PARTE SECONDA - Capitolo 1 (II, prosegue...)

1.2K 164 31
                                    

   Dave ed Ellen, senza rallentare puntarono invece lo sguardo sulla destra, dove il signor Metzelder scovò quello che stava cercando. Lasciarono il bel vialetto di pietre incastonate nel terreno, che avrebbe condotto ad un chiostro dall'aroma solleticante, per seguire un ancor più piccolo sentiero di erba calpestata.

   L'aria vibrò leggermente, sollecitata da un piacevole alito fresco di vento.

   In breve furono ai piedi dell'obiettivo. Lo scivolo era per Ellen un'attrazione che non aveva mai smesso di affascinarla, neppure quando le curve del suo corpo le avevano impresso il marchio indelebile dell'età che avanza, della ragazza che prende il posto della bambina, della donna che prende il posto della ragazza.

   <<Dai...>>, le intimò Dave sorridente.

   <<Forza, sali.>>, insistette di nuovo.

   Ellen era imbarazzata ma divertita al tempo stesso. Salì titubante la scaletta, seguita dal marito, che le dava tenere e scherzose pacche sul sedere.

   Dall'ombra di un albero non molto lontano, un trio di bambini osservarono la scena. Si presentava curiosa ai loro occhi.

   Quando Dave li scorse, li indicò alla moglie; qualche attimo dopo la donna intravide il compagno che faceva loro le linguacce. La signora Metzelder rise fragorosamente alla vista dell'espressione dei bimbetti e prese tra le mani il viso di Dave, accarezzandolo dolcemente. Quando iniziò la discesa lungo la liscia superficie metallica, Ellen sedeva davanti ed il marito le stava dietro e le cingeva la vita appena sotto il seno sodo. Erano entrambi piuttosto goffi all'interno di quella piccola lingua di ferro.

   I tre secondi successivi, durarono qualcosa come un secolo per Dave. La discesa fu lenta ed inesorabile, lenta come lo sgretolarsi di un'immensa piattaforma di ghiaccio alla deriva nell'oceano... inesorabile come il tempo che si stava prendendo la vita di Ellen. All'inizio fu colto da una dolorosa sensazione di frustrazione. Non aveva parole per quello che stava succedendo alla loro esistenza, ma era certo di una cosa: la vita sapeva anche essere malvagia, di una tale malignità che lui non era mai riuscito a concepire. Sentì l'aria mancargli, divenire insostenibile, quasi irrespirabile.

   <<Sei tutto matto!>>

   L'urlo di gioia di Ellen non lo aveva risvegliato dal suo stato emotivo, ma ne aveva solo modificato il contenuto: ora non c'era altro che disperazione, tanta disperazione, profonda disperazione. Dave era disperato all'idea di non poter più sentire quella voce soave (ricordava perfettamente che quella voce aveva agito come il canto di una sirena su di lui, la prima volta che si conobbero), oppure all'idea (...ancor più terrificante...) di avere il tempo contato per ammirare ancora i bellissimi lineamenti della moglie.

   L'aria divenne gelida e soffocante allo stesso tempo.

   Voglio amarti ancora, non mi basterà il tuo ricordo, urlò improvvisamente una voce dentro di lui, una voce che ricordò più un triste latrato. Quella sonorità si fece sentire forte, prepotente, al punto da racchiudere in sé qualcosa più di semplici frustrazione e disperazione.

   L'impatto dei piedi con il suolo riportò Dave nel razionale mondo dei sensi, strappandolo dall'irrazionale mondo delle sensazioni. All'improvviso il respiro tornò regolare e la sensazione di soffocamento allentò la presa. Anche l'aria perse quella forte sensazione di gelo.

   Decise che non ci avrebbe più pensato, almeno per ora.

   Continuarono a giocare con lo scivolo ancora per un poco, ignorando gli sguardi increduli dei passanti. Poi, mano nella mano, ripresero il sentiero di sassi e passeggiarono, apparentemente rilassati, in realtà grigi nell'animo.

   Quando trovarono una panchina disponibile, decisero di sedervisi. Da quel punto, posto sulla sommità di un sinuoso sbalzo del terreno, si potevano ammirare ancora meglio le vivaci sfumature di colori del parco, incamminato lentamente verso l'inesorabile ciclo delle stagioni. Alla loro destra, appena visibile in lontananza, uno scorcio del lucente lago Mosehead si apriva in una cornice di colori sfavillanti, infuocati dai caldi raggi solari.

   <<Come va?>>, esordì Dave. Avevano sentito entrambi che uno dei due avrebbe inaugurato quel discorso.

   Andava assolutamente affrontato.

   <<Mi sento stanca, non fisicamente. Mi sento pesante, invecchiata di almeno venti anni... Pesa questa sensazione!>>

   Il marito la guardava, la fissava intensamente ed Ellen lesse nei suoi occhi distruzione. Pensò che il cuore di Dave, in quel preciso istante, doveva essere come la città di Hiroshima, sotto le fameliche ali di Enola Gay in quel lontano 1945: desolazione e silenzio. Distruzione e nient'altro.

   In un impeto di rabbiosa determinazione, lui riprese:

   <<Ci dovrà pur essere una speranza... una via d'uscita, un metodo alternativo... qualcosa di sperimentale... qualcosa di giusto in questo mondo di merda.>>

   <<Mi piacerebbe crederlo, ma hai letto anche tu,>> e pronunciò la sentenza <<pochi mesi, niente speranze.>>.

   Una lacrima solitaria percorse verticalmente il viso ora nervoso della donna, riproducendole sulla guancia una strisciolina umida.


UN DOLORE OSCURODove le storie prendono vita. Scoprilo ora