Shock

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In una frazione di secondo i vetri della lanterna di legno bianco si frantumarono pezzo dopo pezzo.

Miliardi di schegge riempirono l'aria spargendosi come piccole lacrime su tutto il pavimento.

Le mani di Lis andarono autonomamente alla testa cercando di contenere l'esplosione di visioni e ricordi penosi.

Minuscole lettere stampate a macchina, gocce di sangue e poi il rumore improvviso di ruote che raschiavano l'asfalto.

Ed eccolo il grido, l'orrore che uscì di nuovo dalle sue labbra, dettato solo dalla paura di morire.
Stesso urlo, stessa paura e stesso risultato.

Il suo cuore si era fermato. Era come se il suo corpo e la sua mente. per non morire di dolore, si fossero pietrificati senza lasciar passare nessuna emozione.

Le corde vocali si fermarono mentre il vuoto la circondava. Il suo corpo aveva subito un vero e proprio Blackout.

Il sangue smise di circolare nelle vene, congelato, producendo una sorta di arresto cardiaco. Le sue funzioni vitali rallentarono, si affievolirono fino a fermarsi.

Lis non era più in quella stanza, si era spenta dopo che qualcuno o qualcosa aveva staccato la spina.
Lo sguardo era assente, vedeva ma non assimilava, come anche l'udito non percepiva i rumori che la circondavano.

Attimi dopo attimi il tempo scorreva e lo shock aveva divorato quel corpo immobile come una lenta e spietata malattia.
Le palpebre si chiusero pesanti su quegli occhi azzurri spenti. Non c'era più il mare, i riflessi dell'oceano, il cielo vivo di Settembre. Rimaneva un azzurro sbiadito, intriso di odio ed inquietudine.
Ben presto anche quei sentimenti svanirono lasciando dietro di sé due occhi vitrei, immobili.

Il corpo molle ricadde su se stesso, le mani aperte lentamente si chiusero accartocciandosi.

"Lis", un urlo la raggiunse, toccandole l'ultimo barlume di attività celebrale.
Jamie l'afferrò con le braccia prima che potesse cadere e sbattere la testa.

La voce dolce di Jamie aveva gridato il suo nome e la sua mente catturò un suono, un'immagine.
Il suo nome sussurrato e poi gridato durante un gesto così vivo di amore e di vita: Jamie che gridava il suo nome tra le sue braccia, in una lontana notte d'estate mentre i loro due corpi erano avvinghiati tra di loro. Due corpi uniti, carne nella carne e cuori in mano.

Il petto iniziò di nuovo a respirare mentre lacrime calde iniziarono a rigare le sue guance.
"Lis, ti prego, parlami", le disse completamente sconvolto.

Lei svenuta fra le sue braccia ed una Daphne sorridente sulla porta.
La prese in braccio portandola fino al divano, dove la dispose delicatamente.

Sentì il battito che c'era ed il respiro lento, ma presente.
"Lis, amore mio", le disse spostandole i capelli dalla fronte.

"Oh, la piccola Lis sta male?", cinguettò stupidamente la vipera.
Jamie, con il cuore gonfio di odio la guardò in cagnesco.
"Taci essere spregevole. Odio anche solo posare lo sguardo su di te e ti alzerei le mani addosso se solo non avessi in corpo una creatura innocente", sputò velenoso.
"Dio mi è testimone, non ho mai alzato le mani su una donna ma tu, tu meriteresti questo ed altro".

Con una poca elegante risata, Daphne si guardò in giro notando come quella casa rispecchiasse poco i suoi gusti.
"Non ti avvicinare o riceverai delle dovute conseguenze", mormorò prendendo in mano il cellulare.

In pochi secondi una Chris stupita rispose allegramente al telefono.
"Chris ho bisogno di te, a casa di Lis subito".
"Jamie, ma che cosa succede?"
"Complicazioni", rispose chiudendo bruscamente la telefonata.

Compose immediatamente il numero delle emergenze richiedendo un'ambulanza per una donna svenuta ma con il respiro ed il battito cardiaco presenti mentre nel vialetto di casa Lawrence, una jeep nera incrostata di fango, venne parcheggiata.

Grazie a Dio arrivano i rinforzi pensò Jamie realizzando che Ian stava scendendo velocemente dalla macchina con uno sguardo molto preoccupato.
Seguito a ruota da Rachel giunsero sulla porta notando Lis sul divano, lui vicino a lei, Daphne tranquillamente goduta e vetri sparsi, ovunque, sul pavimento.

"Tu che cosa ci fai qui?", le chiese guardandola incarognito.
"Sono qui per il bambino", gli rispose ma Ian l'aveva già superata andando direttamente dal fratello.
"Ero passato solo a salutarti prima di ripartire per Columbia ma non mi aspettavo proprio di trovarti in queste condizioni".
"Grazie a Dio sei passato".
"Che cosa è successo?", chiese una Rachel spaventata, accucciandosi vicino a Lis.

"Ha recuperato di botto la memoria ed ha subito uno shock. È svenuta qualche secondo fa ma respira e c'è il battito.
Stanno arrivando i soccorsi ed anche Chris.

"Di lei che cosa ne facciamo?", chiese Ian incredulo per tutta quella situazione, notando l'anello che Lis portava al dito.
Suo fratello era riuscito a dichiarargli il suo amore prima di tutto quel casino, fortunatamente, oppure no.

Nessuno poteva prevedere la reazioni di Lis appena avesse ripreso i sensi.

"Portala via dalla mia vista, per favore", gli chiese mettendole le chiavi della dépendance, in mano.
La guardò per l'ultima volta e decise di essere chiaro e conciso, "non otterrai niente da me, Daphne. Non un soldo, non un bene materiale per i tuoi stupidi capricci. Maledico il giorno che ti ho incontrato e ti giuro che non finisce qui perché sono più che sicuro che il bambino che porti in grembo non sia mio figlio".

Riprese fiato alzandosi in piedi mentre sentiva le sirene dell'ambulanza giungere dalla strada principale.
"Solo il tempo darà prova delle mie parole ma so già che è la verità. Se perderò l'amore della mia vita per colpa tua, non avrai più pace", sentenziò folgorandola con lo sguardo.

Il sorriso di Daphne morì improvvisamente sulle sue labbra mentre alzava il mento in segno di sfida; un atteggiamento che si ripercorse su tutto il suo corpo.

Ian si avvicinò a lei indicandole la strada mentre con voce velenosa rispose a dovere.
"Sono io che maledico te ed il tuo amore e ti auguro di soffrire le pene dell'inferno, per avermi osato rifiutare".

Sputò acida il suo veleno mentre venne spostata dalla squadra di soccorso che aveva parcheggiato l'ambulanza nel cortile e stava entrando, guidati da Ian.

Tutti vennero fatti allontanare dalla paziente che proprio in quel momento riaprì gli occhi, ma scossa da spasmi e da movimenti incontrollati del corpo, mentre la sua bocca pronunciava, fra l'oscurità e la nebbia che avvolgeva la sua mente, solo ed un unico nome: Jamie.

***

In pochi secondi la dura verità ritornò prepotente addosso a lei mentre luce e visi impauriti riempirono i suoi occhi di immagini penose.
La squadra del pronto soccorso monitorò i suoi  parametri vitali più che stabili mentre sotto uno sguardo sconvolto e pieno di odio di Chris, decideva di non farsi trasportare in ospedale.

Ostinatamente firmò per liberare la squadra da ogni responsabilità mentre ordinò a Chris di rintracciare il medico di famiglia che giunse in pochissimo tempo.

Una dose massiccia di calmanti le furono somministrati mentre un Jamie fuori di sè, cercava in tutti i modi di stabilizzare il suo cuore e tutte le forti emozioni che tormentavano, corrodevano la sua anima.
Non le staccava gli occhi di dosso seduto in un angolo del salotto, nella penombra di quella notte diventata improvvisamente fredda e cupa.

Avrebbe voluto toccarla, stringerla forte fra le sue braccia, rassicurarla che tutto sarebbe andato per il verso giusto, che tutto si sarebbe sistemato.

Avrebbe voluto baciare le sue lacrime, avrebbe voluto cullarla sulla pelle ma appena si avvicinava, profonde crisi respiratorie scuotevano il suo corpo, già provato.

Sofferenza, solo sofferenza per entrambi.

Spazio Autrice
...😱😱😱😥😥😥😢😢😢
😨😨😨😭😭😭😬😬😬...
Che cosa fareste al posto di Lis?
Un bacio Helena

Un irresistibile arrogante - The Sommers brothers series (Completa) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora