Sadness

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La serata al pub, dopo la conferma da parte del suo migliore amico, su con chi volesse provarci, proseguì senza dei veri sorrisi.

Sentire che Jousha voleva provarci con Mya lasciò Thomas con un gusto amaro in bocca.
Impercettibilmente il gusto del panino era diverso mentre la birra non era più così fresca.

Thomas non si aspettava di certo di sentire il nome della mocciosa, uscire dalle labbra di Jousha ed in piena risposta ad una sua innocente ed innocua domanda.

Eppure dopo un tempo lunghissimo di attesa, perso nell'oblio infinito, aveva ricevuto un colpo; un duro colpo.

Inspirò profondamente e non riuscì a rispondere nulla.
Continuò a mangiare lasciando cadere la conversazione mentre Jo si guardò bene dal proferire altre parole.

Solo un "lasciala perdere, è una sciagura", uscì dalla sua bocca senza neanche capire il perché.
"Non perdere tempo con lei", borbottò mangiandosi le parole.

Parole senza un senso, senza un filo logico venivano fuori come un fiume in piena. Sì, un vero fiume in piena senza un vero motivo.

Di motivi però per Thomas c'erano, eccome. Non solo iniziò ad elencare tutte le offese ricevute ma elargì dei veri e propri avvertimenti sul perché Jousha doveva starsene alla larga; per il suo bene ovviamente.

"Tranquillo Thomas non sono io quello che rischia di essere linciato se la incontra per strada; sei tu quello che si è scopato la sua migliore amica gettandola poi nel dimenticatoio". "Non immaginavo certo che quella pazza isterica fosse la sua migliore amica".
"Non ti preoccupare per la mia salute, non credo che correrò certi rischi. In ogni caso preferisco correre questo pericolo", replicò sorridendo alzando il bicchiere.

Thomas non riuscì più a proferire parola, ormai a corto di argomenti per perorare la sua causa. In fin dei conti era dell'incolumità del suo migliore amico che stavano discutendo.

O forse no?

Un piccolo tarlo, piccolissimo stava insinuando un dubbio amletico nei suoi pantaloni. Un ruggito potente nello stomaco stava richiamando l'attenzione del suo cuore insensibile ad ogni tipo di emozione.

Lo scacciò prepotentemente ricordandosi che nulla o nessuno sarebbe riuscito a far cadere il suo muro d'indifferenza verso tutto e tutti; tanto meno una mocciosa insolente.

Che vada al diavolo lei e il suo migliore amico pensava mentre tornava a casa e lo stesso ed unico pensiero gli ronzava ancora nel cervello, quando entrando in casa si tolse i vestiti per buttarsi sotto il getto della doccia calda.

Con parsimonia ed in totale silenzio riempì il suo corpo di schiuma per togliersi dalla pelle la stanchezza di quel giorno.

Sempre in totale silenzio si asciugò e con un broncio sconosciuto sulle labbra piene si buttò sul letto.

Rimase lì fermo, avvolto nell'oscurità della stanza con solo la luna piena a fargli compagnia.
Una luna forte e maliziosa che birichina entrava dalla finestra con le veneziane alzate, per toccare il suo corpo scolpito.

Non pensò più a niente, Thomas non volle pensare a niente.
Chiuse gli occhi cercando sollievo nell'oblio del suo inconscio mentre cercava di cancellare l'ultima parte della serata.

Riuscì a crollare velocemente fra le braccia di Morfeo con la speranza di raggiungere il sollievo, ma si ritrovò incastrato in sogni o incubi.

Strane visioni affollavano la sua mente, ma un'immagine si ripeteva all'infinito; un piccolo sorriso, dalle sfumature rosa.

Thomas sorrideva di rimando e cercava di incastrare quel sorriso fra le sue labbra, ma invano.
Quelle stesse labbra che, da prima dolci, si trasformavano in seguito in un ghigno malvagio.
Anche le parole che gli giungevano erano a dir poco spiacevoli.

Il senso era sempre lo stesso e per renderle vere un'altra figura si materializzava, la figura di un uomo.
Conosceva troppo bene quei capelli ricci dalla tonalità scura.
L'uomo che gli dava le spalle avvolgeva Mya nel suo abbraccio e la risata allegra della mocciosa si univa a quella roca del suo migliore amico.

Thomas cercava di raggiungere la coppia male assortita, per separarli, ma niente potevano le sue lunghe gambe contro quell'incubo.

Con il respiro affannato e la stanchezza nelle gambe aprì gli occhi solo per vedere la sua camera da letto.

Solo uno sguardo perso nello specchio dell'armadio gli fece tirare un sospiro di sollievo.
"Solo uno stupido sogno", mormorò nel silenzio della camera mentre cercava di riprendere un ritmo normale del respiro.

Fuori la pioggia aveva ricominciato a scendere mentre l'orologio del cellulare gli indicava che non erano neanche le sette del mattino.

Sprofondò con la testa nel cuscino mentre malediceva la sua mocciosa insolente.

Provò a pensare a quelle poche cose che lo rilassavano, come le partite di football o le carezze di qualche bella ragazza, ma l'effetto sperato non arrivò.

Si rigirò ancora un po' nel letto fino a quando i raggi di un timido giorno nuvoloso, iniziarono a cambiare il colore degli oggetti.

Sbuffando si alzò dal letto mentre l'erezione mattutina faceva sentire il suo effetto. Deciso ad abbandonare la camera da letto, aprì l'armadio prendendo la tuta grigia che usava per correre.

Smuovendo l'aria chiusa nell'armadio, un dolce profumo arrivò alle sue narici. Per un secondo si chiese cosa ci facesse un profumo di donna nel suo armadio ma velocemente gli occhi, richiamati da quella essenza, si posarono sulla sua camicia azzurra appesa al porta mantello.
I bottoni non c'erano più e fili blu scuro penzolavano sul bordo stropicciato.

Senza neanche chiedere, il suo cervello ed il suo corpo rivissero un ricordo recente; Mya con la sua camicia addosso sul pianerottolo di casa sua.

Il suo sorriso birichino e poi quelle parole taglienti; sono accaldata perché è tutta la notte che sogno di scoparmi il tuo amico.
Un ulteriore colpo al suo orgoglio, tanto che restò di pietra per poi scaricare un insidioso sentimento su quella povera camicia.

Un gesto che era stato ordinato dalla sua parte irrazionale ma che ebbe un risvolto erotico.

Strapparle la sua camicia dal corpo da sirena che aveva, era stato estremamente eccitante; peccato per quel sentimento di odio misto rabbia.

Scacciò di nuovo Mya dalla sua testa e si infilò velocemente la tuta. Prese le chiavi ed il cellulare, che venne bloccato sul braccio. Le cuffiette bianche vennero infilate nelle orecchie ed il cappuccio della felpa, senza maniche grigia, venne tirato sui biondi capelli.

Thomas scese le scale del palazzo dove abitava e velocemente si ritrovò in strada mentre tutta Columbia iniziava a svegliarsi.

Un unico obiettivo aveva in testa: scaricare la tensione ed il nervoso attraverso la corsa.
Avrebbe fatto di tutto pur di non pensare alle parole del suo migliore amico, ma soprattutto per non ricordare quelle taglienti di Mya.

Spazio autrice:
Ah ah ah caro il mio Thomas!
Ah ah ah qualcosa ti rode?

Un irresistibile arrogante - The Sommers brothers series (Completa) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora