Rinascita

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"Come ti senti?", le chiese una voce dolce, una voce delicata, già sentita da un po'.
"Ho sonno", le rispose con voce stanca.
"Hai già dormito abbastanza", le rispose sorridendo.
"Si, ma ho gli occhi pesanti e non riesco ad aprirli".
Il corpo immobile e pesante, non era sotto il suo controllo. Era lì, distesa da qualche parte, adagiata su un letto morbido, ma allo stesso tempo non era padrona di decidere che cosa fare.
Se si concentrava tanto, percepiva ogni centimetro della sua pelle, dei suoi muscoli ma il suo potere finiva lì.

Era come se fosse prigioniera di se stessa.

"Alice, lascia stare gli occhi per il momento, prova con altro", la stuzzicò la vocina simpatica. La sua risata era contagiosa, diffondeva serenità ed allegria.
Un tocco caldo e vellutato le sfiorò la mano, "prova con questa iniziando da un dito".
"Ma io voglio vederti, mi sei simpatica".
"Ma tu mi puoi vedere, sono qui vicino a te".
"È tutto buio ma c'è tanta pace", disse, "anzi no c'è un rumore costante e snervante".
La risata argentina si scatenò di nuovo. "Tranquilla Lis presto quel rumore fastidioso sparirà e comunque non è tutto buio. Non mi vedi? In ogni caso sto aspettando ancora il dito".

Lis sospirò rumorosamente. Era inutile, tutto inutile e provare era faticoso.
"Perché sei qui? Perché passi tutto il tuo tempo con me?"
"Perché una persona che amo tanto mi ha chiesto di starti vicino e poi perché mi sei simpatica".
"Grazie, anche tu mi sei simpatica ma sei davvero esasperante a volte. Chi è questa persona che ami tanto?", chi se curiosa come una bambina.
"Tu invece sei testarda e cocciuta, non ti sei neanche accorta che la notte sta andando via".
Un bagliore, un leggero bagliore penetrava attraverso il buio. Solo un po' di luce, piccola ed inesistente, lottava con tutte le sue forze per emergere.

"Hai visto che c'era la luce?", il tono di rimprovero era materno.
"Si, inizio a vederla".
"Brava Lis, brava".
"È bella tutta questa tranquillità ma il mio corpo inizia ad essere una trappola per me", cercò di aiutare quella piccola luce a vincere sul buio".
"Allora è proprio giunto il momento di riprendere in mano la situazione".
"È difficile!".
"Niente è facile Lis, altrimenti non si chiamerebbe vita".
"Senti qualche rumore a parte quello costante ed odioso?"
"No, niente", le rispose immobile.
"Concentrati, io sento tutto".
"Che cosa? Che cosa senti?"
"Io sento i gabbiani che volano e le onde che bagnano la sabbia".
"Adoro quei suoni ma non li sento".
"Ok, allora concentrati di nuovo sulla luce. Vedi che è sempre più vicina?"
"Si, sta vincendo sul buio".
"Come ti fa sentire questo?", le strinse la mano.
"Bene, mi fa sentire bene ma tanto stanca".
La luce era calda e delicata e stava giungendo danzando.
"Devi fare uno sforzo Alice, devi lottare anche tu, come quella luce".
Lis si girò verso quella voce e notò il colore biondo dei capelli.
"Hai i capelli dello stesso colore del sole. Sono bellissimi".
"Grazie. Ti ricordi il sole?", le chiese sorridendo.
"Si, è caldo e grande", guardò la luce.
"Se ti sforzi potrai rivederlo presto".
"Ci sono riuscita, ho mosso il dito", esclamò ridendo.
"L'hai sentito? Hai sentito il mio dito?", le chiese notando i bellissimi occhi azzurri. Erano grandi e profondi.
Aveva un bellissimo viso, disegnato da un'artista con le labbra delicate e maliziose allo stesso tempo.
"Ho sentito il tuo dito, bravissima Lis. Ora, ne hai solo altri diciannove da muovere!", le rispose con un sorriso divertito.
Un bellissimo sorriso, allegro ed irriverente.
"Non mi dai mai tregua tu, vero?"
"No".
"Perché? Perché fai tutto questo per me?"
"Perché una persona importante per me, sta aspettando te".
Ora la luce aveva sconfitto il buio e lei era riuscita a muovere per la prima volta, dopo tanto tempo, un dito.
"Ormai è da tanto che parliamo, ma non mi hai mai detto il tuo nome".

