I cani sgusciarono fuori dalla cucina, giocando spensieratamente, l'uno con la coda dell'altro, lontani anni luce dalle preoccupazioni del loro padrone. Il sole ne illuminò il folto pelo dalle ricche sfumature, proprio nel momento in cui gli animali si trovarono a metà strada tra Dave e la porta da cui erano appena usciti. I raggi solari penetravano bassi dagli ampi finestroni della facciata est della villa, dopo essersi fatti largo tra le fronde di un gruppo di abeti nel giardino. La discreta quantità di neve rimasta, ne amplificava i giochi di luce, in una ragnatela di riflessi.
Dave si sentiva sempre più nervoso, ed era infastidito da tutta quella illuminazione, da tutta quella botta di euforica vitalità che sembrava intenzionata a distorcere i suoi pensieri nefasti.
Doveva pensare.
Poche ore prima, dopo essersi svegliato, Dave aveva cercato come sempre qualcosa che avesse potuto distrarlo, cercando di spazzare la sua mente da quello stranissimo senso di insoddisfazione, di disagio. Era uscito in giardino con l'intento di giocare e divertirsi un po' con i suoi compagni pelosi; aveva poi sommariamente sistemato la parte esposta a nord del parco della casa, oppresso dalla neve di quel periodo dell'anno non ancora disciolta; infine aveva dato una controllata alle due auto che sostavano, inutilizzate da parecchio tempo, nei garage, una delle quali era stata della sua cara Ellen.
Nulla di tutto ciò aveva funzionato come palliativo.
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UN DOLORE OSCURO
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