PARTE TERZA - Capitolo 6 (VII, prosegue...)

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   Henry l'aveva salutata da un paio di minuti. La chiave girò nel quadro d'accensione, ma il motore singhiozzò, sussultò, reprimendo il suo consueto ruggito. L'auto non si avviò.

   Quando il cellulare rumoreggiò dalla borsetta, posata sul sedile accanto al posto di guida, indicando l'arrivo di un nuovo messaggio, la dottoressa Clujsters sobbalzò e si irrigidì dallo spavento, artigliando con entrambi le mani il volante, quasi lasciandovi il segno delle unghie.

   Una rapida occhiata negli specchietti retrovisori, rivelò alla donna che Henry se ne era già andato, doveva essersene già tornato nella sua tana a sfogliare qualche rivista pornografica, sorseggiando ad intervalli regolari qualcosa di caldo.

   La mano penetrò nella borsa, dalla quale estrasse quel maledetto telefono. Intanto un altro tentativo di accendere l'automobile non portò al risultato tanto desiderato. La Mercedes non aveva alcuna intenzione di uscire al freddo, sotto la neve fresca.

   Il cellulare mostrò a chiare lettere, sull'inquietante display, una sola parola, una breve parola terrificante, una grave sentenza.

   >> MORIRAI.

   La donna diede inizio ad un pianto isterico incontrollato. Il trucco che portava attorno agli occhi si sciolse ben presto, producendo sulle sue guance degli innaturali rigagnoli scuri. Il volto della dottoressa si trasformò in una maschera, una rappresentazione isterica di immensa paura.

   Ad ogni minimo rumore percepito, il cuore le si stringeva in una morsa dolorosa.

UN DOLORE OSCURODove le storie prendono vita. Scoprilo ora