Mi sveglio tutta indolenzita in una camera d'ospedale con un mal di testa pazzesco, non ricordo niente, nella mia stanza ci sono due ragazzi di cui uno, con i capelli lunghi, gli occhi lucidi e gonfi e la faccia di chi non dorme da giorni mi tiene la mano.
L'altro, ricciolino e tatuatissimo fuma appoggiato alla finestra stando attento che non entri nessuno.
Appena il ragazzo affianco a me si accorge che sono sveglia inizia a farmi mille domande.
"Piccola come ti senti? Tutto bene? Chiamo un'infermiera" dice correndo fuori mentre l'altro butta la sigaretta fuori.
"Ciao baby finalmente" dice l'altro accarezzandomi la fronte.
"Chi sei?" Gli chiedo, lasciandolo esterrefatto.
"Come chi sono?"
"Non ricordo nulla, mi fa male la testa, terribilmente"
"Nulla? Cioè nulla?"
"Nulla, mi rispondi?"
"Nicolò, piacere" ride.
"E saresti?"
"Il tuo ex"
"Oh... ok"
"Come mai ci siamo lasciati?"
"Perché sono un coglione, non ti meritavi il modo in cui ti ho trattata"
"E lui?"
"Tuo marito, Mario"
"Marito?"
"Si, aspettavate anche una bambina, ma..."
Mi tocco la pancia.
"I medici non sanno se ce la farà"
"Non ricordo nulla, che mi è successo?"
"Hai provato ad ucciderti... non dovevi, avresti dovuto dircelo, lo sapevi che potevi contare su di me"
"Beh ora sicuro non lo so più" scherzo.
"E invece ora lo sai"
"Sei carino mi dispiace che ci siamo lasciati"
"Aspetta di conoscere lui, ti ama da morire, sei qui da una settimana e non è tornato nemmeno un'ora a casa, è distrutto, ora che scopre che non ricordi nulla gli verrà un colpo.
"Andate d'accordo? Wow"
"Si... eravamo amici, poi da quando ho scoperto che c'era qualcosa tra di voi abbiamo litigato... dopo tempo mi rendo conto che aveva ragione, abbiamo fatto pace quando sei venuta qui"
"Cazzo la stronza sono io allora"
"No, fidati, non hai idea di tutto ciò che hai passato con me, sono stato un coglione a lasciarti andare, lui ha fatto solo bene, è il ragazzo perfetto, ti da tutte le attenzioni che meriti, ciò che non facevo io"
"Ti ho tradito?"
"Credo di sì, con lui, ma non immagini quante volte è successo il contrario, vorrei tornare indietro e non farlo"
Ci interrompe l'altro ragazzo che irrompe nella stanza con un'infermiera che controlla il mio stato di salute.
"Ciao, so che sei mio marito, non ricordo nulla"
"Aspetta, non mi sembra il momento di scherzare" guarda il ragazzo di prima con sospetto pensando ci fossimo messi d'accordo.
"No no, proprio non ricorda nulla" gli risponde serio.
"Ok, qualunque cosa ti abbia detto lui è falsa" ride guardandolo.
"Giuro che ho detto solo la verità"
"Davvero?"
"Ah non chiedere a me" scherzo.
"I miei genitori?"
"Non sanno che tu sia qua... non sapevamo se dirgli che la loro figlia si è provata ad uccidere con la coca e lo xanax"
"Ah... ci tengono a me?"
"No" risponde quello tatuato.
"Si!" Gli risponde mio marito.
"Lui è il cocco dei tuoi, a me hanno sempre odiato"
"Ah capisco" rido.
"Ti vogliono bene, non ho voluto informarli perché ci sarebbero rimasti malissimo, se vuoi li chiamo" mi chiede mio marito prendendo il telefono.
"No no, avete ragione"
Ci penso un po'.
"Ma perché ho provato ad uccidermi"
"No questa è meglio se non te la spieghiamo"
mi risponde quello che si è presentato come Mario.
"Aspettavi una figlia, ho pagato il tuo ginecologo affinché risultasse mia figlia, dato che qualche mese fa ho fatto un casino con lui e lui ti ha lasciata per colpa mia, ma tu non lo sapevi, ti ha mentito dicendoti che sarebbe tornato con la ex, ci siamo rivisti per un po', poi hai scoperto che il bimbo che aspettavi era suo, ma le voci si erano già sparse e hai iniziato a ricevere un sacco di insulti, lui ci ha provato in tutti i modi a fermarli ma ce n'era uno troppo insistente, tu non ci hai mai detto niente mentre questo ti torturava, ora stiamo cercando chi si nasconde dietro l'anonimo"
"Ok.... ora ho mal di testa..." rido.
"Vuoi riposare? Chiedo un antidolorifico?"
"No, penso che mi addormenterò un po' grazie" sorrido a Mario che nel frattempo si precipita a controllare se io abbia la febbre.
"Passo un attimo a casa, Nicolò per qualunque cosa chiamami" gli dice prima di sporgersi a baciarmi senza che me lo aspetti.
"Cazzo scusa, l'abitudine"