Hope

10K 561 0
                                    

Lis accese la lampada a forma di faro mentre
Jamie la guardava con uno di quegli sguardi che ti fanno sentire davvero in soggezione.
Quei penetranti occhi neri la stavano mangiando e di colpo sentí di nuovo quella voglia estrema di baciarlo.
Sentiva la potente attrazione che, quel corpo da Dio greco, emanava in tutto il suo essere selvaggio e sensuale.
Jamie aveva un corpo eccitante, era un baciatore lussurioso e sicuramente sarebbe stato un amante passionale.
Era un uomo bellissimo e aveva il dono di far nascere in lei un impulso sessuale, un istinto carnale.
Era eccitata e non riusciva a capire come potesse esercitare questo potere su di lei.
Se lui l'avesse presa tra la sue braccia e baciata, difficilmente sarebbe riuscita a respingerlo.
Jamie era sesso puro, erotico, sporco e proibito. Si, Jamie era il frutto proibito.

Riprenditi, mi sembri una ragazzina alla prima cotta pensò cercando un po' di ossigeno non ancora cosparso del suo profumo.

"Quindi vi siete persi?", cercò di dire cercando di non strozzarsi con la sua stessa saliva. Sentiva le guance infuocate e per questo cercò di nascondersi, aiutandosi con i lunghi capelli.
"Come scusa?", rispose Jamie trovandosi ancora in mezzo alla stanza con il gatto ed il pacchetto in mano.
"Si voglio dire, sei venuto qui perché hai trovato questo bel gattino?"
Jamie riuscì a far rifunzionare i neuroni avvicinandosi al bancone.
"Si certo, io ho trovato lui sulla spiaggia".
"Ma è bellissimo ed anche piccolo".
"Si, scusami se mi sono presentato così, senza preavviso nel tuo studio, ma mi sono reso conto solo adesso che non ho il tuo numero di telefono".
"Oh, è vero", rispose mascherando un colpo al cuore facendo finta di analizzare chissà quale dato strano sul colore del pelo, del gatto.
"Beh per questo possiamo risolvere subito", si girò e prese il camice bianco.
Lo infilò sul vestito e dal bancone prese un biglietto da visita con i suoi dati e senza guardarlo negli occhi lo consegno a Jamie.
"Per le emergenze", disse facendosi una coda alta, ben stretta. Ora i gonfi boccoli neri, le ricadevano sulle spalle.
"Si certo per quello", disse prendendo il biglietto, "ti ho portato questo, so che sono i tuoi biscotti preferiti".
"Oh, grazie davvero non dovevi", gli rispose guardando dentro al sacchetto.
"Ma figurati", rispose depositando il gattino per terra, "Vediamo se è vivace!"
Il gattino appena toccò il pavimento iniziò la sua esplorazione, annusando qualsiasi cosa con il musino e leccando per capire se quello che incontrava era commestibile.
"L'hai trovato in spiaggia?", gli chiese guardandolo con la coda dell'occhio.
"Si, e ho pensato subito a te. Ha dei occhi stupendi come i tuoi", disse senza pensarci.
Lis che morì sentendo quelle parole cercò di non strozzarsi questa volta con il tè alla pesca e facendo finta di niente lo ringraziò di nuovo per il gentile pensiero.
"Non c'erano altri gatti insieme a lui?"
"No, ho aspettato un pochino e ho controllato se magari lí intorno ci fosse stata mamma gatto, ma niente".
"Certo, hai fatto benissimo! Allora signorino, abbiamo capito che sei bello vispo".
Entrò nello studio, la stanza adiacente alla sala d'aspetto e si lavò bene le mani. Questa stanza rispetto a quella di prima era completamente di acciaio.
Recuperò il gattino e disse a Jamie di seguirla.
Posò il gattino sul tavolo di acciaio e cominciò la sua visita.
"Allora, non ha più le orecchie piegate ed i occhi chiusi. Ha gli occhi ben aperti e cammina autonomamente, quindi possiamo dire che ha almeno un mese di vita".
Lo guardò di nuovo di sfuggita, grave errore.
Aveva sulle labbra quel sorriso da schiaffi o di baci.
"Siamo in piena estate e quindi non ha sofferto il freddo".
Lo guardò avvicinarsi "mi dai una mano?"
"Certo Lis, sono al tuo completo servizio" le disse vicino all'orecchio.

Ecco, da schiaffi sicuramente.

Indossando il camice bianco Lis l'aveva ucciso. Il vestito rosa era sparito sotto la stoffa bianca ma le scarpe alte si vedevano ancora. Jamie la stava immaginando con niente sotto a quel camice se non con delle delicate auto-reggenti che aveva visto nel suo cassetto del comò. Un completino di pizzo nero, si aggiungeva alla festa.
Per non parlare di quella coda alta. Se la penetrava da dietro, distesa su quel tavolo d'acciaio, poteva stringere quei capelli nella mano mentre le leccava la schiena.
Oh dannazione Jamie, calmati.

Si girò verso il mobile per prendere il latte in polvere che le aveva chiesto la dottoressa, cercando di tenere la belva, ferma ed immobile nei pantaloni.
"Adesso gli diamo un po' di latte con questa siringa senza ago, ma stasera gli possiamo già dare un pasto morbido".
"Allora sei già un campione?", disse sorridendo al gattino che si stava prendendo tutte le coccole.
"Non ha vomito o gonfiore al petto però sarà bene procedere con una sverminazione".
"Una svermina cosa?"
"È un'operazione di vitale importanza perché elimina eventuali parassiti dall'organismo", sorrise alla sua faccia sconvolta.
"Non è dolorosa, deve solo assumere un farmaco".
"Ah, ok".
Continuarono a prendersi cura del gattino insieme. Jamie si arrotolò le maniche della camicia e lavò personalmente il gattino che dopo un po' era bello, pulito e profumato.
Lis si tolse il camice e prese dal mobile una piccola borsetta morbida fatta apposta per trasportare i gattini o i cagnolini.
Il gattino nero dai grandi occhioni verdi ci saltò dentro, si sistemò per bene e si addormentò all'istante.
"È meraviglioso", disse guardando il gatto.
"Si, hai ragione", rispose guardando lei.
"Cercherò una famiglia che lo voglia adottare", disse accarezzando il pelo nero.
"No, voglio tenerlo io", esordì Jamie subito.
"Tu?", Lis lo guardò con uno sguardo curioso.
"Si io, ne sono capace, se è questo quello che stai pensando", prendendo in mano una zampina.
"Non mi sembri un tipo da impegni o rapporti duraturi", disse semplicemente sfidandolo.
"Ah no?", si avvicinò a lei.
"No", continuava a sostenere Lis sentendosi braccata dal suo corpo sodo ed imponente.

"Mi stai sfidando dottoressa Lawrence?", il suo viso a pochi centimetri dal suo.
"Non è la verità architetto Sommers?", sostenne il suo sguardo senza timore.
"No Lis", schioccò la lingua, "mettimi alla prova".
"Ci sto, come lo chiamerai allora?" si avvicinò ancora di più, alzando bene lo sguardo con gli occhi vittoriosi.
Figurati se un tipo come lui voleva prendersi degli impegni.

"Hope, Lis. Lo chiamerò Hope".

Un irresistibile arrogante - The Sommers brothers series (Completa) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora