PARTE PRIMA - Capitolo 3

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   Ad Ellen quell'ambiente tutto sommato piaceva.

   Aveva percorso diverse volte quei corridoi, in alcune stanze ci era già stata, aveva conosciuto persone, dottori, infermiere. In giornate come questa ed in posti come questi, le pareva di ascoltare suoni, di vedere colori e di toccare cose ormai sconosciute ai più. Quasi un ritorno all'infanzia, ai tempi in cui lei e Dolly creavano mondi incantati nella loro cameretta, nel giardinetto sempre verde e ben curato davanti casa, perfino nella casupola degli attrezzi del padre.

   Il suo passo era svelto e sicuro, nonostante nel corridoio ci fosse un via vai di personale medico; in realtà pochi di loro sembravano affaccendati in compiti strettamente lavorativi; i più chiacchieravano distrattamente, offrendosi abbondanti dosi di caffè tra un argomento e l'altro: la giornata per molti di loro si prospettava tremendamente lunga ed il lavoro decisamente pesante.

   Ottima partita l'altra sera, vero?...Lascia perdere, meglio cosi...Ma con David come va?...Tu e tua moglie avete già in mente qualcosa per il fine settimana?...Ah, il governo. Te l'avevo detto che saremmo finiti veramente in basso...Okay, arrivo subito, maledetto rompipalle!

   Erano le frasi più gettonate del venerdì mattina, il giorno prima del weekend.

   Tra tanti suoni e movimenti, Ellen si accodò alla fila dello sportello recante l'indicazione RITIRO REFERTI.

   Moderno ed efficiente, commentò tra sé e sé, quando notò stupita che i tempi d'attesa furono discretamente brevi. Proprio quella circostanza cominciò ad innervosirla leggermente. Infatti, quando mancò poco all'arrivo del suo turno, si accorse per la prima volta di aver colpevolmente trascurato qualcosa, qualcosa che il suo cervello aveva rigettato senza tanti complimenti: tra le tante ipotesi formulate dal dottor Reynard, alcune tendevano al peggio. Solo ora comparivano a chiare lettere molte frasi del dottore, cancellate come file inutili o pericolosi. Anche in quell'occasione aveva colpevolmente tentato di sopprimere quelle stupidissime idee, ricordando altresì che il medico le aveva catalogate come eventualità. Ciò che le era frullato per la testa in quei brevissimi istanti non poteva che essere un'eventualità. Ma se così non fosse stato?

   La tensione le salì ulteriormente quando comprese che queste eventualità non le aveva mai valutate seriamente. O per lo meno una parte di lei non le aveva mai valutate seriamente.

   In men che non si dica, e con la testa avvolta ed intorpidita da nuove incertezze, fu il suo turno. Un momento che, con il senno di poi, non avrebbe mai voluto vivere, nemmeno nei suoi più remoti incubi.

   Non le ci volle molto, nessuna attesa particolare, giusto il tempo di compilare e restituire firmato un banale modello burocratico.

   Con movimenti meccanici, si ritrovò di nuovo nel corridoio brulicante di attività, dopo aver amichevolmente scambiato qualche battuta con l'impiegata a cui si era presentata. Ma ormai quel lungo varco era diventato indifferentemente vuoto, silenzioso e freddo ai sensi di Ellen. Di colpo tutto quanto lì dentro avevo orrendamente mutato la propira natura, tutto ora sembrava alieno ed indifferente, colorato da un grigio freddo e distante.

   Durante quegli istanti era diventata l'unica vera ospite di quel luogo, era tutto suo.

   La tensione, in un'ascesa irresistibile, raggiunse il culmine quando estrasse dalla grande busta bianca la documentazione. L'unica cosa che udiva era il ritmo del suo respiro, lento ma profondo. Le sembrava di poter ascoltare il sottile fruscio provocato dallo scorrere dell'aria nella gola, attraverso la trachea, vitale ed essenziale giù fino ai polmoni. Avvertiva l'attività cerebrale pulsare, anzi galoppare forsennatamente, mentre il resto delle sue funzioni vitali pareva che si fosse preso una breve vacanza. Tra diversi tabulati e qualche ecografia, trovò quel che cercava:

NOME: ELLEN

COGNOME: LJUNGBERG

DATA DI NASCITA: 20-10-75

RESIDENZA: GREENVILLE, MAINE

STATO CIVILE: SPOSATA

   Passò velocemente in rassegna le restanti informazioni burocratiche (cose inutili, banalità sconcertanti alla luce di ciò che avrebbe letto poche righe sotto), fino a trovare ciò che le stava a cuore:

ESITO

FORMAZIONE TUMORALE DI DIAMETRO 2.5 CM CIRCA LOCALIZZATA NEL PANCREAS.

METASTASI AD UNO STADIO EVOLUTIVO ESPANSO, DISTRIBUITE NELLA REGIONE CENTRALE DEL FEGATO.

PER ULTERIORI CHIARIMENTI RIVOLGERSI AL CENTRO ANALISI IN CALCE.

CONTATTARE IMMEDIATAMENTE IL PROPRIO MEDICO CURANTE.

STIME: DAI TRE AI CINQUE MESI DI VITA.

   Dai tre ai cinque mesi di vita...

   ...mesi...

   Impossibile.

   Sentì un terrificante tonfo allo stomaco. Avvertì la colazione risalirle per l'esofago, assieme alla cena della sera precedente (della settimana precedente, fors'anche di tutto il mese precedente, la ammoniva minacciosamente il suo intestino). Le tempie pulsavano all'impazzata. Vide tutto nero, tutto nero. Un nero profondo su cui si stagliavano ad intermittenza delle immagini, come se fossero state riprodotte da un proiettore per diapositive impazzito. Vide Dave sorridente ed il loro primissimo incontro, il loro primo bacio e l'attimo della proposta di matrimonio. Vide il giorno più bello della loro vita, indossava quel bellissimo abito candido che le cascava a pennello: era meravigliosa. Ed infine, terrificante, vide una fossa, profonda a perdita d'occhio.

   Improvviso il buio lasciò posto alla realtà, una dura realtà, e velatamente cominciarono a riaffiorare alla vista di Ellen, persone, camici, sedie, quadri e poi via via tutto il resto. La ragazza, con un immane sforzo di volontà, scacciò quegli incubi. Mantenne a fatica l'equilibrio, quando un capogiro improvviso la investì in modo beffardo. Ne avrò di tempo per pensarci, tutte le notti insonni che vorrò...intanto a che mi servirà riposare..., concluse.

   ...dai tre ai cinque mesi di vita...

   La morte l'avrebbe rapita tra qualche mese, oppure Ellen l'aveva accolta in sé già da quel momento?

UN DOLORE OSCURODove le storie prendono vita. Scoprilo ora