Progetti

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Disegnò piantine e facciate, fino a quando il sole non fece capolino, sulla superficie del mare.

Alle prime luci dell'alba i suoi occhi reclamarono un po' di riposo e dopo aver inoltrato una lunga mail ad Adam, il suo fidato collaboratore, spense il pc. I ragazzi del suo ufficio avrebbero continuato a creare quei bozzetti, seguendo le sue linee guida, ma aggiungendo anche le loro idee.
Solo così si poteva creare un lavoro vincente, ascoltando ed unendo diversi punti di vista.

Si alzò dalla poltrona girevole di pelle nera, con il corpo un po' indolenzito, mettendo Hope a dormire nella sua cuccia.
Durante la notte gli aveva fatto compagnia e si era fatto accarezzare costantemente.

Andò in bagno ed aprì l'acqua della doccia. Scelse i gradi e sentì all'istante la temperatura ideale.
Quel piacevole calore che avrebbe pulito tutto il suo corpo.

Si voleva togliere l'odore della pioggia e del sonno mancante, dal corpo, prima di svegliare il suo amore.

Aveva intenzione di prepararle la colazione, quel tè caldo che amava bere, quel tè che aveva caratterizzato il loro strano, primo, incontro.

Stava per entrare quando una mano, leggera e morbida gli afferrò il braccio.
Si girò già con il sorriso sulle labbra ed abbracciandola, le diede il buongiorno tra i capelli.
"Non mi lasciare più da sola", lo rimproverò con voce leggera ed ancora assonnata.
"Non voglio più svegliarmi da sola nel letto", disse strofinando il viso contro il suo petto liscio.
"No, amore mio, mai più".

Jamie si spostò leggermente per guardarla, per guardare quei occhi azzurri, splendidi.
Aveva tutti i capelli arruffati, con gli occhi pieni di sonno e con il pigiama con i gattini.

"Sei uno schianto Lis, davvero".
Sorride ed arrossì per quel complimento inaspettato, "non te la cavi con un complimento".
"Ah no, signorina Lawrence?"
"No", riuscì solo a dire prima che quelle braccia forti tirarono su il suo corpo, senza alcun sforzo, portandola sotto la doccia.

Peccato che aveva il pigiama.

Una sonora risata riempì la doccia insieme alle sue proteste!
"Come cavolo ritorno a casa mia?" urlò prima di sentire il getto forte sul suo viso.
"Con la mia camicia", le rispose mentre le mani tremanti ed ansiose, sfilavano gli indumenti e la sua bocca bloccava le proteste.

Sentivano entrambi il desiderio, il bisogno di carezze e di baci, il bisogno possessivo di sentire l'altro completamente rapito e coinvolto in quello scambio di labbra e di lingua.

In pochissimo tempo erano pronti per unirsi, per diventare un'anima sola e dopo una lenta penetrazione, lo diventarono veramente.

Un corpo solo, un cuore solo, un unico sospiro.

Il piacere lì travolse entrambi e sentendo il netto contrasto tra il freddo delle piastrelle, il caldo della doccia ed il fuoco delle loro emozioni, raggiunsero l'orgasmo con mille sensazioni diverse.

Sensazioni custodite gelosamente nei loro due cuori, uniti da quell'unico filo rosso esistente.

***

La giornata di svolse tranquillamente, Lis nella sua clinica con i suoi amati pazienti, tra prodotti antipulci e vaccini e Jamie sommerso da vari disegni.

Il corriere consegnò la merce ordinata e scatoloni di diverse misure invasero la sala d'aspetto.
Lis pagò direttamente il ragazzo delle consegne e chiamò Rachel per comunicarle che l'ordine ricevuto era completo.

"Rachel ciao sono Lis", incastrò il telefono tra l'orecchio e la spalla.
Lo scotch marrone veniva strappato ed i farmaci abilmente controllati.
"Ciao Lis, che piacere sentirti! Ti avrei chiamato io più tardi perché ti volevo ringraziare ancora per il tuo invito di ieri. È stata una giornata fantastica".
"Figurati Rachel mi ha fatto davvero piacere, grazie".
"Ne sono davvero contenta ed anche per me è stato il primo 4 luglio, vissuto davvero bene, dopo diversi anni".
"Allora dobbiamo riorganizzare un altro evento!"
"Questo è sicuro!", disse posando le bolle di trasporto e cambiando orecchio con il telefono.
"Hai ricevuto la merce?"
"Si Rachel, ti volevo proprio avvisare che è arrivato tutto".

Nessun suono seguì le sue parole. Anzi diversi suoni non precisi.
"Lis mi senti?"
"Ora si, ma non tanto bene".
"Sto andando a Columbia per un seminario su nuovi farmaci da utilizzare per le anestesie e sto attraversando sicuramente delle zone dove, il segnale, non prende bene".

"Ok, non ti preoccupare allora ci sentiamo presto e buona permanenza a Columbia, sicuramente avrai un perfetto gentiluomo che ti farà da guida".

Rachel scoppiò a ridere. "Grazie e ti farò sapere se sarà perfetto come guida".

Terminata la conversazione Rachel spense il viva voce e ricontrollando la route 66 ed il navigatore si rilassò leggermente sul sedile mentre continuava a guidare.

La sera prima, non aveva visto i fuochi d'artificio sul ponte di Charleston, ne aveva sentiti di diversi nel suo petto, mentre le sue labbra venivano letteralmente divorate da Ian.
Quel bacio che si scambiarono fu passione pura e mentre le baciava il collo con delicatezza e fame di sesso allo stesso tempo, le fece promette che si sarebbero di nuovo rivisti.

Non gli aveva detto che il giorno dopo sarebbe partita proprio per Columbia, per motivi di lavoro.

Così lui le promise che sarebbe passata solo una settimana e poi i loro occhi si sarebbero di nuovo incatenati in uno sguardo magnetico, quel week-end stesso.
Prima di salutarla nell'atrio del palazzo dove aveva affittato la stanza, le scrisse il suo numero nel suo telefono sperando di ricevere un suo messaggio, il prima possibile.
Fu un vero gentiluomo anche se i suoi baci erano davvero dolci e selvaggi allo stesso tempo e tutto il suo corpo muscoloso sapeva di sesso, di orgasmo, di lussuria.

Sorrise perché era ormai pomeriggio inoltrato ed in neanche due ore, sarebbe arrivata in quella città che non aveva mai visitato ma che il destino volle essere la sede del congresso che ogni tre mesi la sua società organizzava.
Non fu una scelta fatta con leggerezza. Rachel aveva captato voci di una possibile apertura di nuova sede della società.

E la città scelta era proprio Columbia, famosa per la sua università, per gli importanti laboratori di ricerca.
Ed una casa farmaceutica di ricerca ne aveva un attivo nel suo bilancio.

Non credeva al destino, non ci aveva mai creduto e non ci voleva credere.
Era fermamente convinta che il destino non esistesse e che solo con la forza di volontà e la determinazione si poteva ottenere ciò che più si desiderava.

L'incontro con Ian, lo definiva casuale, non voluto da qualche cupido annoiato, non certo scritto tra le pagine del suo futuro.
E con questo spirito di avventura e con un pizzico di curiosità, avrebbe vissuto a pieno quei inaspettati eventi e poi avrebbe visto che cosa sarebbe successo.

Tutto però con una gioia mista eccitazione nel cuore, cuore che non batteva così forte da troppo tempo.

Un irresistibile arrogante - The Sommers brothers series (Completa) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora