Disconnessione II

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Il risveglio di una poco normale domenica mattina di ottobre, nel loft di Mya, era stato molto più che movimentato.

Alla confessione di Ramon, più di un lamento era esploso e Mya, con il suo mal di testa da record, si ritrovò sotto un fuoco incrociato.

Tiffany iniziò ad urlare ed inveire, come una pazza isterica, contro un Thomas sempre più alterato.

"È tutta colpa tua!", gridò contro il biondo palestrato, rimasto immobile contro il muro lilla chiaro della camera.

La mocciosa dovette mettersi davanti a lui per cercare di farle capire che era una vittima questa volta ma ormai era completamente fuori controllo.

"Tiffany smettila subito", le ordinò ricevendo in cambio il lancio di una sua paperina nera.
"No, no, noo", riuscì solo a mormorare prima di retrocedere, come azione di difesa e coprirsi il volto.
Il lancio venne intercettato dalla statua di marmo che aveva e che sentiva, prepotente, dietro la schiena.

"Ti ho salvata", le mormorò nell'orecchio sfiorandole la guancia, "mi devi la vita, sarai la mia schiava".
Un rossore si accese sulle guance dettato da un mix di sentimenti ed emozioni.

Odio, gratitudine, brividi per via della sua voce roca e poi di nuovo odio.
"Non mi hai salvato proprio per niente, sono io che sto cercando di non farti uccidere", replicò spazientita.

"Calmati Tiffany non c'entrano niente loro due", provò a calmarla Tony senza ottenere successo che venne investito da cuscini e peluche.

"Tiffany", urlò Mya avanzando di un passo staccandosi da quella forte inesauribile di calore.
"Ora basta", le ordinò ricevendo solo in cambio il lancio di un'enorme montagna di biancheria intima e di vestiti puliti, da piegare.

"Nooo, dannazione era tutto già lavato", replicò togliendosi una minigonna dal viso mentre con i polmoni paralizzati,  si rese conto che la maggior parte dei suoi completini intimi erano volati addosso a Thomas.

Si girò con le orecchie ed il viso rosso fuoco mentre Thomas teneva fra le mani perizomi e culotte.
"Interessante", mormorò alzando un tanga nero di pizzo, sentendo il suo pene dilatarsi.
"Ridammi subito le mie mutande", sentenziò Mya con l'incazzatura che le bruciava le vene.

"Allora tu dammi la mia camicia", replicò divertito notando che per la prima volta una ragazza l'aveva indossata e a lei le stava davvero bene.

Un piccolo pensiero, ricreato nella sua mente e velocemente accantonato.
"Adesso non posso spogliarmi di nuovo ma tu dammele subito", ordinò inviperita mentre teneva testa a Tiffy.

"Sei una traditrice", le stava urlando ora.

"Eh no, cavolo", replicò mentre cercava inutilmente di recuperare pezzi di pizzo.
"Questo proprio non lo puoi dire, non è successo niente!", sentenziò fulminandola con lo sguardo.

"Hai assaggiato il suo sesso?", le chiese con i bulbi oculari fuori dalle orbite.
"Come scusa?", balbettò agitata ricordandosi di loro due sul divanetto del Manhattan.

"Hai capito benissimo", sibillò fredda prendendo il suo profumo fra le mani come un'arma.

"Tiffy ti prego, sono stata drogata, ho mal di testa e non ricordo praticamente niente, ma sono più che sicura di non avergli succhiato il pisello", affermò omettendo di aver leccato e succhiato avidamente, il suo sperma, dalle sue dita calde.

Un irresistibile arrogante - The Sommers brothers series (Completa) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora