Vicino a te

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Era sconvolta, ho cercato di farla calmare ma niente, ti voleva chiamare per chiederti spiegazioni ed è corsa via piangendo.

Le parole di Chris gli rimbombavano nel cervello, gli graffiavano il cuore.
Uscì dalla caffetteria con quel foglio stretto tra le mani, camminando sotto la pioggia, senza una meta.
Faceva fatica a respirare, faceva fatica a muoversi, faceva fatica a pensare.

Si perse osservando i fini granelli di sabbia bagnati, correndo sulla spiaggia, scappando da tutto e da tutti.
Si ritrovò sulla riva con l'acqua alle caviglie e la pioggia addosso.
Si ritrovò da solo dentro ad una tempesta. Tempesta che si stava scatenando intorno a lui ma anche dentro alla sua anima.

"Dove stai andando?", gli disse una dolce voce. Era la voce di Elizabeth, sua madre.
"Non lo so, sulla spiaggia. È colpa mia, è solo colpa mia se stava per morire", gli urlò guardando il cielo ma non vedendo niente. Solo pioggia, insistente e fredda scendeva su di lui, sui suoi capelli, sui suoi vestiti inzuppati.

"Torna indietro", gli disse ammonendolo come quando era un bambino.
"Ho perso la strada, lei stava morendo per colpa mia. Un figlio? Io avrò un figlio? Non voglio diventare come quel bastardo di mio padre", uscì dalla sabbia impastata e si aggrappò ad una staccionata di legno scuro.

Un molo, forse.

I suoi occhi erano pieni di lacrime e la sua vista era annebbiata. Bruciavano, i suoi occhi, bruciavano.
Le onde scure cercavano di attirarlo nel punto più buio e profondo mentre la tempesta lo faceva sbattere come un burattino, lo destabilizzava. Il vento era forte, troppo forte per un uomo solo, senza forza nelle braccia, senza forza nel cuore.

Il freddo era penetrato fin dentro le sue ossa mentre la schiuma salata si prendeva gioco di lui, tappandogli la bocca, con l'unico obiettivo di rubargli l'ossigeno.

Quell'oceano tanto amato, dai caldi colori e dai giochi di luce era diventato una trappola mortale, come un'immensa mano scheletrica, che con forza instancabile cercava di trascinarlo a fondo.

Aprì gli occhi cercando di vedere qualcosa, una corda, un appiglio, qualsiasi cosa ma niente. Era aggrappato ad un pezzo di legno, marcio, che presto sarebbe stato reclamato dal suo padrone.

L'abisso.

***

La jeep nera correva veloce sull'asfalto bagnato. Occhi grandi e marroni erano concentrati sulla strada, sulla guida, sul parabrezza ricoperto dalla pioggia. Le mani forti erano strette al volante mentre le labbra venivano costantemente morse da denti nervosi. I capelli neri coprivano leggermente i profondi occhi scuri.

I pensieri viaggiavano veloci mentre un'unica domanda si ripeteva costantemente nella sua mente, agitata.
La stessa domanda che rimbombava nella mente identica, del passeggero.

Dove diavolo si trovava il loro fratellone.

Ian e Thomas Sommers stavano sfidando, la forza di gravità, tutte le regole del codice della strada e la buona sorte.

"Venti minuti prima di raggiungere la destinazione prescelta", disse il navigatore.
Thomas alzò un dito e spense quella voce insopportabile mentre Ian schiacciava il piede sull'acceleratore.
Stavano già viaggiando in direzione Charleston, per raggiungere proprio Jamie e per poter rivedere finalmente Lis, dopo due settimane di divieto assoluto.
Erano già in macchina quando una telefona, da parte di Chris, fece crollare quel poco di positività che ancora non aveva del tutto abbandonato il cuore dei nostri ragazzi.

Jamie aveva saputo, come loro del resto, il vero motivo per cui Lis aveva avuto quel terribile incidente.
Quella rivelazione li tramutò in pietra e proprio per questo, non riuscivano neanche ad immaginare che cosa stesse provando Jamie.

Un Jamie sbiancato, sconvolto, distrutto, amareggiato. Un Jamie che era scappato via, lasciando il telefono, le chiavi della macchina, la giacca. Lasciò tutto, tranne quel foglio sporco di sangue.

