «Grazie» e beve un sorso, attivando il suo potere da regione anche per la cameriera.

<Chi é questo ragazzo?> domanda la donna.
<Come chi é, Gio? É mio nipote! É da un po' che non si vede in giro, ma non rinoscerlo!> fa fintamente offeso il vecchietto, buttando giù anche lui una carta senza valore.

<Scusami, Salvo! E scusami anche tu!> fa la cameriera ad Aleksander.
Friuli-Venezia Giulia butta anche lui una carta e risponde: <Non c'è nessun problema, Gio. É da un po' che non mi si vede di nuovo a casa. L'università e il lavoro part-time prendono molto tempo.>

<Posso solo immaginare!> esclama la cameriera, prima di allontanarsi e lasciare i tre vecchietti e la personificazione di regione a giocare.

E così da una partitella diventano o sei sette, passando una mezz'oretta fra risate, incazzature e imprecazioni varie fra cui, ovviamente, bestemmie.

Però a tutto c'é una fine, come é giusto che sia.
Aleksander fa finta di guardare distrattamente l'orologio ed esclama: <Oh, devo andare!>

<Di già, ragazzo?> domanda un po' triste l'anziano Salvo.
Aleksander si alza e gli sorride, come a scusarsi con quel gesto. Prende su il cellulare appoggiato sul tavolo e poi estrae una banconota da cinque euro che mette sul tavolo.

<Questo é per il bianco preso. Scusa nonno, ma ora devo andare! Ho promesso a ma' che sarei tornato praticamente adesso!> si spiega Aleksander.
L'anziano signore ridacchia, come i suoi due amici, e fa: <Va pure, va pure, meglio non scatenare l'ira di mia figlia!>

La regione sorride e saluta con: <Ciao nonno!> e si allontana in fretta. Quando é ormai giù per una via lì accanto, chiude un attimo gli occhi e si concentra sulla sua magia e la spezza.

Ora i tre anziani e la cameriera non si ricorderanno di averlo visto.
Però sa benissimo che, nonostante i ricordi confusi, tutti ricprderanno le emozioni otobate in sua comoagnia.

Le emozioni sono quasi impossibili da rimuovere con la magia utilizzata.
Ma gli va benissimo così, anzi, é il motivo per cui usa quel potere.

Dare un po' di allegria a della gente sempre ignorata. O semplicemente portare felicità e basta fra alcuni suoi cittadini.

Giusto per ricordarsi che non é solo uno stronzo iracondo, ma una personificazione di regione che tiene più di qualsiasi altra cosa al suo popolo.

E farebbe così tutta la sua lunga vita, usare frequentemente magie e sotterfugi, pur di regalare gioia a suoi cittadini come Salvo, Tino e Cassio.

Perché il suo popolo sono i suoi figli.
E un genitore tratta sempre al meglio delle sue capacità un figlio.


Traduzioni da dialetto friulano:
*Nie pic, naturâl= assolutamente nulla, ovvio
**Tâs cidìn= stai zitto

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