PARTE SECONDA - Capitolo 10 (IV, prosegue...)

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   I dolori si erano finalmente attenuati. Il tepore delle coperte e del tenero abbraccio di Dave, la rendevano più rilassata. Le dita esperte ed amorevoli del marito, le lisciavano i capelli e di tanto in tanto le accarezzavano il volto, procurandole una dolce sensazione di protezione. Fino a poco prima le avevano alleviato dolori con un tenero abbraccio alla vita.

   Ora, le fitte addominali erano scese ben al di sotto del livello di insopportabilità. In breve il sonno le fu addosso, come un angelo liberatore, che scacciò quasi definitivamente il male. Con le palpebre e le guance ancora umide a causa delle lacrime di dolore versate fino a quel momento, Ellen riuscì ad addormentarsi.

   All'inizio fu un leggero assopimento, un altalenante viaggio tra la realtà ed il mondo dei sogni; poi, il ritmico movimento delle mani di Dave sortì l'effetto tanto desiderato.

   Il sonno la condusse nella piccola scuola elementare in cui aveva trascorso gli anni della sua infanzia. Lei era già adulta, ma la sua mano era intrecciata a quella del padre, a quella spigolosa e callosa di Jonh Jonhatan Ljungberg. Camminavano a passo lento attraverso il corridoio lungo e luminoso, che portava alle quattro aule dell'edificio. Anche a lei, quando ancora frequentava quella scuola, quel luogo era sempre sembrato tanto piccolo: quattro aule da venti posti ciascuna, più un paio di uffici per le insegnanti, dei bagni e un refettorio.

   Arrivati all'altezza della seconda porta sulla destra, padre e figlia si fermarono. Jonhatan fece un breve cenno del capo, con il quale indicò alla donna l'entrata. Ellen aprì la porta, che cigolò rumorosamente su dei cardini malmessi; ancora prima di guardare nell'aula, si voltò in cerca del volto del padre, proprio come era solita fare da bambina.

   Il suo papà non c'era più.

UN DOLORE OSCURODove le storie prendono vita. Scoprilo ora