48. Nel riflesso dello specchio

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Le regioni italiane, nonostante la maggioranza siano di natura molto impiccione, non si sono mai molto incuriosite riguardo il perché il Trentino Alto-Adige avesse un solo rappresentante.

É strano, se comparato all'Emilia-Romagna, dove ci sono due rappresentanti.

Però, come per Friuli-Venezia Giulia c'è solo Alexander, le regioni hanno ritenuto che fosse normale che anche per il Trentino Alto-Adige vi fosse un solo rappresentante.

Il perché non é chiaro.
La logica dice che, dato che alla nascita era tutto un posto unito, non vi fu la necessità di creare due rappresentanti e anche se alcuni territori non furono sempre sotto il diretto controllo della regione, non é importante.

Sono suoi e l'unico a poterci comandare é lui.

Beh, la situazione, nel caso del mezzo-crucco di famiglia, é in realtà ben più complessa.

Non é un caso che Bolzano sia provincia autonoma, anche se già la regione é a statuto speciale.
Non é un caso che Bruno abbia premuto così tanto affinché ciò fosse eseguito come desiderava.
Non é un caso che si senta più vicino a Trento che a Bolzano, anche se parla tedesco tranquillamente.

«Stanco di questa vita noiosa, Lieber*~ chiede una voce con tono esageratamente zuccherino.
Bruno alza lo sguardo e, finendo di asciugarsi la faccia con l'asciugamano, vede la figura nello specchio sorridergli.

Peccato che Bruno non stia sorridendo. E che quella figura non sia identica a lui fisicamente.

Quel ragazzo nello specchio ha gli occhi di un azzurro ghiaccio intenso, i capelli di un biondo quasi platino, scompigliati in maniera sbarazzina.
E non ha alcun ricciolo alla Vargas, ma lo stesso ciuffetto ribelle di Roderich.

<Lasciami in pace.> afferma Bruno, fissando quella figura con gelida rabbia.
«Fastidioso sentirsi dire la verità?» domanda retorica quella figura.

<Zitto. Ancora non so come cazzo fai a prendere questa sorta di semi-corporeità.> replica lapidaria la regione.

«Non puoi ignorare quello che la tua gente sente. Io servo. Siete solo tu e quei cittadini che sono un disonore per i loro avi a frenarmi.» precisa la figura.

<E io continuerò a farlo, stronzo.> promette Bruno, puntando un dito allo specchio.
La figura ride di una risata rotta, quasi sia l'insieme scoordinato di tante piccole campanelle, che creano un flebile suono fastidioso.

«Non mi chiami neanche per il mio nome? Direttamente per insulti? Dio, quegli italiani ti hanno davvero contaminato. O… per caso, hai così paura di me che temi pure di dire il mio nome, perché pensi che mi renda più tangibile? Mi onorerebbe ciò~» commenta la figura.

<Continua a crederci, Hans. Anzi, Sud Tirolo, come chi vorresti essere ma non sarai mai.> asserisce Bruno.
«Aw, che dolce che usi il mio nome umano~! E prima o poi dovranno dirlo anche tutti gli altri~» commenta sognante Hans, un sorriso esageratamente felice in volto… e più inquietante che altro.

Bruno sospira piano.
Non é la prima volta che capita, purtroppo. E sa che non sarà l'ultima.

Da quando i secessionisti sono diventati insistenti, é apparso lui.
Che sia nei suoi sogni, nella testa come mera voce, nel riflesso degli specchi… ogni tanto appare e lo tormenta con le medesime questioni di sempre, provando a smuoverlo.

<Nei tuoi sogni. Tu rimarrai una idea, qualcosa di visibile solo a me.> promette il trentino a bassa voce, puntando il dito alla figura incorporea.

«Se vuoi rimanere da solo perché odi condividere, perché non segui il mio desiderio? Separati e torna vicino ad Austria, ti riaccetterà!» spiega entusiasta Hans, sempre con quel sorriso inquietante in volto.

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