PARTE TERZA - Capitolo 8 (XVIII, prosegue...)

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   Dave si sentiva sicuro di quanto appena concluso. Quell'ombra, qualsiasi significato intrinseco avesse avuto per il suo cervello, non rappresentava nient'altro che il frutto disarticolato della sua mente stanca e provata. Una sorta di allucinazione, quasi come un riflesso incondizionato. La sua mente aveva reagito in quel modo perché non era stata pronta a subire il trauma dell'inevitabile consapevolezza della morte della moglie. Superato questo devastante impatto iniziale, dalla scomparsa di Ellen in poi, l'ombra non era più apparsa perché il suo cervello aveva in qualche modo superato lo scossone.

   Questa spiegazione lo convinceva in ogni suo particolare, alla luce del suo stato emotivo profondamente turbato. E poi lo faceva sentire più tranquillo, molto meno agitato rispetto a poco prima.

   Finalmente a tutto era stato trovato un perché, una spiegazione plausibile che non lasciava alcun margine di dubbio. Almeno secondo Dave Metzelder.

   La fatica sostenuta per far quadrare la sua teoria non aveva di certo giovato al suo mal di testa, che gli perforava le tempie, con pulsazioni ritmiche, con la potenza devastante di un martello pneumatico.

   Dopo qualche minuto il suo sguardo assorto abbandonò Ice ed It. Dave aveva chiuso gli occhi, iniziando a massaggiarsi le tempie, disegnandovi sopra dei cerchi di piccolo diametro con le dita. Leggere pressioni, avanti e indietro.

UN DOLORE OSCURODove le storie prendono vita. Scoprilo ora