Daphne

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I due ragazzi, distesi sulla coperta, guardarono dentro la depandace, superando l'isola di legno bianco per poi finire sul portoncino di casa.
Il suono del campanello si materializzò di nuovo nell'aria, sotto lo sguardo perplesso dei rispettivi padroni di casa.
"Ma chi diavolo è?", si alzò dalla coperta guardando Lis.
"Aspettami un secondo qui".
Lis annuì maledicendo chiunque si trovasse dall'altra parte di quella dannata porta.

Tempismo perfetto pensò.

Si sedette e si infilò di nuovo il cardigan color della sabbia. Senza Jamie sentiva freddo.
Chiuse anche il barattolo del gelato e guardò il ragazzo aprire la porta.
Lis mai e poi mai sarebbe stata preparata a vedere quello che i suoi sconcertati occhi videro.

Una splendida, indiavolata, favolosa, top model, era entrata urlando nel salotto del suo cottage. Perfetti capelli biondi scendevano lungo il corpo fasciato da un cappottino, sicuramente firmato, da un grande stilista. Collana e bracciali che facevano concorrenza alla luce del faro e per finire un tenero, piccolo chihuahua nella borsetta.

La mascella di Lis, si aprì esattamente come quella di Jamie.
"Daphne? Tu qui?", esordì Jamie ma ben presto le sue parole furono schiacciate dalla voce stridula della ragazza.
"Certo, non mi rispondevi e sei sparito nel nulla! Biscottino caro, ma che cosa ti è successo?", detto ciò non aspetto neanche di sentire la risposta e si guardò intorno.
"Quando l'autista stava entrando in questo casolare, ho pensato che il mio Jamie, avesse perso completamente il suo cervello".
Finì di guardarsi intorno e confermò "infatti è così".
"Come mi hai trovato Daphne?"
"Il come non ha nessuna rilevanza", disse posando la borsa con il cagnolino per terra, "è il perché che conta! Non sparire mai più in quel modo, lasciandomi da sola e con le lenzuola fredde".
Si lanciò verso di lui e gli stampò un bacio da sirena sulle labbra.
Jamie bloccò subito quell'assalto e cercò di tenere a debita distanza la sua ex, come dire amica di letto.
"Non saresti dovuta venire!"
"Ma che cosa stai dicendo?"
"Sto dicendo che non saresti dovuta venire e che non avevo detto praticamente a nessuno la mia destinazione".
Daphne prese le labbra di quel ragazzo viziato, a suo parere, e le stritolò con le dita.
"Non sei contento di vedermi? Sai mi manchi biscottino, mi mancano le tue sculacciate", cinguettò strusciandosi contro il suo corpo.
"Ascoltami Daphne, primo non avevi nessun diritto di piombare qui, secondo non ti dovevo avvisare di dove vado perché tra di noi non c'è proprio niente e..."
Un dito con una lunga unghia finta, laccata di rosa Pink, venne elegantemente messa sulle labbra del ragazzo.
"Quante storie che stai facendo, le mie sorprese ti hanno sempre fatto piacere", concluse la frase togliendosi il leggero cappottino estivo.
Un corpo completamente nudo, degno di una Dea greca, solamente coperto con un mini baby-doll maculato, che copriva le parti più delicate, si materializzò davanti agli occhi adirati di Lis e sconvolti di Jamie.

Ti prego, dimmi che non sta accadendo questo pensò il ragazzo mentre nella testa di un'altra ragazza un altro pensiero di stava formando.

Non un pensiero ma una parola. Stronzo.

Lis si alzò di botto e con le lacrime agli occhi scappò via verso la spiaggia mentre Jamie cercava di fermarla correndo per la cucina.
Una Daphne stupita ed offesa iniziò a correre seminuda per l'open-space gridando la parola biscottino, come se conoscesse solo quella. Il chihuahua uscì dalla borsetta ed iniziò a ringhiare a Hope, che a causa di quel trambusto si era svegliato.

Lis iniziò a correre tra le dune mentre Jamie dovette fermarsi e tornare indietro per salvare Hope o forse il cane da una possibile aggressione da artigli.
Il piccoletto, aveva già notato, aveva un bel caratterino.

"Daphne, ti prego rivestiti", disse solo rientrando in cucina e raccogliendo il cappottino.
"Dobbiamo parlare", mormorò buttandosi sul divano, con Hope in braccio.
Che casino stava pensando mentre due occhi iniettati di sangue lo fulminavano.
"Certo che dobbiamo parlare, hai un gatto in mano! Lo sai che li odio!".

***

Lis raggiunse la fine del molo lì vicino, senza più fiato, senza più lacrime, senza più voglia di stare male.
Era in paradiso, in piena estasi tra le sue braccia. "Le braccia di quell'irriverente", gridò.

Guardò il faro. "Stronzo, arrogante e".
Non sapeva come definirlo. Davvero pensava che un bellissimo ragazzo come lui non avesse ragazze seminude sparse per tutto il paese, pronte a seguirlo per il mondo?
E lei chi era?
"E poi dai andiamo, non parliamo di semplici ragazze, ma di Dee".

Scoppiò di nuovo a piangere mentre si dava mentalmente della stupida.
"Ed io chi sono? Una normalissima ragazza, di un normalissimo paesino".
Sentì il rumore delle onde che sbattevano sotto al pontile. Per fortuna aveva il cardigan perché in quel momento per lei non era estate, era sceso il ghiaccio polare.
Sia fuori che dentro di lei.

"Ammettiamolo" disse la sua vocina angelica "è stato un bene, perché stavi per fare una bella cazzata".

Le lacrime riuscirono copiose e luccicanti sotto il riflesso della luna.

"Ma smettila angioletto, si stava godendo la vita per una volta", rispose l'altra voce.
"Si bene, ma ora stiamo piangendo!"

Si portò le mani sul viso e cercò di tappare la bocca alla sua coscienza.
Lo sapeva bene che se avesse voluto toccare il sole, prima o poi si sarebbe bruciata, ma non pensava così presto.
Inoltre, quando stava con lui, non riusciva più a pensare ad un domani, la sua anima voleva godersi il presente.
Se anche si fosse, con tutta la sua buona volontà, messa in testa di stargli lontano il suo cuore avrebbe ceduto nel momento stesso in cui i loro sguardi, si fossero di nuovo incrociati.

"Cosa posso fare?" urlò al vento, ma purtroppo non ricevette risposta se non di nuovo dal suo cuore.
La sua anima le diceva di bruciarsi con il sole mentre la sua mente le diceva di infilarsi, occhiali, cappello e crema solare che tanto prima o poi l'inverno sarebbe tornato.

Si strinse forte nel golfino e tornò indietro risalendo il molo. Imboccò il sentiero tra le dune e sempre piangendo ritornò verso casa sua. Cercò di superare, senza farsi vedere, il cottage che era circondato dal silenzio.
Quanto tempo era rimasta a fissare il faro, quella luce simbolo di forza e serenità.
Non lo sapeva ma due erano le cose: o la ragazza se ne era andata o stavano facendo quello che avrebbe desiderato fare lei, con lui.

L'unica luce accesa era quella della camera da letto.

Un irresistibile arrogante - The Sommers brothers series (Completa) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora