11. La "dura vita" del mezzo-crucco di famiglia

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Bruno Vargas, personificando comunque un territorio fatto solo di monti e piccole valli, rispecchia la sua gente, che adora stare per i fatti suoi e non ricevere noie dall'esterno.

Perciò la sua vita ideale sarebbe una vita tranquilla, ovviamente fatta di rapporti umani, ma priva di elementi di grande baccano.
O, almeno, tali elementi dovrebbero presentarsi sporadicamente, come le festività sul calendario.

Ma qualsiasi divinita vi sia lassù, se ce ne é una, pare aver preso tale suo desiderio con tutta la cura del mondo... e averlo scaricato giù per il cesso, facendosi grasse risate mentre crea tutto il contrario.

Perché Bruno non ha una vita molto tranquilla, almeno non da un po'. Precisamente da quando, alla fine della Prima Guerra Mondiale, é stato reclamato come "premio" dal Regno d'Italia nei confronti dell'acerrimo nemico austriaco.

E quindi é da più di 100 anni che si ritrova a svolgere un ingrato compito per cui pare l'unico adatto, grazie la sua stoicità.

Un compito che gli comporta di sentire nelle proprie, povere orecchie urla e subito dopo preghiere dette a voce di formica in un cambio dall'uno all'altro tono notevole.

Un compito che lo tramutava in una colonna attorno cui girare anche per dieci minuti, senza che lui avesse granché possibilità di ribellarsi a tale metamorfosi temporanea.

Un compito che gli tocca svolgere alle più disparate ore del giorno e della notte, ad intervalli incalcolabili perché la richiesta di un suo aiuto era in relazione ad atti randomici e, prima di tutto, impulsivi.

Una faticaccia riassumibile con "fare da scudo a Roberto quando era inseguito da Marie".
Nonostante, appunto, sia parte integrante di quella strana famiglia da oltre 100 anni, non si capacita di come una regione potente e fisicamente ben più grossa di Marie come Roberto potesse essere spaventato da questa mezza francese.

A chiunque abbia chiesto spiegazioni in casa, eccetto il diretto interessato, aveva risposto con un'alzata di spalle od un chiaro ed esplicito <Non lo so>.
Quindi é punto e a capo. E da un secolo.

Meriterebbe una medaglia al valore dello spirito per la pazienza usata per sopportare una sorta di caccia al gatto da parte del topo senza alcuna spiegazione, neanche la più disparata.

Ogni tanto si chiede perché non si ribella mai a tale ingrato compito che gli pare essere stato assegnato dalla sfortuna in persona, ma poi si ricorda il motivo.

Il motivo é quello stesso piagnucolone che tanto lo tormenta, coscienziosamente o meno.

Perché é stato Roberto il primo, al meglio delle sue capacità di elargire affetto (abbastanza ridotte), ad accogliere lui, il nuovo arrivato mezzo-austriaco.

Perché può pure avere quel ricciolo alla Vargas, ma non assomiglia per nulla agli altri italiani. E, come anche ha compreso a quei tempi, le regioni diffidavano degli stranieri o simil-stranieri.

Specialmente dato che quasi tutti avevano riottenuto la loro libertà dal controllo di nazioni estere con l'unificazione di Italia.

Li capiva, comprendeva di essere diverso e che sarebbe rimasto nel suo angolino. Tale constatazione gli aveva portato un gusto retroamaro: di sicuro avrebbe avuto la sua pace... ma a quale prezzo?

Valeva davvero avere un po' di pace in cambio di differenza o anche astio nei tuoi confronti da parte di chi dovrebbe essere tuo fratello?

Però Roberto ha stravolto tutte le sue supposizioni.

É stato lì, disponibile ed affabile.
Gli aveva spiegato per filo e per segno la nuova vita in quella casa, ripetendo alcune cose anche cento volte per via delle piccole paranoie del biondo cenere.

Questi temeva di risultare fastidioso, ma il piemontese non gli diede mai segno di essere scocciato.

Sempre con un'espressione serena e, alcune volte, un microscopico sorriso affabile a dipingergli le labbra.

Continuò ad usare la lingua delle nazioni per comunicare con lui, non dando mai segnale che avrebbe preferito usare la sua lingua, fin quando Bruno non si sentì abbastanza sicuro di sé da conversare in italiano.

E Roberto lo aiutò anche a correggere vari errori grammaticali e di pronuncia dati dalla nuova lingua con cui stava cercando di prendere dimestichezza.
Nell'arco di quel tempo, pian piano le altre regioni, anche quelle più diffidenti, si tolsero i loro dubbi, trovandolo sommativamente uno con la testa sulle spalle e lavoratore, anche se abbastanza riservato.

E la sua vita a casa Vargas era notevolmente migliorata.
Sugli italiani si possono dire molte cose dispregiative, di tutti i colori!, ma una cosa che non gli si può togliere é che tengono davvero alla famiglia.

Chi lo mostra molto di più, chi lo mostra molto di meno, tutti loro tengono alla famiglia più di qualsiasi altra cosa al mondo. Ed una volta che fai parte della loro famiglia, non ne puoi più uscire, perché é come se avessi affittato per te una piccola parte della loro anima.

E, perciò, ti accoglieranno sempre col sorriso e ti aiuteranno, anche se in passato si ha avuto dei disguidi, perché la famiglia é un fatto sacrosanto per loro.

É una "questione di fatto" unica e così sentita che Bruno difficilmente ritiene che qualche altro Stato possa anche solo pensare di eguagliare tale sentimento che i Vargas provano per i loro familiari.

Un sentimento che, davvero, viene espresso nelle sue forme più disparate e anche non consone, come per esempio frecciatine, paroline velenose e continua competizione.

Deve molto, perciò, al piemontese, perché gli ha permesso di entrare a far parte di tale piccolo mondo a sé stante.
Inotre ha una vera stima per Roberto come persona, ovviamente ben celata come molte cose di lui.

E quindi, quando quel giorno Bruno si ritrova per la terza volta con un Roberto piagnucolante addosso che cerca di tenersi lontano come la peste Marie, sospira piano, appoggia il tablet accanto a sé sul divano, e cerca di usare tutte le sue tecniche oratorie per convincere Marie a fare una tregua momentanea.

E nonostante sia dopo decenni ancora il mezzo-crucco di famiglia e odia quel suo infarto compito fin troppo di routine, non cambiere neppure di una virgola la sua vita.



N/A: un po' di love anche per Bruno che se lo merita come tutti i suoi fratelli.

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