Ellen prese a salire la scala dello scivolo, un'ampia scala comoda, alta ma dalla pendenza dolce. Ad ogni passo verso l'alto vedeva il marito laggiù rimpicciolirsi. Ad ogni suo passo, il volto di Dave diventava sempre più triste, cupo e rabbioso, ed il cane nero sempre più sorridente. Quando fu al culmine dell'ascesa, Ellen osservò il lucido e liscio metallo che l'avrebbe portata a valle; però non riusciva a scorgerne il punto di arrivo: alla dolce pendenza della scala si contrapponeva l'enorme dislivello della discesa. Tutt'attorno, il cielo si era ingrigito all'improvviso. Tutto si era tramutato in un grigiore silenzioso ed inquietante. Il sole, l'azzurro del cielo ed il vociare spensierato della gente: tutto scomparso. C'erano solo lei, Dave ed il cane. L'atmosfera si era fatta cupa e pesante. La donna provò tanta paura, paura non indifferente, una paura causata dall'inconsapevolezza... Dove era la fine? O meglio: cosa era la fine?
Il terrore che avvertì fu tale da costringerla a voltarsi, nel tentativo di ridiscendere da dove era salita. Un tentativo vano: sapeva in cuor suo cosa avrebbe trovato... o per meglio dire cosa non avrebbe trovato, voltandosi. Le scale non c'erano più, inghiottite dall'oscurità e lo scivolo sembrava sospeso nel vuoto.
Non aveva scelta. Paura o non paura, non aveva assolutamente scelta. Guardò di nuovo la discesa (desolazione...). Si accasciò rassegnata nell'atteggiamento di chi si siede per scivolare verso il basso (paura...).
Cominciò a scendere (silenzio...).
Chiuse gli occhi (Dave, ti amo...).
Quando il freddo canale metallico dello scivolo terminò, Ellen si sentì leggera, fluttuava nell'aria, discesa lenta verso un basso ignoto, volteggiava e faceva capriole in quell'atmosfera fresca. Il suo respiro provocava la tipica nebbiolina che contraddistingue un ambiente a temperatura piuttosto bassa. Ellen non aveva freddo, ed ora anche la paura sembrava essere in parte scomparsa. La paura, una sensazione imprevedibile, un animale perverso: forse non se ne era andata del tutto, forse era lì nascosta da qualche parte, pronta ad avventarsi cinicamente su quella povera ragazza.
La donna toccò leggera il terreno. I suoi movimenti erano simili a quelli di un sommozzatore impegnato in un'immersione. Si rialzò alla massima velocità che le era consentita: prima di essere definitivamente in piedi, le sembrò che fossero passate delle ore. Si guardò attorno, percependo solo un buio nero, un nero tremendamente scuro, nero come... come il "cane di Dave".
La paura aveva appena ricacciato fuori la testa dal suo nascondiglio, stava giocando a mosca cieca con Ellen.
Ad un certo punto avvertì un fioco bagliore.
Da dove proviene? Proveniva dall'alto, direzione verso la quale diresse lo sguardo: era sempre più snervante la lentezza dei suoi movimenti.
Sembra un buco. Ma sono in una fossa?
Ellen era proprio sul fondo di una nera fossa.
Il terreno è soffice, è stato smosso da poco...
Sembrava proprio una tomba, da poco preparata.
Ai bordi del bagliore vide dei volti che guardavano dentro in quel buco nero, tra i quali riconobbe sua madre, sua sorella e Dave. Suo marito era ancora accompagnato da quell'odioso cane nero, color fossa. Ma cosa aveva ora di diverso quell'animale? Era spaventoso, diverso da prima, più che spaventoso... tremendo, diabolico... Quella sagoma animalesca aveva qualcosa di troppo inquietante.
Devo urlare! Devo avvertire Dave! Il cane... è lì per lui. Amore, ti prego, devi...
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UN DOLORE OSCURO
HorrorLibro selezionato per la pubblicazione con DZ EDIZIONI di Roma. www.dark-zone.it https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=giuseppe+calzi Vincitore del premio Debutto di...