112. Un amico con cui parlare

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Giorgio e Rosa passeggiano per le strade di Roma nel melenso giorno di San Valentino, in cui coppiette passeggiano o si baciano senza pudore qua e là.

I due poco romantici sono venuti apposta in città per prenderli in giro con il loro solito modo irriverente.

Per la prima mezz'ora buona si sono pure divertiti, poi però la noia e il fastidio suscitato delle coppiette hanno preso il sopravvento e ora stanno ponderando che fare.

<Non abbiamo meglio da fare che camminare a vuoto, mh?> domanda Rosa, non avendo molte idee.
<Fino a sera, io no.> risponde Giorgio, le mani in tasca.

<E stasera che devi fare? Unirti con il tuo amato vino?> ironizza la ligure.
L'ex repubblica inclina la testa a destra e sinistra e specifica: <Circa, ma mi serve per evitare situazioni... spiacevoli.>

<Non sembri molto convinto delle tue parole.> critica la più bassa.
<Perché 'spiacevoli' è la parola più carina che trovavo e non volevo essere troppo preciso.> si difende il veneto.

<Ma di' le cose per come stanno, mica mi offendo. Almeno capisco come mai devi usare il vino.> lo esorta Rosa.

<Bene. Voglio sfondarmi di alcool fino a quasi raggiungere quello che per gli umani è il coma etilico perché così evito di sentire come a specchio quello che prova Feliciano mentre si fa inculare dal suo fidanzato crucco.> risponde Giorgio.

Butta fuori, tutto d'un fiato, il contenuto di un piccolo e strano vaso di Pandora, fra i vari che ha nei lati bui di sé.

<Cosa?> chiede la ligure, stupita.
<Quel che ho detto, ciccia.> sbuffa il veneto.
<Ma... come? Anzi, prima di saperlo: voglio sedermi. Almeno non devo stare attenta a non andare contro gli umani, che poi si offendono manco gli avessi insultato la madre.> lo esorta la più bassa.

Il più alto annuisce.
Poco più in là trovano una panchina libera da coppiette sbaciucchianti, che devono mostrare il loro amore 'pure ai morti e a Gesù Cristo', come aveva commentato prima il più giovane.

Sfrecciano e si siedono in tempo record, per evitare che appunto due fidanzati o chissà altri spuntassero stile jumpscare e fregassero loro la panchina.

Una volta accomodati, il più giovane tiene le mani in grembo e sospira: <È per via del legame che abbiamo.>
<Quella magia strana che ti rende una sorta di radar nel rintracciarlo?> indaga, per sicurezza, ella.

<Si, cos'altro sennò?> domanda lui retorico, aggrottando le sopracciglia
<Ma che cazzo ne so!? Mica ti leggo nella testa!> sbuffa Rosa <E poi né te né Giovanna siete mai stati chiarissimi al riguardo, eh!>

<Ovvio, è qualcosa che riguarda solo noi due e quelle due teste vuote. E quindi, purtroppo, sento le emozioni di Feli, praticamente!> Giorgio riprende il discorsi.
<In che senso...? Senti sempre se è felice o triste o altro?> si incuriosisce la ligure.

<Solo quando l'emozione è molto forte. E sai cosa è SEMPRE forte? L'eccitazione!> esclama il più alto.
Per fortuna la gente attorno è troppo presa dagli affari loro per fregarsene di quel che dicono... o urlano.

<Ah.> realizza lei, arricciando la faccia nel disgusto.
<Esatto.> quasi ringhia il veneto.

<E oggi è San Valentino... quindi sì, ci daranno dentro.> Rosa collega i puntini.
<Si, ben arrivata all'ovvia e chiara conclusione.> ruota gli occhi Giorgio.

La ligure gli riserva un dito medio che lui ignora. Scrolla le spalle e aggiunge: <Almeno, da quando Romano ha deciso anche lui di trovarsi qualcuno, stranamente uno che sembra tranquillo, cioè quel Portogallo là, anche Giovanna è nella stessa situazione e ci compatiamo nel disgusto... e anche imbarazzo. Non è il massimo sapere quando scopa e cosa prova quello che hai cresciuto come un figlio.>

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