La luce riportò agli occhi di Lis, una lunga spiaggia dorata che finiva, delicatamente, tra le onde dell'oceano, azzurre.
Nell'aria i gabbiani volavano e giocavano nel vento, muovendo le loro grandi ali".
"A volte vorrei essere come un gabbiano e provare l'emozione di giocare nel vento per poi toccare l'acqua dell'oceano".
"Se ammiri quell'essere vivente puoi provare a concentrarti e percepire i suoi battiti accelerati e la sua forza nel battere le ali".
"Tu puoi fare questo?", la guardò incredula. "
"Si, ci riesco", le rispose con tristezza nel tono della voce.
Tristezza notata da Lis ma non compresa.
"Io non ci riesco".
"Meglio, non sei ancora pronta".
"E per cosa sono pronta?", chiese notando la spuma bianca giocare con i granelli di sabbia,
"Sicuramente a muovere tutte le dita del tuo corpo e se non fai storie anche ad aprire gli occhi".
"Ma i miei occhi sono aperti, ti vedo", disse non capendo le sue parole.
"No, Alice, i tuoi occhi non sono aperti", le rispose guardando l'oceano. Adorava quel luogo, adorava il mare.
"Ma allora come faccio a vederti?"
"Sei proprio curiosa!"
"Si, sono molto curiosa", iniziò a giocare con il dito nella sua delicata mano.
"Brava, fai un po' di esercizio", le propose alzandosi da un dondolo bianco adagiato sulla spiaggia.
"Dove vai?"
"Ora devo andare", le disse sistemandosi il lungo vestito bianco".
"Non mi lasciare, ti prego. Non voglio stare da sola".
"Ma tu non sei da sola, c'è qualcuno che ti vuole salutare un attimo", le disse indicando due figure umane sorridenti, vicino a lei.
Rivedere di nuovo quei sorrisi per Alice era pura gioia nel cuore.
"Ma perché vai via? Non puoi restare?", le chiese sentendo la tristezza invadere di nuovo il suo corpo.
Da quanto aveva ricominciato a percepire i sentimenti, le proprie emozioni?
"Devo andare Lis se no tu continui a fare la birichina e non ti decidi ad aprire gli occhi".
"Ma io vi vedo, vedo tutti voi", chiese di nuovo confusa.
"Bambina mia", gli disse l'uomo distinto vicino a lei, "ti amiamo più della nostra stessa vita ma ora devi fare uno sforzo immenso".
"Ma io sto bene qui, papà".
"No Alice, questo non è il tuo posto", le rispose la donna che si teneva al braccio di quel bellissimo uomo dai grandi occhi azzurri ed i capelli bianchi.
"Perché mamma?", chiese confusa. Voleva stare li con loro, in quel luogo di pace assoluto.
"Perché ti stanno aspettando altrove amore mio".
"Ora concentrati Lis, è proprio ora", le disse di nuovo la voce allegra di quella simpatica donna. Voce disturbata da quell'incessante bip.
"Dimmi almeno il tuo nome, per favore", le chiese supplicandola.
"Elizabeth", le sorrise prendendo la mano di sua madre.
"Grazie Elisabeth".
"Ti amiamo Alice, io e tua madre, ti amiamo infinitamente. Fatti forza e bei momenti bui non aver paura e pensa a noi. Saremo sempre lì con te".

Si allontanarono portandosi via un po' di calore, un po' di luce.
Lis guardò dalla parte opposta ed il buio stava di nuovo giungendo.
Con paura cercò di nuovo con lo sguardo i suoi genitori e quella donna ed erano lì ma non li sentiva più.
Cercava di alzarsi anche lei dal dondolo ma le gambe non si muovevano. Cercò invano di spostarle con le mani, ma niente riusciva solo a muovere le dita, tutte le dita.

Da quando riesco a muovere le dita? pensò felice ma quella felicità duro per poco. Il buio era ritornato e con lui il freddo. Alice sentiva di nuovo, dopo un tempo non misurabile, freddo.

Non voleva più vedere solo il buio, voleva rivedere la luce.

***
"Jamie? Jamie tutto bene?", chiese Chris entrando nella stanza di Lis con un bicchierone di caffè, nero alla cannella, per entrambi.
Lo sguardo incredulo, stupito ed euforico era una novità su quel viso sempre e solo sconvolto.
Jamie si girò verso di lei, verso la porta della stanza. "Si muove Chris, si muove", le rispose con il cuore in gola dalla gioia.
"Ci siamo, Chris, sta tornando da noi", le disse vedendola posare i bicchieri sul tavolino e coprirsi la bocca con le mani.
Lacrime di gioia iniziarono subito a scendere su quel viso stanco.
"Grazie a Dio", disse avvicinandosi a lui posando le mani sulle sue spalle.
"Si", le rispose abbracciandola.
"Avviso subito il medico", mormorò euforica, lasciandolo di nuovo da solo.

Jamie guardò l'amore della sua vita muovere di nuovo le dita della mano con il sorriso sul viso, le lacrime negli occhi ed il cuore il gola.
"Grazie mamma", sussurrò al buio della stanza. "Grazie".

Si alzò dalla sedia e baciandole le labbra le sussurrò, "torna da me Lis".

Un irresistibile arrogante - The Sommers brothers series (Completa) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora