Nonostante questa calma quasi surreale, il cielo era grigio, scuro e pesante, tanto da rendere necessario l'uso dei fari già a metà pomeriggio. I fasci di luce così prodotti si stagliavano sullo sfondo, ritagliando tra gli alberi del bosco, ai limiti della strada, ombre sfumate, dalle tonalità verdi, gialle, arancioni, rosse. In luoghi come quello, non ancora deturpati da un'edilizia selvaggia e distruttiva, l'autunno amava presentarsi in quel modo pittoresco: affascinanti giochi di colore salutavano la conclusione della bella stagione. Il paesaggio tutt'attorno creava un'atmosfera fiabesca. Il freddo di quella giornata contribuiva ancor più a rendere quell'ambiente unico, immobile nella sua bellezza.
Dave era concentrato sul percorso, lanciando la sua auto ad una velocità relativamente sostenuta. Su quella strada, che il marito di Ellen aveva percorso centinaia di volte, se non addirittura migliaia di volte, era davvero improbabile imbattersi in una pattuglia della polizia appostata con una qualche apparecchiatura per il rilevamento della velocità.
Di tanto in tanto l'immobilità esterna si agitava, a causa del vento che lanciava manciate di foglie sul parabrezza.
Probabilmente, di lì a poco si sarebbe scatenato un violento temporale.
<<Sei stanca?>>
<<Un po' sì. E poi ho un gran mal di testa.>>
Il marito le lanciò uno sguardo ed un sorriso di comprensione ed Ellen lo ricambiò con una tenera carezza sul viso. Quando uno di quegli odiosi mal di testa le bussava alle tempie, diventava difficile persino parlare.
<<Chiudi gli occhi. Abbiamo ancora un paio di ore, due ore e mezza. Rilassati, abbassa il sedile e prova a dormire un po'. Forse dopo ti sentirai meglio.>>
La moglie gli posò una mano sulla spalla e con aria distrutta gli chiese:
<<Tu non sei stanco? Non hai bisogno di compagnia per il viaggio?>>
<<Non preoccuparti. Dormi tesoro. Ci aspetta un periodo duro, quindi avrai bisogno di tanto riposo, io ce la farò tranquillamente. Se non ti da fastidio, accenderei la radio. Ti potrebbe disturbare?>>
<<Fai pure.>>, concesse Ellen. <<Allora io riposo un po', vedo se mi passano queste dannate fitte alla testa.>>
La donna azionò il pulsante posto sulla consolle di controllo, sul cruscotto, appena sopra al display del condizionatore. Lo schienale del suo sedile cominciò ad abbassarsi, con quel tipico ronzio meccanico di ingranaggi in movimento. Dopo averne regolato l'inclinazione in una posizione a lei congeniale, si lasciò sprofondare nell'abbraccio avvolgente del sedile in morbida pelle e si rilassò. Le bastarono pochi minuti per cadere in un sonno profondo.
Dave attese una decina di minuti ancora. Poi sistemò lo specchietto retrovisore con un'angolazione tale da osservare la moglie nel posto accanto: con quel semplice espediente poteva controllare sia la donna, sia la strada. Non voleva distrarsi troppo dalla guida voltandosi di lato, perché ora la strada costeggiava un monte, facendosi un poco più tortuosa.
Osservò la sua Ellen attraverso il riflesso dello specchietto. Era un po' pallida e le si leggeva chiaramente dai lineamenti del viso la tensione. Entrambi avevano paura. Nessuno dei due osava immaginare cosa avrebbe riservato loro quel viaggio. Dove li avrebbe condotti? Quale sarebbe stato il risultato di tutto ciò?
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UN DOLORE OSCURO
HorrorLibro selezionato per la pubblicazione con DZ EDIZIONI di Roma. www.dark-zone.it https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=giuseppe+calzi Vincitore del premio Debutto di...