"Speriamo che non faccia cazzate", parlò Thomas spezzando per un secondo la tensione di quel momento, la paura per il fratello.
"Stiamo per arrivare Jamie", rispose Ian decidendo di non continuare la frase per non spaventare il fratello. Era pur sempre il più piccolo.
Ricominciò a pregare mentalmente che suo fratello non stesse facendo, in quel momento, un enorme cazzata.

***

"Jamie, Jamie", la voce melodiosa di Lis era ovattata ma allo stesso tempo forte.
Cercò di aprire gli occhi e si guardò intorno.
Lei era lì, bella come sempre ma con un bellissimo abito bianco. Un lungo strascico bianco accarezzava l'acqua. Nè la pioggia nè l'oceano osavano toccarla, osavano bagnarla.

"Lis", le rispose sputando acqua salata.
"Lis, sei bellissima", mormorò finendo di nuovo con il viso sott'acqua.
Riuscì ad aprire di nuovo gli occhi vedendola sorridere, con quel rossore sulle gote, con quelle labbra da baciare.
"Amami Jamie, ti prego amami".
"Si Lis io ti amo, ti amo e mi dispiace, davvero".

Lei lo guardava, con quel sorriso angelico e con uno sguardo pieno d'amore gli allungò la mano delicata.
"Vieni Jamie, afferra la mia mano, vieni con me".
"Si, Lis sono pronto a morire per te", lasciò la presa, lasciò andare il pezzo di legno, lasciò l'unica ancora di salvezza, per lei, per seguire solo lei.

***

La jeep inchiodò ed Ian scese immediatamente dalla macchina appena parcheggiata, nel cortile di Alice. Erano appena arrivati a Charleston e si erano già fiondati contro il portoncino bianco della dépendance.
Thomas bloccò il dito sul campanello mentre cercava di parlare al telefono con Chris, incurante della pioggia che li massacrava. Non c'erano novità, Jamie non era ripassato da Lucy e prendere i suoi effetti personali.

La pioggia continuava a sbattere forte contro la macchina, contro la ghiaia, contro di loro.
"Dannazione Jamie dove diavolo sei finito?", gridò Ian contro la casa vuota, contro il cielo, contro l'incoscienza di suo fratello.

Con il cuore in gola per la paura, cercò di mantenere la concentrazione. Doveva elaborare immediatamente un piano, velocemente, per trovare quell'idiota di suo fratello.

Stavano per scattare verso la spiaggia, verso l'ignoto, quando due figure umane, apparirono nel loro campo visivo ridotto. Solo acqua grigia ricopriva ogni cosa.

Un Albert sfiancato stava cercando di tenere in piedi un Jamie, davvero distrutto.
I ragazzi non si guardarono nemmeno, agirono nello stesso tempo come se potessero comunicare telepaticamente.
Con uno scatto da record si fiondarono sul giardiniere di casa Lawrence, un nonno per tutti, togliendogli quel peso dal corpo. Un Jamie delirante venne letteralmente sollevato da terra e trasportato in casa.

"Continua a ripetere il nome della dottoressa Lawrence", raccontò mentre teneva la porta aperta della dépendance.
"Jamie? Jamie? Guardami sono io, Ian", lo avvolsero in una coperta e lo sistemarono sul tappeto morbido della salotto.
Jamie aderì perfettamente al tappeto, rilassando tutto il corpo.

"Ian, stava morendo per colpa mia", gli rispose con un filo di voce cercando di respirare, di incanalare l'ossigeno. Il sale gli bruciava la gola, i polmoni.
"Non morirà nessuno se tu non fai cazzate".
"L'ho già fatta la cazzata", disse togliendo dalla tasca dei pantaloni, il pezzo di foglio inserito nella busta di plastica, con l'ultima forza rimasta.

L'acqua del mare si sparse sul tappeto mentre Ian consegnava il foglio a Thomas senza neanche degnarlo di uno sguardo.

"Un problema alla volta Jamie, non sei da solo. Ci siamo noi qui con te e devi farti trovare in forma dalla tua Lis. Presto si sveglierà".

Un irresistibile arrogante - The Sommers brothers series (Completa) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora