PARTE SECONDA - Capitolo 12 (III)

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   Nel pomeriggio, quando Dorothy arrivò, trovò il genero riverso nella sua poltrona,  addormentato in un sonno nevrotico, per nulla tranquillo. Nella sua mano sinistra stringeva quella lunga e sottile di Ellen, dalla carnagione bianca come la neve. Le ossa del corpo di sua figlia erano sporgenti e ben visibili ovunque, e le conferivano un terrificante aspetto cadaverico. Era tremendo il pensiero di quanto potesse soffrire un essere umano, e la cosa era resa ancora più insostenibile dal fatto che quell'essere umano era sangue del suo sangue.

   Ellen soffriva e le sue condizioni non facevano altro che peggiorare. Sempre peggio.

   Di lì a poco arrivò anche Dolly, che nel frattempo aveva faticato non poco per posteggiare l'auto. Anche per la sorella più piccola fu uno scossone rivedere Ellen in quello stato: non la vedeva da pochi giorni, eppure sembrava trasformata, invecchiata di colpo di almeno dieci anni.

   Dave si svegliò dopo qualche minuto, come se avesse avvertito la presenza delle due nuove arrivate. Si sentiva parecchio intontito, ma rifiutò categoricamente la loro offerta di tornare a casa a riposare per qualche ora.

   Rimasero tutti e tre a vegliare sulle condizioni di Ellen fino ad ora tarda, cercando di intavolare discorsi che, in realtà, non importavano a nessuno; poi Dolly e Dorothy se ne andarono, lasciando l'uomo nel suo disperato oblio di collera e dolore.

   Le successive quarantotto ore, lasciarono Ellen in uno stato di semi incoscienza stabile. Paradossalmente, già quella situazione di stazionarietà poteva essere considerata a buon grado un piccolissimo miglioramento.

   Invece, nelle primissime ore del 22 dicembre tutto precipitò senza preavviso.


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