PARTE PRIMA - Capitolo 5

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   Il discorso di Dave era quasi giunto al termine. Fu più facile del previsto, nonostante quel biondo e grassoccio Wladimir Stoychev avesse abbozzato un timido tentativo di contrattacco.

   Dave era riuscito in tutta tranquillità a dimostrare come il conto economico di quella società fosse solo in apparenza sano; esisteva però un pauroso eccesso di plusvalenze nella voce immobilità, che rendeva, solo da un punto di vista puramente teorico, gradevole ed appetibile il bilancio di fine esercizio. Ma cosa sarebbe successo non appena parte di quelle plusvalenze fosse stata completamente ammortizzata? Conclusione: al termine di quell'anno, gli azionisti, eccitati dall'andamento dei primi otto mesi, sarebbero rimasti amaramente delusi ed avrebbero raso al suolo l'intero gruppo dirigente; poi avrebbero dovuto sborsare ingenti quantità di denaro, nel tentativo di risanare quella pericolosa falla.

   A quel punto, Wladimir Stoychev, di chiare origini sovietiche anche nella pronuncia e nei tratti caratteristici, aveva posto un paio di buone considerazioni. Solo buone considerazioni, niente di più. Quell'uomo paffuto e baffuto, dai corti capelli biondi a spazzola e spenti occhi da baccalà, aveva costruito un bellissimo castello di sabbia: a Dave bastarono un paio di ondate ben assestate per annientare quella insulsa fortezza.

   Dave difficilmente sbagliava in situazioni come queste.

   Se quello Stoychev si era dimostrato il baccalà della situazione, gli altri presenti furono inconsistenti come sogliole, apatici come triglie, friabili come tonno ed irritanti come un bel piatto vuoto. Dave se li era bevuti tutti allegramente, come una balena ingurgita con disinvoltura tonnellate di plancton.

   La sua relazione finanziaria, dapprincipio era stata molto approfondita, studiata nei minimi particolari. Doveva essere minuziosa ma al contempo diretta, acuta come un capo d'accusa.

   La settimana precedente l'incontro, Dave aveva scoperto che in quegli stessi giorni, sua moglie Ellen avrebbe ricevuto gli esiti finali di tutti i suoi esami. Avendo sempre posto dinanzi a tutto ed a tutti la moglie, Dave aveva insistito con i vari baccalà, triglia e sogliola affinché anticipassero o posticipassero l'appuntamento. Così non fu.

   Dovette partire il giorno prima, giovedì 27 settembre. Dopo il breve viaggio, quella stessa sera aveva tentato più volte di mettersi in contatto con Ellen, ma purtroppo non riuscì a rintracciarla. Il cellulare della moglie era risultato spento ed a casa loro il telefono aveva squillato diverse volte invano. Dave aveva pensato che Ellen avesse deciso di passare la notte a casa della madre e quindi decise di non disturbarla insistendo. Si limitò ad un breve SMS che la donna avrebbe potuto leggere anche la mattina seguente.

   Non potendo spostare questo impegno, escogitò una valida alternativa. L'esposizione originaria doveva durare più o meno sei ore. Per essere da Ellen prima, cioè già nel primo pomeriggio del 28, ridusse la relazione a poco più di tre ore. Non ancora soddisfatto, aggiungendo qualche pagina alla documentazione cartacea allegata, era riuscito a limare ulteriormente il tempo necessario, portandolo a circa due ore e mezza. Era stato un lavoro di riduzione minuzioso, preciso ed attento a non tralasciare nulla di fondamentale. Alla fine, gli sembrò quasi meglio quella versione più snella, rispetto a quella di partenza.

   Poi ci si era messo quel baccalà di Stoychev. L'orazione era durata nel complesso poco più di due ore e tre quarti.

   <<Signori, questo è quanto. Spero di avervi convinto ad agire quanto prima in questa delicata situazione... anche nei vostri interessi. Il tempo stringe, purtroppo siamo già alla fine di settembre, e l'ultimo trimestre è dietro l'angolo.>>

   Attimo di pausa, studiato per dare ancora più peso alle proprie parole, poi:

   <<Tutto ciò che vi ho detto, ed oltre, lo potete trovare nella documentazione allegata, di cui dovreste avere una copia ciascuno.>>

   Finalmente il discorso terminò, tra volti un poco più rilassati rispetto alle tre ore precedenti. Un coro di ringraziamenti (chissà quanto sinceri, pensò Dave scrutando l'ambiente) e di strette di mano accompagnate da pacche sulle spalle, rubarono altri dieci minuti preziosissimi a Dave. Nonostante gli abbondanti tagli, la sua opera aveva colpito perfettamente nel segno, risultando un successone; tutto sommato mi hanno pagato per farsela mettere in quel posto, non sarà facile tirarsi fuori da una situazione del genere, sorrise tra sé e sé il vincitore. Infine sogghignò di nuovo, meglio da me che dagli azionisti, vero? ,concluse lanciando un'ultima occhiata trionfante ai presenti, prima di varcare la soglia dell'ufficio e dirigersi verso ben altri problemi. Problemi che in quel momento assumevano la forma di un piccolo e grigio telefono cellulare.

   Lo accese, compose il numero di casa ed attese impaziente che la linea venisse agganciata. Ancora pochi secondi e la voce sensuale e solare della moglie lo avrebbe salutato. Almeno così pensò.

   Finalmente dopo il quinto squillo, dalla parte opposta della linea il ricevitore si sollevò. Era riuscito a stabilire un contatto con sua moglie, sebbene a distanza, dopo una giornata d'attesa, che gli era sembrata un'eternità. Era felice ed un po' più rilassato, felice come un bimbo di prima elementare che uscendo dal primo giorno di scuola trova ad attenderlo i genitori sorridenti.

   <<Ciao Amore, come va? Il viaggio è andato tutto come previsto (ed anche la relazione, ma non ti immagini quanto bene, pensò entusiasta Dave) e spero di poter essere tra le tue braccia tra, direi un paio d'ore.>>

   Attimo di silenzio.

   Merda, i conti non tornano. Perché Ellen non parla?

   Questo pensiero trafisse la felicità che l'aveva pervaso poco prima. Il sorriso gioioso stampato sul suo volto scomparve lentamente. Tra non molto si sarebbe spento come un freddo tramonto invernale. Non che la pausa silenziosa durasse da molto, ma Dave conosceva Ellen: c'era quella sorta di sesto senso che si instaurava tra persone che si vogliono molto bene. Il cellulare era freddo al tatto, freddo come quella strana sensazione che dall'orecchio destro gli stava scendendo, sempre più gelida lungo tutto il corpo.

   Intuì molto da quel breve silenzio, tanto che la sua mente cominciò a ripercorrere a lunghe falcate la tromba delle scale; corse a velocità infinita tra gli ampi parcheggi sotterranei dell'edificio, ed alla stessa velocità guidò fino a casa. Riaprì gli occhi ed era ancora fuori dalla porta di quel dannato ufficio.

   Doveva tornare subito a casa.

   Dave aveva un solo difetto: in situazioni difficili, oltre a sfoggiare una grande forza d'animo, la sua bocca tagliava buona parte dei contatti con il cervello, elargendo parole poco ortodosse.

   Cazzo, per fortuna che il silenzio è d'oro, diceva qualcuno!

   Poi l'uomo si scosse ed incerto riprese:

   <<Pronto, ci sei ancora?>>

   Forza Ellen...

   Finalmente, Ellen incalzò:

   <<Ti amo. Torna presto, ti aspetto.>>

   <<Anch'io ti amo. Arrivo.>>

   ...porca puttana, qualcosa non va...

   La linea si chiuse. Dal tono della voce di Ellen, Dave immaginò la sua donna abbandonata in un pianto sommesso.

   Guidò senza limiti, ed in due ore e dodici minuti fu dinanzi alla loro villetta.

UN DOLORE OSCURODove le storie prendono vita. Scoprilo ora