Baciami

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Il parco davanti a loro era immenso. La riproduzione di un piccolo garden, immerso nei colori estivi.
Il prato era di un bel verde mentre le aiuole, di varie dimensioni, erano ben curate e dai mille colori. Meravigliose tavolozze di tanti pittori esperti.
Il riverbero del sole accarezzava il lago mentre i suoi abitanti si godevano la nuotata. Nell'aria si sentivano le chiacchiere dei ragazzi che prendevano il sole, sulle coperte estive e le risate dei bambini che giocavano con le fontane. I giochi d'acqua estivi che noi tutti ricordiamo. L'estate a Columbia si godeva così.

"Ci porti tutte le tue conquiste?", chiese Rachel notando la bellezza del posto. Salici piangenti, arredavano ogni angolo e fornivano riparo a deliziose panchine di legno e ferro battuto.
"Tu sei una mia conquista?", le chiese guardandola negli occhi verdi. Oggi erano più luminosi del solito.
"No Ian, proprio per niente!", la risata era dolce in netto contrasto con quelle parole.
"Non ancora è la risposta giusta e no, Rachel, non ci porto le mie conquiste", affermò controllando la stradina di ghiaia. Sulla spalla aveva uno zaino blu e sul viso un sorriso radioso.

Rachel gli faceva quell'effetto.

Si ritrovava a sorridere come un vero ebete anche solo per un ricordo che gli ritornava in mente, un suo dettaglio.

"Davvero?"
"Certo, di solito me le porto nel mio appartamento", rispose serio.
"Arrogante".
"No, onesto. È solo la verità".
"E quindi che cosa ci facciamo qui?", lo sfidò con lo sguardo.
"Volevi che ti mostrassi dove vivo?", la studiò con lo sguardo.
"No, si c'è no va benissimo il parco", cercò di dire senza prendere fuoco.

Inutile neanche a pensarci.

La prese per mano incrociando bene le loro dita e baciandole la guancia mormorò, "sei la mia unica ed insostituibile turista".
Il sorriso di Rachel era radioso e seguì Ian con piacere, lo avrebbe seguito ovunque. Anche nel suo appartamento.
Non poteva più nasconderlo a se stessa, dipendeva totalmente ed incondizionatamente dalle sue labbra create per baciare.
Avrebbe comunque cercato di tenerglielo nascosto ancora un po' a quell'irriverente cronico.

"Che cosa ci facciamo qui, cicerone?"
Lo sguardo perplesso di due grandi occhi verdi era fisso su una pista da roller, sbucata da dietro enormi querce, alla fine della stradina di ghiaia.

"Si chiama pista di pattinaggio", le disse sorridendo, "mai vista una?"
"Non fare l'irriverente con me Sommers, so benissimo di cosa stiamo parlando e ti assicuro che io su quei cosi non ci vado".
"Sei una fifona", esordì posando lo zaino sulla panchina.
"No, non é così", incrociò le braccia sulla camicetta bianca. Ringraziò mentalmente di aver scelto un paio di jeans per quella giornata.
"È allora illuminami, perché non saprei che problema ci sia!", si tolse la giacca.
"Non c'è nessun problema!"
"Bene, allora indosserai questi". Alzò davanti a lei un paio di roller neri con le ruote lucide.

"Ma dove li hai presi? Sono nuovi e sono anche della mia misura". Rimase a bocca aperta.
"Mio fratello è il migliore nel suo campo. Tutto per lui ruota intorno al fitness, allo sport ed alle belle donne. Se vogliamo dire proprio tutta la verità".
"E l'altro tuo fratello? Jamie?"
"Lui è il mio fratellone grande, architetto e presunto libertino. In realtà, ci ha fatto da padre a me e a Tom. Finiva la scuola ed al pomeriggio si prendeva cura di noi, aiutando nostra madre. Alla sera andava a lavorare, in una pizzeria italiana. La sua giornata non era finita però, di notte studiava perché il suo sogno era di diventare un architetto. Ci è riuscito", infilò il secondo pattino a rotelle.
"Vuole farsi passare per quello allergico alle responsabilità, ma non è così. È il fidanzato quasi perfetto".
"Perché quasi perfetto?", chiese Rachel cercando di immaginare Ian ed i suoi due fratelli da piccoli.

Piccoli meravigliosi ragazzini dai grandi occhi espressivi.

Ian si inginocchiò davanti a lei, procurandole una potente scarica di elettricità in tutto il suo corpo. Così potente da incendiarle le guance.

Con mani esperte prese il polpaccio delicatamente e con una delicata carezza scese sulla caviglia, chiudendo bene le chiusure dei roller. La stessa operazione la concluse anche sull'altro piede, lasciando piccoli e tremendi segni di fuoco puro su di lei.
"Perché è quasi il fidanzato perfetto?", chiese trattenendo il respiro, mangiandosi le labbra.

Ian, con un sorriso birichino, la prese per mano ed alzandola con forza dalla panchina spostò il suo corpo suo roller, fermando l'inizio della sua corsa con il proprio corpo.
"È semplice, perché sono io il fidanzato perfetto", le rispose ammiccando, stringendola forte fra le sue braccia.
I loro corpi erano a stretto contatto e si ricordavano benissimo che quelle stesse emozioni le avevano già vissute qualche sera prima, sotto splendidi fuochi d'artificio, mai visti.

"Beh questo sarebbe proprio da verificare", gli rispose Rachel con il cuore a mille per lo scontro dei loro due corpi.
Ridendo Ian l'afferrò per i fianchi, sentendo la stoffa leggera della camicetta bianca. La pelle di quella bellezza rossa era morbida e liscia e con la scusa di guidarla sui roller, afferrò i suoi fianchi, come li avrebbe afferrati durante uno scambio di baci infuocati.

Tutto il suo corpo reagì all'istante ma doveva pazientare ancora, ora si doveva solo concentrare per non cadere.

Caduta che sarebbe arrivata da lì a poco. Un gruppo di ragazzini gli tagliò di netto la strada. Colpa un po' di tutti. Ognuno era distratto, i ragazzi perché giocavano a rincorrersi mentre loro ascoltavano solo le loro sensazioni che scaturivano da quel semplice contatto di pelle.

Il risultato fu penoso perché mentre i ragazzi, dopo frettolose scuse, si volatilizzarono, Ian e Rachel rimasero a terra, con qualche difficoltà a riconquistare l'equilibrio.
"Sei una schiappa", gli disse ridendo vicino alle labbra.
"Come sono una schiappa? È stato un incidente", si avvicinò a quelle labbra lucide.
I loro corpi avvinghiati ed i visi vicini, in mezzo alla pista.
Sguardi di fuoco e lampi di desiderio.

"Lo so che mi vuoi baciare", le disse.
"Non ti voglio proprio per niente baciare, sto solo cercando di tirarmi su, ma non ci riesco".
"Ah si, adesso diamo pure la colpa ai roller".
"Potevi almeno prendere quello vecchio stampo con le ruote rettangolari e non in un'unica fila!".
"Mi hai fatto sentire inesperto in un istante!"
"Perché lo sei!", gli rispose alzandosi e facendo un giro perfetto.
"Ma allora ci sai andare!", gli urlò vedendola andare via, leggera come una ballerina.
Rachel ci sapeva andare alla perfezione sui roller, ma era delizioso sentire quel corpo, quel profumo di uomo vicino a lei.
"Scappa bugiarda che appena ti prendo verrai punita".

Solo una dolce e viva risata fu la risposta che ricevette.

Un irresistibile arrogante - The Sommers brothers series (Completa) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora