La Manquita

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Cap. 81

Mi svegliai presto, in cucina non c'era ancora nessuno, ma trovai l'occorrente per una torta e, sarà stata l'abitudine, chiusi la porta e mi misi all'opera.
Una volta infornata, preparai il caffè.
Nella casa si stava diffondendo un buonissimo e goloso profumo di dolce.
I coniugi Castillejo furono i primi ad arrivare, era la prima volta che ci trovavamo da soli, come ci saremmo capiti?
Facile! Il papà di Samu prese il coltello e si tagliò un'altra fetta, mentre mamma Rosa, mi mise la mano sulla spalla e mi disse...

"Buonissima!"

Poi fu la volta di Noemi, che entró in cucina sbadigliando e mentre si stava prendendo il caffè, assaggió la torta, per poi prendersene anche lei, un'altra fetta.
Ero seduta davanti alla mia amica e con la coda dell'occhio guardavo se Samuel arrivava.

" Se vuoi dentro lì c'è un vassoio per portargli la colazione a letto"

Mi disse sorridendo e indicandomi l'anta del mobile.
Presi il vassoio, una tazza di caffè, un bicchiere di succo d'arancio e una fetta della mia torta e.....  ..... salii le scale. Bussai e sentendo dei mugolii, aprii la porta ed accesi la luce.
Appoggiando il vassoio sul suo comodino feci troppo rumore e Samuel si alzò di scatto.

"Scusa!"

Gli dissi andando ad aprire le tende. Non ero mai stata nella sua camera, nemmeno in quella di Milano.
Mi guardai un po' in giro, era piena di trofei, di foto sue da piccolo, di quando giocava in altre squadre, ma una foto prese la mia attenzione più delle altre.
Era quella che ricordavo, aveva scattato Noemi, subito dopo quella che mi aveva regalato lo scorso anno per il mio compleanno.
C'eravamo io e lui!
Un po' imbarazzata mi girai per vedere se mi stava guardando, ma in realtà Samu si era seduto ed aveva preso il vassoio e stava mangiando la torta.

"L'hai fatta tu?"

"Eh già!"

"Tu sei unica"

Mi disse sorridendo e non riuscivo a capire se era in senso brutto o buono.
Mi obbligai ad uscire da quella stanza, non potevo continuare a fissarlo.
Così andai a cambiarmi e scesi di nuovo in cucina ad aspettarlo.
Poco dopo arrivò anche lui, salutò i suoi e prendendomi per mano, mi condusse alla macchina.

"Allora, dove mi porti?"

"Beh, oggi è domenica, pensavo volessi visitare la cattedrale di Malaga."

Parcheggiammo poco distante per arrivare poi a piedi, davanti a questo maestoso edificio, che aveva però, qualcosa di buffo. La torre del campanile sembrava lasciata a metà. Guardai Samuel che, da perfetta guida turistica, mi raccontò che era rimasta così da secoli e proprio per questo, la cattedrale, era soprannominata "La Manquita" (la monchetta).

Dopo averla visitata anche all'interno, proseguimmo verso il centro a Calle Larios, ricca di negozi e bar dove ci fermammo a bere una bibita, faceva molto caldo nonostante fossimo solo alla fine di maggio

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Dopo averla visitata anche all'interno, proseguimmo verso il centro a Calle Larios, ricca di negozi e bar dove ci fermammo a bere una bibita, faceva molto caldo nonostante fossimo solo alla fine di maggio.
Arrivammo poi in Plaza de la Constitución, con i suoi giornali impressi nel pavimento, che davano la notizia del giorno dopo l'approvazione della costituzione spagnola.
Qui trovammo un locale carino dove pranzare.
Quando ci trovammo soli uno difronte all'altra, mi sentii in imbarazzo, proprio come quella mattina.
Fino ad ora Samuel, mi aveva fatto da Cicerone, mostrandomi le bellezze della sua città, ma ora cosa sarebbe successo?
Per fortuna fu lui a rompere il silenzio.

"Allora ti piace Malaga?"

"È una città bellissima, capisco perché sei così orgoglioso delle tue origini."

"E non hai ancora visto niente. Più tardi ho intenzione di portarti nel mondo di Picasso."

Lo guardavo rapita dal suo modo di raccontare, sarei stata ore a fissarlo. Solo il cameriere con i nostri piatti, mi riportò alla realtà.

MAMILHAPINATAPAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora