<<Ho dell'altro da fare... per il momento. Buona notte signor Dave Metzelder.>>
Dave sedeva impietrito sul fondo del letto, attento a non gravare il proprio peso sulle deboli gambe della moglie. Aveva ancora l'orecchio e le braccia in fiamme, ma quel che più gli doleva era la consapevolezza che tutto ciò fosse accaduto realmente; non era stato frutto della sua immaginazione.
I battenti della porta si erano riaperti tanto violentemente quanto si erano chiusi; il vapore era scomparso ma l'aria era ancora satura della puzza di marcio.
Dave era sicuro che tutto ciò fosse accaduto veramente, questo fatto era fuori discussione. Quando tutto aveva avuto termine, si era controllato braccia ed orecchio, scoprendo suo malgrado delle ustioni: nulla di troppo grave, ma le dimensioni delle ferite non erano certo insignificanti.
Cosa era stato?
Avvertiva che il suo cervello stava perdendo il contatto con la realtà. Prima la notizia del cancro della moglie e quell'inquietante presenza nella sua testa, poi la certezza che la moglie non sarebbe sopravvissuta.
Ed ora?
Cosa sta succedendo?
L'ombra nella sua testa, lui l'aveva identificata come la manifestazione di una rabbia e di un dolore immenso.
E questo... chiamiamolo avvenimento... cosa è stato?
Nell'ora seguente Dave si concentrò su due punti che reputava importanti. Due punti fondamentali. Primo, di questo avvenimento non avrebbe proferito parola a nessuno, tanto meno alla moglie, nell'eventualità che prima o poi si fosse risvegliata. In secondo luogo formulò delle ipotesi su quanto accaduto: la più irreale, ma paradossalmente meno assurda, date le circostanze, fantasticava sulla possibilità che quel Colui fosse la morte, giunta fin lì per prendersi Ellen.
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UN DOLORE OSCURO
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