Quando Ci Si Mette Anche Il Caso

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Cap. 10

Alessio era in ritiro con la Nazionale e anche se ci sentivamo spesso, dovevo dire che iniziavo a sentire la sua mancanza. Soprattutto quel giorno, visto che era domenica e non c'erano nemmeno le partite con cui distrarsi.

Era una domenica uggiosa, come ce ne sono tante a Milano, forse la prima di questo autunno; una domenica da divano!
Però no! Decisi di alzarmi e fare un giro per la città. Metro e in venti minuti ero in piazza Duomo.
Nonostante il tempo incerto, in giro c'era tanta gente, un po' troppa. Così decisi di allontanarmi dal centro alla scoperta della città; direzione San Babila. Stavo camminando da non so quanto tempo e dovendo essere sincera, mi ero persa! Dovevo trovare l'insegna della metropolitana in modo da orientarmi un po'.
Mi stavo guardando in giro quando sentii squillare il telefono.

"Ola niña! "

Era Samuel.

"Che ne dici di entrare nel bar alla tua destra?"

Ero sorpresa, non riuscivo a capire. Iniziai a guardarmi attorno senza senso, quando la mia attenzione cadde su una vetrina dove un ragazzo dal ciuffo biondo mi stava salutando con la mano. Lo raggiunsi e mi invitó a sedermi con lui.

" Che ci fai qua? "

" Se devo essere sincero, mi sono svegliato da poco e sto bevendo un cappuccino."

Così lo presi un po' in giro, poi lui iniziò a raccontare del suo sabato sera, di alcune ragazze che aveva conosciuto e poi chiese altrettanto a me.

Mi vergognai a dovergli raccontare che avevo passato la serata stesa sul divano, così stavolta fu il suo turno delle prese in giro. Ridemmo, ridemmo tanto poi ad un tratto si fece serio e mi chiese di Alessio. Non sapevo nemmeno io cosa rispondergli, eravamo all'inizio, ci stavamo conoscendo e non sapevo esattamente cosa fosse , sapevo che con lui stavo bene e cercavo di stare con i piedi ben piantati a terra.

Mi sembrava di aver colto un'ombra attraversare i suoi occhi, ma dovevo essermi sbagliata, perché subito comparve un sorriso sul suo volto e ritornò ad essere il Samuel pagliaccio che stavo iniziando a conoscere e che mi stava facendo sentire bene.
Il tempo accanto a lui voló e tutto ad un tratto mi accorsi che fuori si stava facendo buio; non sapevo quante ore eravamo rimasti a ridere e a parlare, ma era ora di rientrare.
Si offrì di accompagnarmi e se altre volte avrei declinato l'offerta, quel giorno accettai perché non avevo la più pallida idea di dove mi ero cacciata. Grazie al navigatore riuscì a portarmi a casa.
Appena il motore si spense e stavamo per salutarci, il mio telefono squilló.

-ALESSIO -

Comparve sullo schermo; così ci salutammo con un sorriso e mentre rispondevo, una volta scesa dall'auto, mi accorsi con la coda dell'occhio che stava aspettando che io entrassi e appena aprii il portoncino suonò il clacson e se ne andò e io...

"Ciao Ale, come stai?

MAMILHAPINATAPAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora