Da sola

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LOL'S POV
Sono arrivata a New York una settimana fa, ho cambiato numero appena sono atterrata, così che nessuno potesse trovarmi, non ho chiamato nemmeno Gionata, per paura che potesse dire qualcosa a Mario o Nicolò.
Ho trovato un monolocale in periferia e per ora vivo qui in attesa di trovare un lavoro e riuscire a mantenermi.
Penso costantemente a lui, spero stia bene, spero che stia andando avanti e che se ne sia fatto una ragione.
Mi manca da impazzire, vorrei chiamarlo, chiedergli scusa e tornare da lui ma so che non è ciò che devo fare.
Esco per portare dei curriculum come ogni giorno e quando sto per rinunciare all'ennesima risposta negativa, mi arriva una chiamata da una rivista di moda per cui ho sempre sognato di lavorare per un colloquio domani.
Tornando a casa mi rendo conto di non avere vestiti adeguati, cerco in qualche negozio ma faccio fatica a trovare qualcosa che mi piaccia.
Mi guardo allo specchio e il mio umore a terra e la mia faccia stanca spiccano più di qualunque cosa.
"Ti sta bene" mi dice un ragazzo col tipico accento americano, vedendomi indecisa allo specchio di un camerino.
"Grazie"
Iniziamo a parlare e alla fine mi lascia il suo numero, che accetto un po' controvoglia, ma mi convinco che dovrei andare avanti anche io e che pensare al passato non mi aiuterà più di tanto.
Prendo il vestito e ci abbino dei tacchi adeguati e torno a casa abbastanza soddisfatta.

Il colloquio va benissimo, mi prendono subito e io non vedo l'ora di iniziare.
Torno a casa e vorrei condividere la mia gioia con qualcuno, ma mi sento terribilmente sola.
Mi rannicchio nel letto con la sua maglietta addosso pensando a quanto sarebbe contento per me e inizio a piangere.

Mi addormento dimenticandomi di mettere la sveglia e mi risveglio per miracolo e già in ritardo per il primo giorno di lavoro.
Mi vesto cercando qualcosa di mettibile nella valigia ancora da disfare e prendo un taxi per arrivare in tempo, truccandomi durante tragitto.
Appena arrivò l'atmosfera è peggio del previsto, mi trattano tutti con superiorità affidandomi i compiti peggiori dato che sono l'ultima arrivata, in più sono tutte perfette, più belle, più magre, portano tutte tacchi più alti e vestiti più aderenti per mostrare le curve praticamente inesistenti.
In pausa pranzo passo buoni 10 minuti a fissare il mio panino preparato a casa prima di decidere di buttarlo e digiunare.
Vado in un bar vicino a prendere un caffè ma appena esco dal mio ufficio inizio a sentire forti nausee.
Cerco di affrontare al meglio il resto della giornata lavorativa cercando di non dare nell'occhio nei miei spostamenti tra scrivania e bagno.
Finalmente posso tornare a casa, sulla metro di ritorno mi viene l'enorme dubbio di non aver usato precauzioni l'ultima volta con Mario e passo in farmacia, sperando di starmi sbagliando, attendo in ansia che il test mi dia il risultato, e quando finalmente si illumina, tutte le mie certezze spariscono.
Due lineette, incinta.
Scoppio a piangere senza riuscire a calmarmi, sono sola, in una città sconosciuta e lontana da tutti e mi ritrovo incinta della persona che amo e che vorrei dimenticare.
Tremante prendo il telefono e nell'indecisione più assoluta compongo il suo numero.
Attendo che risponda cercando di trattenere le lacrime, ma al secondo squillo, quando sto per chiudere pensando di aver fatto una cazzata a chiamarlo risponde.
"Pronto?" Chiede dopo qualche secondo di silenzio.
Non ce la faccio.
Chiudo la chiamata e blocco il numero scoppiando a piangere di nuovo.
Non posso tornare nella sua vita, devo sbrigarmela da sola.

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