Alice

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La luce filtrava dalla finestra, attraverso le delicate tende bianche, che ricadevano sul pavimento della camera da letto.

I raggi del sole riscaldavano le coperte grigie, stropicciate ed aggrovigliate, che coprivano il corpo caldo di Alice.
Una massa di lunghi capelli neri ricopriva morbidi cuscini appoggiati alla testata, di pelle bianca, del letto.

La sveglia, precisa e imperterrita nel suo ruolo, lampeggiava sul comodino accanto alla lampada di vetro bianco satinato.
Le foto, tutte rigorosamente allineate sulla mensola del camino, erano incorniciate in bianche cornici lavorate. Solo due libri erano fuori posto; giacevano sulla chaise longue, vicino al camino.

Era l'alba di un nuovo mattino e due occhi color ghiaccio, si aprirono assonnati. I grandi numeri neri, in netto contrasto con lo schermo verde, le svelarono l'ora esatta, percependo immediatamente che poteva richiuderli ancora per un po'.

Un senso di sollievo e benessere pervasero tutto il suo corpo, non ancora pronto a svegliarsi totalmente.

Il viso, dal colore del latte, sprofondò ulteriormente nel cuscino, rilassato. Quello era il momento della giornata preferito di Alice. Quando si poteva ancora stare a letto, quando ancora il giorno non era cominciato, quando tutto sembrava fermo nel tempo, quando tutto poteva ancora succedere.

Quando la vita ti prometteva ogni cosa.

Poi suona quella dannata sveglia e parte una canzone dalla radiosveglia.

Il corpo caldo si gira sotto le coperte e urta un gatto bianco e beige, dall'aria imbronciata.
Il suo miagolio di protesta riecheggiò per tutta la stanza.
"Scusa Leo!", mormorò nel riverbero delicato della luce mattutina. Le lunghe dita affusolate si infilarono nel morbido pelo setoso. "Non era mia intenzione svegliarti!"

Stregata dal fascino delle lenzuola calde, Alice cercò di resistere al richiamo insistente del letto. Ssenza riuscirci.

Tuttavia, la sveglia aveva in serbo per lei altre cartucce da sparare, con l'obiettivo di svegliarla del tutto.

"Buongiorno cittadini di Charleston", pronunciò la voce dello speaker. "Sono le 07:25, ci sono 21 gradi,
il sole splende e ora vi dedichiamo questo meraviglioso pezzo degli Smash Mouth, All star!"

Sulle note di una briosa e piacevole canzone, Alice si alzò di scatto, lanciando le coperte sopra al felino e correndo a spalancare le tende bianche con i tendoni grigi della finestra, in modo da poter far entrare tutto il sole possibile.

Chiuse gli occhi, sentendo su di sé il
calore dei raggi del sole e tutto il suo effetto benefico, avvertito in una lunga e interminabile carezza avvolgente.

Con l'effetto di quella carezza penetrata nel corpo e adagiata sulla sua anima, Alice si diresse verso il bagno confinante con la stanza, stringendosi nella sue piccole braccia.

Come ogni mattina, l'acqua della doccia scendeva calda sulla liscia schiena in un rituale di benessere, mentre la giovane donna volava con la mente ai vari appuntamenti della giornata.

Una routine quotidiana, vissuta con orgoglio e completa dedizione per il suo lavoro; aprire la sua clinica veterinaria.

Alice era una dottoressa veterinaria, con un amore infinito verso i suoi pazienti, un amore nato e maturato fin dalla sua tenera età.

Un piacere e non un lavoro, conosciuto ed amato direttamente dalle braccia di suo padre, anch'egli un medico.

Con un sorriso sereno, dal profondo significato, si vestì in fretta, optando per una camicetta rosa antico e dei pantaloni neri.

Dopo una piccola tappa in cucina, al pian terreno, uno sguardo veloce alla fotografia dei suoi genitori, incorniciata da una cornice d'argento e posizionata sul tavolino vicino al divano, Alice uscì di corsa da casa, respirando l'aria salmastra.

Adorava, amava letteralmente l'odore dell'oceano, il profumo di casa sua.
Con il colore più bello dell'arcobaleno negli occhi, catturato dai riflessi accentuati dal sole sulle onde, si avvicinò alla macchina parcheggiata in garage notando solo all'ultimo il signor Albert, già all'opera.

L'uomo, dai lucenti capelli brizzolati, alzò il suo viso dalla siepe a dire poco perfetta alla figura minuta della padrona di casa. "Buongiorno signorina Alice", pronunciò sorridendole.

"Buongiorno Albert", esclamò la ragazza alzando la mano in un saluto allegro.

"Hai passato una buona serata, ieri sera?", si informò rimanendo immobile con le cesoie aperte.

"Ottima direi! Un bel volume di chirurgia con tè caldo!", rispose mentre cercava le chiavi della macchina dentro la borsa, con un'enfasi non giustificata.

"Eh no, dai!", esclamò mordendosi il labbro. "Dove siete?", mormorò ora in preda allo sconforto.
Non trovare le chiavi di casa o della macchina, era una situazione che si ripeteva ogni due o tre giorni, quasi come se fosse diventata una regola incisa nel manuale delle sue sventure.

"Ti prego, dimmi che ci sono", chiese alla borsa cercando di mantenere sotto controllo i primi sintomi dello sconforto.

Alice era molto ordinata, aspetto del suo carattere fondamentale per il lavoro che svolgeva ma con quelle dannate chiavi non poteva vincere. Incredibile!

Albert era un caro amico di famiglia ed era il giardiniere e tuttofare, assunto dal padre quando Alice era solo una bambina. Ora, dopo la morte di suo papà era l'unico, diciamo quasi parente, ancora in vita.

"Trovate!", esclamò notevolmente sollevata brandendo le chiavi come un trofeo da fare ammirare.

"Giornata fortunata Alice!", pronunciò di rimando l'anziano uomo sorridente.

"Speriamo Albert, non stava per incominciare proprio bene. Buon lavoro!"
"Buon lavoro anche a te", si dissero gli unici due a abitanti della casa.

Alice aprì la portiera del suo Range Rover nero, lanciò la borsa sul sedile del passeggero, ingranò la marcia e partì veloce con destinazione il caffè del centro. Aveva assolutamente bisogno di tè caldo per iniziare davvero bene la giornata.

Spazio Autrice
Ed ecco voi la nostra Alice! Una ragazza normale che vive la sua ordinaria vita. Vediamo però chi arriverà a sconvolgerla!

Buona lettura e fatemi sapere se vi piace!

Vi lovvo
Helena❤️

Vi lovvoHelena❤️

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