22. La rivalità fra città

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Per descrivere Francesca si possono usare molte parole.

É sicuramente orgogliosa, fiera di poter annoverare fra i suoi territori città e luoghi d'incanto, cibo ottimo e fra i più famosi artisti di tutte le categorie, ben rinomati anche all'estero.

Certamente é una testarda di prima categoria: se si mette in testa di fare qualcosa, la porta a termine, costi quel che costa. Forse solo forze maggiori, come la morte, possono scalfirla e frenarla.

Ovviamente é scurrile, cadendo anche nel blasfemo. Il suo carattere forte, concretizzabile in una fiamma che le arde dentro, la porta a non avere peli sulla lingua o capacità diplomatiche e retoriche, se vuole.
Ma, come i suoi grandi poeti e scrittori, é pure abile nel componimento ricercato e stiloso.

Però c'è una parola che ancora meglio descrive la rappresentazione della Toscana. A primo istinto, conoscendola, sarebbe "bipolare", anche se é erroneo definirla così.
Meglio dire cangiante.

Sì, Francesca Vargas é cangiante.
Cambia umore continuamente e, con questo, atteggiamento.
Un attimo prima é allegra ma posata e il secondo dopo é scurrile e facilmente irritabile. Purtroppo per gli altri fratelli Vargas, é più facile che sia più arrabbiata che gentile.

Ma non é direttamente colpa di Francesca, no. Lei vorrebbe tanto non essere così, potersi controllare e trattenere totalmente.
Ma non ci riesce.
Proprio non ci riesce.

La confusione in testa é troppo forte.
Troppe voci si sovrappongono, tutte che dicono qualcosa di diverso, parole di odio o astio verso un'altra voce.

Francesca adora essere chi é, ma allo stesso tempo rimpiange di non poter cambiare un minimo uno dei fondamenti dello status quo fra la sua gente.

Infatti é impotente di fronte all'odio e alla rivalità forte, vividi come nel Medioevo e non solo, che scorrono fra le sue varie città.
Si odiano, é un semplice dato di fatto.

E ovviamente questo le porta delle conseguenze.
Quelle voci che urlano e litigano.
Sono così diverse da quelle di Maurizio, che gli sussurrano delicatamente all'orecchio mille insicurezze quando deve compiere certe scelte.

Quelle che Francesca sente sono voci tonanti, forti, che mai la abbandonano. Soprattutto da piccola faceva fatica a concentrarsi, dovendo allontanare dalla propria coscienza quelle voci, con ovvio grande sforzo mentale.

Aveva perennemente mal di testa e spesso piangeva dalla frustrazione da quando tali voci avevano iniziato a palesarsi.
Prima erano poche e basse, poi di più e sempre più forti, fino a che non le invadevano la testa.

Ma le personificazioni delle nazioni sono brave ad adattarsi, se vogliono, alle disavventure che la vita riserva loro.
E le rappresentazioni delle regioni italiane non erano da meno.

Quindi Francesca, con pazienza e mal di testa, aveva imparato a relegare quelle voci in un angolo della testa, potendo così ritornare ad essere rilassata.

Ma ogni tanto quelle voci erano più forti del solito e allora le invadevano la testa e faceva fatica a ricacciarle nel loro angolino dedicato.
E quindi diventava irascibile, scurrile e crudamente schietta.

L'unica cosa che un pochino riesce a calmarla é provare ad infondere nei suoi cittadini quello spirito patriottico che li anima tanto, ma facendo ricordare loro che sono tutti toscani, indistintamente dall'essere livornesi, pisani, fiorentini, senesi o altro.

Per riuscirci, però, doveva superare una barriera di orgoglio e testardaggine così tipica dei suoi cittadina, che lei aveva assimilato.

Specialmente da più giovane, stringeva con forza gli occhi e i pugni, irrigidendosi, facendosi anche male nel tentativo di calmare quel mal di testa che le spaccava la testa.

Molte volte si ritrovava a conficcare le unghie nella pelle delle braccia, quasi sperando che quel dolore diventasse più forte dell'emicrania.

Nonostante non ricorresse a quel metodo da anni e anni, aveva ancora i segni su entrambe le braccia. Segni di unghie conficcate nella pelle per fare male.
Francesca odia quei segni, perché la fanno sentire debole.

Per lei sono come un monito della sua incapacità di gestire la propria gente e le proprie emozioni.
Questa sua debolezza, innegabile, cozza col suo forte orgoglio che la rende solitamente sempre così spavalda.

Questo é uno dei due motivi perché porta sempre dei braccialetti ai polsi. Vederla senza é impossibile, anche al mare. Sempre addosso. Li toglie solo quando fa la doccia e neanche tutte le volte.

Però i braccialetti non sono casuali, perché hanno un preciso scopo, cioé il secondo motivo per cui li indossa.

I braccialetti sono fatti di plastica abbastanza flessibile e ognuno ha sopra il nome di una della sua città, preceduto da io amo, scritto con "I" e un cuoricino.
Ne ha dieci un tutto, uno per ogni capoluogo di provincia, cinque per braccio.

Si rompono e rovinano anche velocemente, ma ne ha sempre qualcuno di scorta.
Li compra sempre personalmente.
E quando guarda i suoi braccialetti sorride dolcemente e per qualche attimo pare felice col mondo.

Vederli nei suoi momenti in cui la testa le pare esplodere la aiuta a concentrarsi, a non lasciarsi trasportare dall'odio e dalla rivalità fra le voci.

Inoltre la aiuta a raccogliere il potere necessario per far ricordare ai suoi cittadini che, nonostante siano tutti splendidamente diversi, sono tutti toscani e che ne devono andare fieri.

Singolarmente le città del suo popolo sono fantastiche, ma é insieme che formano la bellezza assoluta che caratterizza la Toscana, terra di contrasti che ha sempre portato eccellenze.


N/A: breve e senza pretese.
Un semplice spaccato su Francesca.

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