156. Uguale a mamma

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Michele lancia ingiurie in dialetto salentino, mentre Giovanna lo tira per un orecchio nella camera di lui.

<Sono stanca. Capivo all'inizio, forse, chiudendo entrambi gli occhi e un orecchio, ma ora non più! Ora è solo cattiveria.> dichiara la sicula, chiudendosi la porta alle spalle, fissando truce il fratello.

Il pugliese, finalmente libero, si massaggia l'orecchio e la fissa stupito. Non si aspettava simile reazione.

<Non ho fatto niente.> si difende lui, aggrottando le sopracciglia.
<Invece sì, fai qualcosa, e lo fai da decenni! Ferisci qualcuno volutamente. Usi la scusa dell'essere il salvatore che deve essere odiato per fare bene il suo lavoro, ma sei solo uno stronzo!> inveisce Giovanna.

Michele scuote la testa, non capendo. Ribatte: <Perché questa volta sarebbe diverso? Perché non sei arrivata a questo punto tempo fa? Perché non mi hai mai detto niente?>

<Perché... Pensavo non vedessi che lo ferivi ben di più di quanto lo "aiutassi", nella tua testa. Pensavo che, essendo adulto, potessi arrivarci. E poi ho notato qualcosa. Tu lo sai quanto gli fai male. Ti dispiace, ma allo stesso tempo continui. Lo cerchi, anzi! Vuoi essere l'aguzzino e chi gli sta più vicino.> spiega lei, stringendo le mani a pugno.

Trema leggermente, perché teme la difezione in cui può andare la conversazione. Può andare a puttane molto velocemente.
Basta una parola. Una singola parola.

<Non è vero!> nega Michele, il cuore traditore che gli batte rapido nel petto <Lo faccio ogni tanto, quando capita. Non psicanalizzarmi dicendo stronzate del genere!>

Eppure lo sta psicanalizzando alla grande. Ha capito tutto. Ha compreso la sua contraddizione più grande. Quella fossa da cui vorrebbe uscire e da cui prova a fuggire, ma puntualmente ci ricade, come un drogato in riabilitazione che, però, è recidivo.

<Bugiardo. Stronzo e bugiardo.> risponde Giovanna, sputando quelle parole con rabbia. Vuole farlo incazzare, vuole spingerlo oltre il limite dettato dalla paura, vuole togliere qualsiasi finzione con cui si difende e nasconde.

<Ho sentito detto cosa è successo con quel ladro che, a quanto pare, era pure un pedofilo.> aggiunge, scandendo ogni parola, lasciando che si infiltrino tra le pieghe delle bugie del pugliese.

Questi spalanca gli occhi, arretrando di un passo.
<Chi ti ha detto qualcosa?> balbetta. Può negare tutto, può dire che non erano lì, che hanno frainteso le parole sue o di-

<Franco. In realtà, ho origliato. Prima senza volere, poi sono stata vinta dalla curiosità e ho ascoltato mentre parlava con Rita.> ammette la siciliana senza problemi.

Il sangue nelle vene si ghiaccia.
Il suo cuore gli si pianta nella trachea, mentre impedisce al suo corpo di scappare lontano.

Franco lo sa, l'ha visto, ha potuto ammirare appieno che contraddizione ambulante sia.

La sicula, padrona della situazione, determinata a scavare fino in fondo, riporta: <Ha detto che non ti ha mai visto così incazzato. Sembravi una bestia mentre stendevi quello là, parola sua. Eppure, eppure, non ti ha mai visto allo stesso tempo così protettivo. Gli ordini della polizia non ti avevano fermato, ma lui che ti richiamava sì. Ha giurato che l'hai tenuto stretto appena ce n'era l'occasione, quel giorno. Ma due giorni dopo eri già dietro a prenderlo per il culo. Non capiva. Neanche Rita aveva una risposta. Ma io sì.>

<Era una situazione particolare.> pigola Michele. Ma neanche lui ci crede. Come potrebbe? Le parole della sorella/madre non sono altro che verità, quello che è nel profondo.

