PARTE TERZA - Capitolo 8 (I, prosegue...)

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   Una luce forte, solare, decisa, inondava la stanza in ogni suo particolare, rendendo l'atmosfera vivace ed accogliente.

   Fuori l'aria era fresca, ma non fredda e fastidiosa come lo era stata nei giorni scorsi. La neve non era ancora scomparsa del tutto, nonostante il tiepido e pieno sole la stesse minacciando dalla sua distante e regolare forma circolare.

   Le festività natalizie, l'avvento del nuovo anno e l'epifania erano ormai terminati da alcuni giorni, ma quell'atmosfera radiosa ed ancora bianca, pareva portarsi dietro una vaga scia di allegria, quasi festosa. Il fatto che fosse sabato mattina contribuiva ad un via vai movimentato di persone attraverso il viale di fronte alla casa. Gente del Maine. Gente del nord, abituata agli inverni.

   Mike se ne stava seduto sulla comoda poltrona del salotto, con le gambe accavallate, in una posizione nella quale si sentiva a suo agio, perfettamente rilassato. Un riflesso di luce, probabilmente dovuto a qualche vetrinetta dell'arredo, oppure ad uno dei numerosi vasi di vetro che ornavano delicatamente e con buon gusto la stanza, lo infastidiva leggermente all'occhio sinistro; preferì non lamentarsi, constatando che il fastidio era di poco conto.

   Sul poggiolo di destra della poltrona, generalmente adibito ad appoggiarvi e rilassarvi le braccia, se ne stava disinvoltamente seduta Dolly, con le gambe intrecciate ed i piedi penzoloni. Quell'abitudine era una preziosa eredità, sua e di Ellen, conservata nel tempo e nata ai tempi dell'infanzia: quando loro padre era ancora in vita e loro erano ancora bambine, Jonathan usava chiamarle a sé, proprio su quella poltrona, e chiacchierare con loro della giornata trascorsa.

UN DOLORE OSCURODove le storie prendono vita. Scoprilo ora