PARTE SECONDA - Capitolo 14 (II, prosegue...)

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   Poi a passo lento, in uno stato quasi catatonico, si diresse verso la porta della stanza. Quell'uomo fuori era freddo e cupo, un pezzo di ghiaccio, ma dentro ribolliva. Avrebbe ammazzato a calci e pugni chiunque gli avesse rivolto la parola. Nella sua mente affioravano scene di puro delirio, sentiva le fauci della pazzia che lo stavano attanagliando.

   Ora era assolutamente solo.

   La persona più importante che avesse mai avuto (una moglie, un'amica ed un sostegno, questo ed altro era stata lei per lui) se ne era andata, per sempre.

   Odio qualsiasi cosa di questo fottuto mondo, è tutto merda...

   Era una tremenda ascesa di distruzione, odio, dolore e... rabbia. Sì, proprio quella rabbia che lo aveva accompagnato ogni giorno di quel terribile periodo. Quella stessa rabbia furiosa, diabolica doveva assolutamente trovare una valvola di sfogo, altrimenti... quel vulcano che sentiva agitarsi dentro sarebbe esploso, e... Dave non avrebbe avuto più modo di controllarlo.

   Oltrepassò come un automa la soglia che immetteva nel corridoio del reparto. Fu come ricevere potenti scariche di elettroshock.

   Un colpo dopo l'altro. L'adrenalina raggiunse ogni punto del suo corpo ed un senso di mancamento lo costrinse a chiudere gli occhi, per un breve istante.

   Arrivò persino ad immaginare il suo suicidio, breve attimo di sofferenza che gli avrebbe eliminato ogni sensazione nefasta. Quell'idea, come arrivò scomparve, al ricordo delle parole di Ellen:

   ...ho paura... il tunnel si è aperto...

UN DOLORE OSCURODove le storie prendono vita. Scoprilo ora