<Da decenni.> specifica Giovanna.
Il pugliese sospira, comprendendo che non può più nascondersi. Che tutto vada a quel paese, tanto non ci capisce più niente neppure lui.

<Come l'hai capito?> domanda.
La sicula sorride tristemente: <L'ho visto fare. E l'ho fatto. Forse siamo due facce di una medaglia. Il problema nascerebbe se fosse davvero così.>

<Perché?> domanda il pugliese, genuinamente confuso. Non vuole andare a parare sulla sua incoerenza?

<Tu ami Franco?>

Silenzio tombale.
Il cuore di Michele sale ancora più in alto, mentre si sente la terra mancare sotto i piedi.

<No!> strilla, spaventato, terrorizzato.
<Sicuro?> inquisisce Giovanna, sperando in due letterine specifiche.
<Sì!> risponde all'istante, mentre prova inutilmente a calmarsi.

La domanda gli si ripete in testa mille e mille volte, terrorizzato dall'opzione. Non lo ama, non lo ama, vero?

<Michele, devi essere sincero.> ammonisce la siciliana <So che non potrei fare granché a riguardo, e la cosa mi fa arrabbiare, ma se lo amassi... Sarebbe sbagliato. È praticamente un bambino, corpo e mente. Tu sei un adulto. Lo capisci?>

<Certo! Infatti non lo amo!> spergiura lui.
<Allora perché ti comporti in quel modo?! Anche io l'ho fatto, lo faccio, e amo lo stronzo che ferisco! Se non è amore, cosa è? Tu non hai un cuore di pietra come il suo, non sfuggi alle logiche emotive. Dammi una cazzo di risposta sensata.> gli impone lei, il tono che si alza nella disperazione.

Michele la osserva in silenzio, mentre internamente sta lottando. Non ama Franco, non nel modo in cui la sorella millanta. Gli vuole bene come un fratellino che però continua a ferire perché è un masochista.

Si è preoccupato per nulla, Giovanna non ha capito un cazzo.
Ma lei si è tradita.

Lui spalanca gli occhi mentre connette i puntini nella sua mente. Fa un passo avanti e domanda, lo shock chiaro nel suo tono: <Tu ami Carlo?>

A Giovanna, tra poco, cadono gli occhi dalle orbite mentre spalanca la bocca.
<C-che c'entra?!> balbetta, strillando, arretrando.

<È lui quello che ti fa agire così? Che lo odi ma lo vuoi? Se è così, e sono sicuro che sia così, dalla tua faccia, non è neanche lontanamente così tra me e Franco. Io lo voglio proteggere, ma sono troppo nella merda per smettere di fare come faccio tutto d'un botto.> ammette pacato il pugliese.

La siciliana è bloccata ancora sulla parte con Carlo.
Sì, è lui, solo lui, è quello stronzo polentone classista che ama. Nonostante l'odio. Nonostante vorrebbe ammazzarlo. Lo ama. E lo odia. Ma lo ama.

<Non siamo due facce della stessa medaglia.> bisbiglia dopo lunghi secondi la donna.
<Siamo entrambi fottuti, però.> commenta Michele <Davvero, tra tutti, Carlo?>

Giovanna fa dietrofront e scappa da quella stanza, da lui, da quella verità.
Il pugliese ha giusto l'impressione che quell'argomento è morto e sepolto lì, in quel momento.
Scuote la testa, scacciando quei pensieri.

Pensa a Franco. Pensa alle parole di Giovanna. Ha ragione lui, sono due medaglie simili, ma non le due facce della medesima medaglia. Lui non ama Franco.

Magari fosse l'amore, sarebbe ben più semplice, anche se contraddittorio. E sbagliato, parlando di Franchino.
L'innocente Franchino, che lui ferisce. Ma che vuole proteggere.
Che incoerente che é.

Uguale a mamma.



N/A: non mi uccidete plizz. Io ve l'ho sempre detto che Michele non ama Franco.
ORA NE AVETE LA CONFERMA.

Ma ora lui sa gli strani gusti di sua madre. Giovanna cara, ti sei fregata con le tue mani.

Spero vi sia piaciuto! <3

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