Con mano tremante, Dave le asciugò la guancia e proseguì in modo più pacato:
<<Pagheremo qualsiasi cifra, andremo dai migliori esperti mondiali nel settore . Non trascureremo nessuna possibilità,>> alzò lo sguardo contrito verso l'orizzonte, serrò la mandibola e poi concluse <<... non devi andartene.>>
Ci era ricascato. Se lo era ripromesso, ma ci era ricascato: non avrebbe più dovuto parlare o pensare in quei termini, almeno nell'immediato. Dave Metzelder voleva credere che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi.
Passarono altri dieci minuti seduti, uniti mano nella mano. Una brezza piacevole accarezzava i loro volti tesi ed il sole caldo baciava le pelli abbronzate, rese colorite da un'estate che andava esaurendosi troppo velocemente. Poi decisero di riprendere la passeggiata lasciata in sospeso. In quel tragitto lungo il perimetro del parco si imbatterono nelle altalene, altra passione di Ellen, che li tennero piacevolmente occupati per un'altra mezz'ora circa. Infine, furono di nuovo dinanzi al vivace cancello rosso di Greenville Park. Il pesante e lucido Rolex di Dave, reso ancora più appariscente dal possente cinturino in acciaio, indicava che se ne erano andate da poco le 14; la loro prossima meta sarebbe stata casa.
Solo allora sarebbe stato il momento giusto. Solo allora avrebbero pianificato per i giorni successivi.
Cosi fu. Imboccarono con passo svelto, ma non troppo sostenuto, lo stesso percorso che avevano seguito all'andata, ed in breve furono a casa. Nonostante l'ora, qualcosa andava assolutamente messo sotto i denti. Il pranzo non impiegò molto ad essere servito a tavola, ed ancor meno dovette attendere per essere divorato da Dave. Ellen, come spesso le era capitato in quell'ultimo periodo, aveva scarso appetito, una buona dose di mal di testa e debolezza lungo tutto il corpo. Ora tutti questi strani sintomi avevano la loro spiegazione. Preferì non mangiare.
Improvviso Dave prese in pugno le redini del discorso, come già gli era capitato al parco.
<<Allora Ellen, io non mi arrendo.>>
<<So cosa hai in mente, ma... Non so cosa dirti. Anch'io vorrei ancora credere, avere qualche speranza, ma... hai letto il referto?>>
<<Lo so, lo so. Niente speranze inutili, solo tre mesi. Eppure, per me sono tutte stronzate.>>
Il silenzio inghiottì qualsiasi cosa.
La bocca di Ellen era diventata arida, secca, impastata. Le sue papille gustative avvertirono il tipico sapore della paura.
Poi Dave riprese, con occhi apatici, persi a fissare chissà cosa:
<<Come ti ho già detto, ci sarà pure una cura alternativa, qualcosa di sperimentale, che dia forza alle nostre speranze. Dobbiamo solo darci da fare.>>
La paura non aveva ancora allentato la presa sulla donna, che ora era pallida e tremante.
<<Fisseremo appuntamenti con tutti i migliori specialisti del paese, dal primo all'ultimo. Se necessario contatteremo anche istituti esteri.>>, decise Dave, che cominciò a provare un tremendo disgusto per quel mondo di merda.
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UN DOLORE OSCURO
HorrorLibro selezionato per la pubblicazione con DZ EDIZIONI di Roma. www.dark-zone.it https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=giuseppe+calzi Vincitore del premio Debutto di...