UN DOLORE OSCURO

PARTE TERZA - Capitolo 9 (VII, prosegue...)

   Dave si alzò, facendo leva con il braccio sano sul divano. Poi, una volta in piedi, si massaggiò l'avambraccio contuso; solo allora si accorse che anche il fondoschiena risultava dolorante, proprio nelle vicinanze della parte terminale della colonna vertebrale. La caduta dal divano doveva avere lasciato il segno.

   <<Ciao ragazzi. Porca puttana, che male.>>

   Con questa imprecazione e con una smorfia di dolore sul viso, il padrone salutò l'entrata dei suoi cani nel salotto. Entrambi saltarono sul divano, accucciandosi vicino alle gambe di Dave; tentarono di dimostrare il loro affetto e la loro vicinanza, leccando le mani ed il mento dell'uomo. Il signor Metzelder li acquietò accarezzandoli. Il dolore al braccio sembrava diminuito di intensità per il momento.

   Ora occorreva assolutamente riordinare quella grande confusione di idee. Ci aveva provato centinaia di volte in quei giorni, ma l'intricata matassa all'interno dei suoi emisferi non faceva che aggrovigliarsi ogni volta di più.

   Come prima cosa il disegno mostratogli dalla bambina. Non c'era dubbio sull'identità di quella bimba: i suoi lineamenti parlavano da soli; inoltre Dave aveva chiara in mente una sua recente fotografia, vista poche ore prima su uno dei tanti giornali che aveva visionato. Era proprio lei.

   Penso di avere capito cosa voleva mostrarmi veramente la piccola.

   Nel sogno il disegno era semplice, dai tratti sicuramente infantili: doveva essere stato disegnato dalla bambina stessa, da Lucy Daniels, la piccola figlia del dottor Trevor sopravvissuta al recente massacro dei suoi genitori. Sul pezzo di carta appariva un uomo dall'aspetto minaccioso che brandiva un coltello nella mano destra. La sua lama era stata colorata di un rosso vivo: a Dave non servì certo una particolare vena artistica per comprenderne il significato.