PARTE SECONDA - Capitolo 10 (VI)

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   La nausea cominciò a stringerle lo stomaco. Quell'odore era peggio che sgradevole, era sconcertante. La donna ebbe l'impressione che l'intera stanza ne dovesse essere satura.

   La mano di Dave continuava a scrivere monotona sul fondo nero della lavagna. Stilistiche linee bianche danzavano e roteavano su uno scenario oscuro.

   Invece la mano di Ellen si appoggiò sulla spalla del marito, e vi impresse la forza necessaria per ruotare la sedia su cui lui era seduto.

   Aveva avvertito da subito la sensazione giusta, non erano soli.

   Un cane nero, che la donna riconobbe subito per averlo già sognato qualche giorno prima, era seduto sulle gambe di Dave. A differenza del sogno precedente, ora Ellen non era per nulla angosciata.

   Il fetore non proveniva dall'animale, bensì dalla voragine sanguinolenta che l'uomo si ritrovava al posto dell'addome, una cavità dalla quale fuoriuscivano rivoli di sangue e di materiale organico.

   Il muso del cane, ancora imbrattato da ciò che aveva asportato dall'addome di Dave, puntò nervoso verso Ellen, mostrando due file di denti acuminati e minacciosi. Il sangue colava rosso sullo smalto di quella dentatura impressionante. Il ringhio sordo emesso dall'animale si affievolì, per poi placarsi definitivamente, quando la donna si avvicinò ulteriormente al marito.

   Ellen non aveva paura e stranamente non temeva neppure per le sorti del suo uomo.

   Al contrario, l'animale si allontanò dalla sua vittima, quasi intimorito dall'inattesa presenza di Ellen. Spiccò un balzo, con il tipico atteggiamento rabbiosamente difensivo, allontanandosi dalla donna.

   Poi le immagini scomparvero bruscamente.

   Il sonno della signora Metzelder continuò sereno, proseguì senza altri sogni, dissipando parte della terribile tensione accumulata in giornata.

   La stessa cosa non si potè dire per Dave che, accanto a lei sul letto di quella camera di hotel, stava fissando due palle infuocate incastonate in una macchia nera sconvolgente a poco più di un palmo dal suo volto.


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