165. Lai

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Maurizio passeggia in un centro commerciale d'Ancona; non ha niente di meglio da fare in casa.

Anzi, sta "fuggendo" da casa propria perché è da due giorni che dei tipi lo assillano: la compagnia del gas vuole cambiargli il relativo contatore perché è "troppo vecchio".

Maurizio lo trova assurdo, ha tipo trent'anni e basta, può ancora durare un bel po', ne è certo! Ergo, è stufo di dover convincere i suoi cittadini che il suo contatore vada bene così, uscendone stremato perché non avvezzo a usare quel suo potere.

Una volta, per disperazione, si è buttato a terra e ha aspettato che se ne andassero. Ha funzionato con molto meno sforzo, ma è stanco della eccessiva diligenza della compagnia del gas e non ne può più di sentirsi prigioniero in casa propria, deve uscire!

E quindi ha camminato in centro Ancona fino a che non si è ricordato di un centro commerciale per poter cambiare drasticamente aria.
Così si è infilato in una viuzza e tadààà, spuntato in un angolo a caso del parcheggio!

Ah, che bello poter fare così!

Evitando per miracolo di far schiantare sulla propria gamba un bambino che sta scappando via da quella che sembra essere la sorellina, si gira a guardare una pubblicità a muro di un profumo.

È una novità, un lancio "a coppia": due profumi che non possono essere presi separatamente, uno per "lei" e uno per "lui".

Come ogni pubblicità del genere che si rispetti, i due umani fotografati sono al limite dell'osceno.
La donna è di spalle e la foto è tagliata "casualmente" appena sotto il suo sedere, coperto per modo di dire da una mutanda (che, dato quanto è sottile, Maurizio per un attimo ha pensato fosse un errore nella stampa con l'inchiostro).

Le mani, che racchiudono in un gioco di "vedo-non vedo" il suo seno, sono appoggiate sul petto muscoloso e poco villoso di un uomo che fissa avanti a sé e tiene stretto la donna con un braccio al suo corpo. A giudicare dal fianco scoperto, lui è direttamente senza boxer, ma non è un problema perché la "partner" la copre.

Affianco c'è una stupidissima didascalia di tre paroline ad effetto e le foto dei due profumi sponsorizzati.

"Potrebbe tranquillamente essere la locandina di un porno di altri tempi." pensa Maurizio, ispirato dal fatto che la foto sia in bianco e nero.
"O di 50 sfumature?" suggerisce una vocina.
"O una collaborazione di un sito porno con una ditta di profumi?" si intromette un'altra.
"O la nuova serie Netflix sulla scia di "Too Hot to Handle", sempre con una collaborazione con un produttore di profumi, ma super scadente e che diventa un meme!" esclama una terza vocina.

Maurizio le zittisce mentre riprende a camminare lentamente: per lo meno quelle voci si sono
intromesse per un suo commento stupido. Sono state pure divertenti, con le loro idee.

Subito si pente di averle definite simpatiche perché una indaga: "Perché vorrebbe invogliarmi a prendere quel profumo? Non sono quel tipo là, no?"

E la situazione degenera in fretta in una marea di domande, con una vocina sottile ma potente che sovrasta le altre e indaga: "Alla fine, cosa sono?"
Maurizio si blocca sul posto e per poco un signore sulla cinquantina dietro di lui non lo investe con il carrello che stava spingendo.

Maurizio balbetta delle scuse e si scosta in fretta, quasi spiaccicandosi contro il muro, mentre la domanda fatta da quella vocina inizia ad essere ripetuta ancora e ancora.

Con passo lento e un poco incerto, però, riesce ad avanzare fino ad una vicina zona bar, si siede e ordina un caffè.
Ora può zittire quelle voci, anche se è inutile, perché pure lui pensa a quella domanda.

"Cosa sono?"
Non è tanto sul piano esistenziale (sa di essere la personificazione di un pezzo di terra e di un senso di apparenza), quanto più in riferimento a quella pubblicità.

Lui non è quell'uomo ma, in quel momento, anche se avessero messo un uomo molto meno perfetto, molto più simile a lui, sapeva che si sarebbe posto la stessa domanda.

Non si sente il lui che il profumo promuove, il concetto al di sotto gli sta stretto in quel momento.

Accetta con un flebile «grazie» il caffè, ci ficca dentro una bustina di zucchero e mescola, rituffandosi nell'oceano dei suoi pensieri.

È una cosa stupida, perché non si sente lui.
"Lei?" viene proposto in un sussurro.
No, no!
Scuote pure un po' la testa nella realtà, sembrando un po' pazzo. Non si sente una lei!

Appoggia il cucchiaino e beve un microscopico sorso del, già poco, caffè nella tazzina.

"Sono oltre l'umano?"
"E l'acqua è bagnata!"
"Ma mi va bene essere lui, vero?"
"Tranne ora?!"

Maurizio si massaggia le tempie mentre le sue vocine continuano a discutere al posto suo.
Dubita che il modo di dire 'Farsi due domande e darsi due risposte' si riferisca al suo caso, ma di meglio non ha.

"Né lui né lei." pensa, cercando di silenziare le altre correnti di pensiero, con poco successo.
"Non resta niente?"
"Restano gli oggetti?"
"Anche quelli sono lei e lui, no?"

"Per convenienza! Il caffè è un lui perché così è capitato!"
"Ma io non sono un oggetto, vero?"

"Non sono un oggetto, caso chiuso!"
li sovrasta il marchigiano, prima che partano per la tangente e venga loro il dubbio amletico di essere, tipo, una lavatrice!

Finisce il caffé ma resta seduto, fingendo di star leggendo il giornale notato in quel momento sul tavolo.

"Cosa sono?" ripete una voce, fastidiosissima, perché ritorna a quel dannato punto di partenza.

"Maurizio." risponde la regione, cercando di chiudere la questione.
"Lui o lei?" incalza una seconda.
Il marchigiano vorrebbe rispondere subito 'lui', ma riconosce che sta mentendo.

Qualunque cosa racchiuda dentro lui, non gli piace. Dopo qualche attimo di profonda riflessione, in cui pure le sue vocine rimangono mute, decreta: "Lai".

"Lai?"
"Nè lui, né lei. Lai
." spiega, paziente, Maurizio, sentendosi un genio per la trovata. È carino, suona bene.

"Non è strano?"
"Il mondo è tutto strano, no?"
"Lai è solo per me, mica lo devo dire a tutti, vero?"

"Solo finché mi sento così." decreta il marchigiano, alzandosi, e andando a pagare il caffè.

Ripassa davanti alla stampa pubblicitaria e aggiunge: "Hanno sbagliato la pubblicità. Manca per i lai come me."

"Non posso essere solo al mondo, no?"
"Oppure sono l'unico pazzo!"
"Non voglio essere pazzo!"

E al riprendere una discussione, Maurizio sospira mentre sale al secondo piano del centro commerciale grazie alle scale mobili.

Non può mai vincere contro la sua testa.




N/A: era da un bel po' che le vocine di Maurizio non venivano manco citate, quindi perché non farle vedere per bene in un capitolo in cui il nostro povero marchigiano attraversa un momento di gender crisis?
Non rimane sconvolto dalla sua stessa crisi per il semplice fatto che, con le sue vocine, si sente perennemente schizofrenico e quindi sentirsi nè lui nè lei è il minore dei suoi problemi.

Spero vi abbia anche solo un minimo interessato, perché è così che mi immagino sempre la testa di Maurizio, povera stella che ha me come creatrice, e vi auguro una buona settimana!

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