Presa

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Passò una settimana ed a Lis vennero tolti la flebo ed anche il fastidioso bip. Ogni volta che l'architetto Sommers si presentava, puntualmente ad ogni orario di visita, quella macchinetta impazziva. Orario di visita e non, tanto che l'infermiera Stacy quasi sempre gli rispiegava le regole del reparto.
E lui le riascoltava con aria interessata ed occhioni da cucciolo. Tuttavia, la volta successiva erano di nuovo da capo; diventando cane e gatto.

Andrew aveva avuto l'influenza e non poté venire per tutta la settimana. Le scriveva messaggi ma quando provava a sentirlo, puntualmente, non rispondeva. Dormiva o lavorava, ecco le due scuse.

In ogni caso Lis voleva vederlo, "cavolo è il mio fidanzato, anche con la febbre doveva venire qui da me" e proprio quel giorno l'avrebbe rivisto perché Alice sarebbe stata dimessa dall'ospedale.

Un mese, un mese intero in quel maledetto letto, ferma. Le sue gambe erano ancora abbastanza in forma ma avevano bisogno di fare delle sedute dal fisioterapista. Doveva ridare elasticità ai suoi muscoli. 

Si sedette sul letto lasciando a penzoloni le gambe. Chris le aveva portato dei vestiti. Un vestitino leggero azzurro e paperine nere.
Azzurro come i tuoi occhi le aveva detto mentre l'aiutava in bagno ed a vestirsi. Le aveva sistemato i capelli con una fascia nera che sembrava un cerchietto ma che nascondeva la ciocca di capelli più corta.

Volle assolutamente metterle un filo leggero di trucco anche se Lis non voleva. Si lasciò truccare lo stesso, perché la sua voglia ed i suoi sorrisi erano contagiosi.

Ora, mentre aspettava quella svampita di una sua migliore amica e quell'idiota del suo fidanzato, Alice guardò di nuovo quella gabbietta con la porticina aperta, piena di fiori.

Adorava quell'oggetto, adorava quei fiori, adorava letteralmente quel regalo.  Il significato di libertà era stupendo. E lei si sentiva così, di nuovo libera da tutto quello. Dal letto, dai fili, dagli aghi. Il suo corpo era completamente guarito mancava solo la sua mente.

Sospirò perché voleva toccarla ma dal letto al davanzale c'era qualche passo di troppo e lei non aveva ancora provato a camminare, senza il sostegno di qualcuno.

Guardò le paperine nere e poi il pavimento di linoleum grigio. Si morse il labbro e decide di provare.

"Dai Alice almeno proviamo!", si disse per darsi forza. Guardò il suo obiettivo e delicatamente cercò di mettere i piedi per terra.
Aggrappandosi al letto toccò il pavimento ed un sorriso le uscì sul viso.

Primo passo fatto pensò felice, aggrappandosi anche al comodino.
Un profumo di lavanda arrivò e questo semplice odore riuscì a calmare i suoi pensieri negativi.

Si aggrappò con entrambe le mani e si raddrizzò. Era in piedi, finalmente in piedi dopo tutto quello che era successo, dopo tutto quello che non ricordava ma che le era stato raccontato.

Inspirò di nuovo ossigeno profumato e poi espirando bene l'ansia da prestazione, si girò verso la gabbietta sicura di riuscirci.
Sentiva che era pronta, sentiva che ci poteva riuscire.

Con questa convinzione si lanciò verso quell'oggetto bianco decorato come se fosse stata lei stessa l'uccellino che voleva uscire da lì, per volare dritto nel cielo. Volare libero verso l'infinito.

Mosse il primo piede ed allungando una mano mosse anche il secondo ma qualcosa andò storto.
La gamba cedette sotto il peso del corpo per via del muscolo atrofizzato.
Panico si manifestò all'improvviso nel suo petto mentre un dolore forte alla tempia sinistra obbligò Lis a chiudere gli occhi ed a portarsi una mano alla testa.

Stava sentendo già la botta che avrebbe preso una volta raggiunto il pavimento ma il dolore non arrivò mai.

Al posto del pavimento Lis atterrò su qualcosa sempre di duro ma morbido allo stesso tempo. Un profumo caldo l'avvolse come venne avvolta da due grandi braccia. Un corpo solido e robusto. Lis era atterrata sul corpo di un uomo. E lei sapeva già di chi fosse quel petto, perché l'aveva riconosciuto dal profumo.

Si strinse forte a quel corpo senza neanche riflette su quello che stava facendo. Lo strinse e basta perché una parte di lei, sconosciuta, aveva deciso che fosse giusto così.

Appoggiò la fronte sulla camicia azzurra sentendo un cuore battere all'impazzata tanto veloce come batteva il suo.
Ringraziò mentalmente che il suo corpo non fosse più collegato a quella dannata macchinetta o l'infermiera Stacy l'avrebbe di nuovo sgridata.

Sentire quel cuore battere era come sentire una dolce melodia e sinceramente sarebbe rimasta lì volentieri ma la guancia, ricoperta di una leggera barba curata, si era avvicinata al suo orecchio e con voce impertinente le ricordò quello che era appena successo.

"Dottoressa Lawrence, l'atterraggio è stato morbido?", le disse sorridendo.

Voce sensuale e diabolica al tempo stesso. Dolce ma con una nota di malizia, appena velata.
Una voce che era peggio di una scarica di adrenalina per il suo corpo, per il suo cuore.

Sospirò con il cuore in tumulto ed alzò lo sguardo incatenandolo a labbra sorridenti ed occhi magnetici.
"Architetto Sommers per fortuna c'era lei", gli rispose con lo stesso tono di malizia e con un sorriso sul viso.

"Io ci sono sempre, sono meglio di Superman", le rispose punzecchiandola.
"Vi ringrazio ancora", gli disse staccandosi dal suo petto, sconvolta per la naturalezza che aveva avuto a rimbeccarlo.

"Di niente Lis", fece scivolare le mani sulle sue braccia tenendola comunque vicino a sé.

"Non hai più il pigiama con i lecca lecca", le disse ridendo.
L'imbarazzo si impossessò delle sue guance e sprofondò mentalmente nella vergogna.

"No mah, è comodo", cercò di scusarsi.
"Stai benissimo con il pigiama con le caramelle ma così sei stupenda".

Lis non si aspettava quel complimento, così diretto da lasciarle un brivido sulla pelle e la nebbia più totale nel suo cervello.

Stava cercando una risposta senza perdersi nella curva irriverente delle labbra, quando una voce conosciuta entrò nei suoi pensieri.

"Ciao principessa", disse sorridendo un ragazzo dai grandi occhi verdi e morbidi capelli castani.
Occhi verdi che scrutarono il corpo di Alice e poi si inchiodarono su quello di Jamie.

"Andrew, stavo cadendo e gentilmente Jamie mi ha preso al volo", si giustificò raddrizzandosi subito.
"Per fortuna l'ingegnere ti ha preso al volo, se no battevi di nuovo la tua graziosa testolina", commentò sempre sorridendo.

"Eh si", replicò sconfortata, senza saper bene che cosa dire.
"Architetto", precisò Jamie fulminandolo con lo sguardo.

"Andrew il solito delicato", gli mormorò vicino una Chris incattivita, "ricorda le mie parole di poco prima".

Ignorando le parole di Chris si avvicinò ad Alice e le afferrò un braccio cercando di staccarla da quell'uomo che la teneva stretta. 

Uomo che lo guardò con sguardo adirato e senza più il sorriso sul suo bel volto.
Andrew non si lasciò intimorire per niente e con la strafottenza che caratterizzava il suo carattere prese Alice tra le braccia.

"Grazie Architetto Sommers", disse con finto tono di ringraziamento, "ora ci penso io".
Guardò Alice negli occhi e con un dolce sorriso la strinse a sè.

"Ecco la mia bambina", le mormorò nei capelli, lanciando un ghigno malefico a Chris.

Spazio Autrice

Andrew vs Jamie! Chi vincerà?

Un irresistibile arrogante - The Sommers brothers series (Completa) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora