Nella destra stringeva l'ultimo calice ancora intatto.
Il petto cercava di soffocare un conato di vomito, misto a quell'incontenibile sensazione di smarrimento. Il volto era smunto e non tratteneva nulla delle sue sensazioni. Sensazioni che in quel momento racchiudevano un dolore insopportabile, qualcosa di molto profondo, e che andava ben al di là della sola sofferenza fisica.
Osservava l'incavo tra il pollice e l'indice della mano sinistra, dove la carne tenera e morbida del dorso richiude la giunzione tra queste due dita, che pulsava sotto la forsennata spinta della pressione sanguigna: era un tipico segnale di agitazione e forte preoccupazione.
Ellen di colpo si rese conto che la sofferenza, le forti emicranie, l'urto di vomito che spesso la sorprendeva con veemenza, tutto questo era certamente il minore dei suoi problemi, perché ora conosceva la verità. Non che fosse una verità sonosciuta ed improvvisa, per lo meno nel suo intimo, solo ora qualcuno le stava pronunciando in faccia delle parole forti e sicure.
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UN DOLORE OSCURO
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