Rimango lì immobile finché non mi riprendo e mi decido a tornare a casa.
Mi addormento piangendo e quando mi sveglio mi faccio coraggio e gli scrivo.
"Oggi ho un'ecografia, vuoi venire?"
"Ok, a che ora?"
"16.30, ci vediamo in ospedale"
Visualizza senza rispondere.
Mi butto sotto la doccia e poi mangio qualcosa prima di prepararmi, prendo la metro, tanto é vicino.
Arrivo e lo vedo fumare su una panchina davanti l'ingresso, appena mi vede la butta e mi viene incontro.
Rimaniamo in imbarazzo non sapendo come salutarci quindi mi avvio direttamente verso l'entrata.
Attendiamo in silenzio, senza dire niente e fissando entrambi il pavimento per paura di incrociare lo sguardo dell'altro.
Entriamo per la visita e lui si siede accanto a me fissando il monitor.
Finalmente la vediamo e mi scappa una lacrimuccia.
D'istinto cerco la mano di Mario che non aspetta altro e me la stringe.
A quel contatto dentro di me si smuove qualcosa.
Mi giro e gli sorrido e mi accorgo che anche lui è commosso.
Si porta la mia mano al viso e me la bacia.
Per un attimo ci dimentichiamo di non essere soli, per me nella stanza esiste solo lui e mi rendo conto che per quanto io possa fingere di non provare nulla o cercare di chiudermi in me stessa per non farmi toccare dai sentimenti per lui, non riesco a resistergli.
Mi guarda sorridendo e io mi sciolgo.
Una volta usciti da lì non riesco a dirgli nulla, lui mi abbraccia forte e io rimango lì immobile tra le sue braccia.
"Scusami" gli dico nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
"Non fa niente, é colpa mia" mi sussurra.
Rimaniamo abbracciati senza dirci nulla.
"Ti accompagno a casa" mi dice accarezzandomi una guancia.
Annuisco e senza dirci niente torniamo in macchina verso casa mia.
"Senti hai qualche impegno?" Mi chiede.
Scuoto la testa guardandolo senza capire.
"Se andassimo a fare un giro per lei? Vestitini, passeggino, queste cose qui, non sono bravo, ma vorrei regalargliele io"
"Non c'è bisogno" gli rispondo risentita, aprendo la portiera della macchina.
"Ti ricordo che sono il padre, non sto cercando di comprare te, voglio solo comprare cose a mia figlia" sorride.
"Ok... va bene, andiamo, fai come vuoi"
Rimango un po' assente in macchina, prendendomela un po' sul personale, quando scendiamo per negozi cerca in tutti i modi di farmi ridere e quasi ci casco, quando lo rimproverano mentre fa lo scemo con un passeggino.
Mi riaccompagna a casa e mi aiuta a portare tutto su.
"Grazie" gli sorrido mentre posa tutto all'ingresso e fa il giro della casa.
"Beh pensavo peggio" mi prende in giro "anche se due settimane qui dentro capisco perché sei diventata così, cazzo le serrande puoi pure alzarle così entra un po' di luce" ride andando ad aprire le finestre.
"Mi piace stare così" faccio spallucce.
"Tanto lo so che stavi meglio a casa nostra, quando vuoi ti aspetta"
"È casa tua..."
"Perdonami, non avrei mai dovuto dirti quelle cose..." mi accarezza il viso.
Siamo vicinissimi, i nostri volti quasi si sfiorano.
Lo fisso negli occhi, aspettando che faccia una mossa.
Mi sporgo timidamente verso di lui schiudendo le labbra contro le sue.
Quando mi bacia mi sento quasi una ragazzina al suo primo bacio, gliene rubo un altro, non me ne basterebbero mai.
Lo afferro per i passanti dei jeans e lo porto in camera senza smettere di baciarlo.
"No aspetta" mi sussurra quando tento di togliergli la maglietta.
"Che c'è?" Gli chiedo riprendendo a baciarlo,
"Non voglio forzarti" mi prende il viso tra le mani per guardarmi negli occhi e mi bacia di nuovo.
"Ti voglio" gli sussurro guardandogli le labbra prima di baciarle ancora.
"Giurami che domani non sparisci di nuovo"
Annuisco.
"Te lo giuro"
Mi spoglia lentamente e mi riempie di baci mentre mi fa stendere sul letto e sale su di me sbottonandosi i jeans.
Lo facciamo dolcemente e quando lo guardo dormire affianco a me scoppio a piangere.
È stato bellissimo farlo così con lui, i sentimenti che cercavo di ignorare riemergono fortissimi e penso di amarlo ancora tanto, troppo, non voglio cedere.
Non riesco a dormire, la sua presenza quasi mi disturba perché affianco a lui mi sento fragile.
Quando si accorge che non dormo mi abbraccia stretta e continua a coccolarmi finché non riprende sonno.
Quando si sveglia, si prepara frettolosamente dicendomi che deve ripartire e cerca di convincermi ad andare con lui.
Rifiuto mentre lo guardo rivestirsi.
Prima di uscire mi bacia la fronte.
"Domani sono di nuovo qui, mi prendo una settimana, così stiamo insieme" mi sorride.
Quando esce da casa mia mi vesto ed esco anche io a prendere una boccata d'aria, ma mi ritrovo a pensare inconsciamente a lui.
A peggiorare la situazione un suo messaggio.
"Baby mi manchi, ieri è stato bellissimo, vorrei che fossi qui per abbracciarti come stanotte"
Visualizzo senza rispondere e scoppio a piangere in mezzo alla strada.
Non è giusto, non voglio ricaderci.
Mi dico che ieri è stata solo una scopata occasionale, mi decido ad andare da Nicolò per convincermi che con lui posso provare le stesse cose, mi precipito da lui e lo bacio appena mi apre.
Lo spingo dentro casa sua e lui inizia a spogliarmi senza chiedermi nulla.
Mi rendo conto subito che non è la stessa cosa, Nicolò non è Mario e con lui non provo assolutamente nulla, fingo che ci sia lui al posto suo perché è lui che vorrei che fosse qui.
Appena viene si sposta da me e mi guarda.
"Beh? Ci hai rinunciato a Mario?"
"Devo andare" gli dico rivestendomi velocemente.MARIO'S POV
Finalmente sono in hotel.
Non vedo l'ora di tornare a casa per stare con lei.
Mi squilla il telefono e spero di vedere il suo nome sullo schermo, ma il mio entusiasmo si spegne quando leggo 'Nicolò'.
"Cosa vuoi?" Gli chiedo scocciato.
"A quanto pare siamo tornati ai vecchi tempi" ride.
"Cioè?"
Non capisco.
"Finalmente l'hai lasciata, mi ero dimenticato come fosse scoparmela"
"Come scusa?" Rimango impietrito.
"Oh scusa, non pensavo ti importasse sapere che mi sono scopato la tua ragazza, è corsa da me come al solito pregandomi"
Non ci vedo dalla rabbia.
Riattacco e cerco di chiamarla, ma lei non risponde.
Non riesco a dormire.
Prendo il treno alle 6 e alle 9 sono a Milano.
Corro da lei e sono pronto ad urlarle addosso tutta la mia rabbia, ma appena compare sul portone con gli occhi rossi di pianto e le guance rigate dalle lacrime, fissandomi senza riuscire a dire una parola, mi blocco.
