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Trama:ti ritrovi su una nave pirata, mentre cerchi un modo per tornare a casa, decidi di accettare di giocare a carte il capitano.

Mi trovavo ad una festa, indossavo un vestito corto attillato bianco pieno di brillantini, i capelli erano legati in uno chignon alto, trucco intenso sugli occhi e rossetto nude sulle labbra. La musa era suona da vere persone, tra questi aveva attirato la mia attenzione un uomo che suonava il violino, mi aveva incuriosito perché sembrava agitato. Non ci ho dato retta, fin quando non ho udito un rumore, mi sembrava una bomba che esplode, fece urlare tutti i presenti nella sala, vennero lanciate delle bottiglie piene di fumo e poi vuoto totale.
Quando ho iniziato a prendere conoscenza, ho sentito il rumore delle onde e l’odore dell’acqua salata. Ho aperto debolmente gli occhi, mi trovavo in una stanza piccola e buia, era sdraiata su un lettino fatto di legno, affianco a me una candela consumata e uno specchio. Mi sono avvicinata allo specchio. Non indossavo più il vestito che avevo scelto, ma una maglia bianca, da sopra una camicia marrone, pantaloni neri e stivaletti, una cintura era legata alla vita e, al mio fianco sinistro, una tasca con dentro un pugnale.  Il trucco era stato tolto con dell’acqua, infatti erano rimaste alcune macchie di mascara unito all’eyeliner. I gioielli che indossavo erano spariti, ma avevo una collana con delle perline gialle, verde, rosse e nere. I capelli erano sciolti e una ciocca era legata in una debole treccia.
Decisi di uscire da quella stanza, i raggi solari mi fecero chiudere un attimo gli occhi, per poi riaprirli una volta abituata. I miei dubbi divennero realtà.

Mi trovavo su una nave pirata, era identica a quella dei Pirati Dei Caraibi. C’erano venti persone a bordo, tutti erano vestiti alla stessa maniera, se non fosse per qualche particolare che li differenziava. I loro occhi erano puntati su di me, forse era la prima volta che vedevano una donna sulla loro nave, per di più con i vestiti da pirata.
Dalla stanza uscì il capitano. Rispetto agli altri i suoi vestiti erano ben curati, i bottini della sua camicia blu erano ricamati in oro, pantaloni bianchi, stivali neri e la pistola era nella tasca destra. I suoi occhi azzurri incontrarono i miei per qualche secondo, poi spostò il suo sguardo verso un suo uomo per parlare di qualcosa, spero inerente alla nave e non a me.

Verso mezzogiorno, il capitano della nave, mi lasciò il pranzo e poi andò via. Devo ammettere che non volevo mangiare quella specie di brodino, che dall’odore mi ricordava il vomito, ma non mangiavo da un bel po’ e il mio stomaco iniziava a brontolare. L’aspetto era orrendo, ma il gusto devo ammettere che non era niente male, mi venne in mente una zuppa che preparava la nonna con tanto amore, quando mamma mi lasciava da lei.

Una volta finito il piatto, mi addormentai, o almeno ci provai. Per sfuggire a qualcosa di pericoloso, hanno girato la nave a sinistra e io sono caduta dal letto, ritrovandomi un dente sul pavimento. Mi alzai e decisi di andare fuori. Faceva freddo e, per colpa della pioggia, scivolai ritrovandomi vicino alla porta della stanza del capitano. Sentendo un rumore, uscì dalla cabina e mi vide.

“Vi siete fatta male?” Mi domandò prendendomi la mano e aiutandomi ad alzarmi da terra.
“Credo di no”. Mi pulii i vestiti.

Mi invitò dentro, la sua stanza era grande e piena d’oro. Prese una sedia in più e mi fece sedere di fronte a lui, dallo scatolo consumato fece scivolare fuori le carte e iniziò ad immischiarle, per poi lasciarne quattro sul tavolo.

“A cosa giochiamo?” Gli chiesi, per poi pescare tre carte, come aveva fatto lui.
“La carta in mezzo è la regina e vale un punto, le altre invece mezzo. Per vincere bisogna avere dieci regine, si può prendere dal mazzo solo se rimarrete con zero carte in mano”.
“Se dovessi vincere cosa avrò in cambio?”
“Vi riporterò a casa, se invece vincerò io, voi diventerete la mia fidanzata e vivrete qui con me e la mia ciurma”.
“Accetto!”

Iniziammo a giocare, non era complicato come gioco, bisognava solo addizionare. Mi aspettavo qualche battuta per distrarmi, invece rimase in silenzio. Fermò la mia mano che stava per prendere una carta dal mazzo e lasciò l’ultima carta, era la regina.

Con un sorriso malizioso, si sedette al mio fianco e appoggiò le sue mani a coppa sulle guance. Iniziò a baciarmi, poi le sue labbra si spostarono sul mio collo, bagnandolo di baci umidi e qualche succhiotto. Le mie mani si appoggiarono sul suo petto, strappai la camicia, facendo saltare i bottoni. Feci scivolare le mie dita all’elastico dei suoi pantaloni.

“Grazie capitano!”

Feci uscire l’ultima carta, quella che nascose per non farmi vincere. Gliela lasciai in mano e me ne andai nella mia stanza, ripensando all’accaduto.

Buondì💫
Spero vi sia piaciuta questa os.

Vi amo 3000❤

🐍 Tom Hiddleston 💙Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora