Cap. 163
Al fischio finale ci riversammo in campo, felici ed emozionati. Lo scudetto era nostro!
I tifosi invasero il terreno di gioco, era una marea rossonera, abbracci, sorrisi e foto, tante foto.
Una miriade di telefonini, ovunque mi girassi, ne trovavo uno per una foto o un video.
Eravamo travolti da un delirio collettivo, nessuno aveva idea di cosa sarebbe successo.
Non mi accorsi nemmeno del tempo che passava, finché non ci richiamarono per rientrare negli spogliatoi.
Dovevano installare il palco per la premiazione.Appena varcai l'entrata della struttura, la vidi insieme ai miei fratelli e ad alcuni amici.
Era raggiante, bellissima, desideravo abbracciarla e baciarla all'infinito.Le sue braccia intorno al collo mi fecero capire che non era un sogno, era la più splendida delle realtà!
Anche se quest'anno avevo giocato poco ed il mio futuro era lontano da qui, mi sentivo orgoglioso di me e del cammino che avevo fatto con questa squadra, questi ragazzi.
E anche la mia piccola era orgogliosa del suo papà, perché ad un bacio sulla pancia di Ross, rispose con un calcetto. Ero sicuro che sarei riuscito a trasmetterle tutta la passione e l'amore per questi colori, dopotutto avevamo anche l'appoggio della mamy.Ad uno ad uno venimmo chiamati dal "nostro speaker Imbruttito" e dal coro dei tifosi per ricevere la medaglia ed alla fine la coppa dello scudetto, alzata in cielo dal capitano.
Poi ancora festa, il tempo passava, ma la gioia e la voglia di fare casino non intendevano abbandonarci neanche una volta rientrati nuovamente negli spogliatoi.
Poi la dirigenza ci comunicó il da farsi ed andai ad avvisare i miei. Ross era stanca lo vedevo dal suo volto, stanca ma felice. Le dissi di andare a casa a riposarsi, ma sapevo che non l'avrebbe fatto. Ci demmo appuntamento a casa Milan, dove avrebbe fatto tappa il Pullman della squadra appena fossimo riusciti a partire e, mentre si allontanava accanto a mio fratello, si voltó e ancora una volta i nostri occhi si incontrarono, bastava il suo sguardo per capire quello che stava provando, in quel momento in quello sguardo io leggevo solo amore e orgoglio per me.
Lo scudetto, si ok mi rendeva felice, ma avere Ross accanto a me era qualcosa che andava oltre.
Mentre la osservavo allontanarsi venni riportato nella mischia dei festeggiamenti da quei due pazzi di Brahim e Theo.Arrivammo a Milano un bel po' dopo la mezzanotte, l'adrenalina era ancora alle stelle, avevamo ballato, cantato e bevuto per tutto il viaggio.
Ad accoglierci a casa Milan, i nostri cari ed una marea di tifosi, con Ibra che arringava la folla:"Milano non è Milan, Italia è Milan!"
E via con tutti i cori che accompagnano le nostre partite.
Non ricordo l'ora esatta in cui ci salutammo dandoci appuntamento per il giorno dopo, ricordo solo che appena riuscii a mettere la testa sul cuscino, mi addormentai subito, crollando in un sonno profondo.Quando il giorno dopo mi svegliai, ero circondato da un silenzio assordante, dove erano andati tutti? Dov'era la mia compagna? Mi alzai ed iniziai a cercarli per tutta casa, ma non c'era traccia di nessuno.
In cucina un profumino di dolce e, fu allora, che girandomi, li vidi tutti in giardino.
Avevano appeso una grande bandiera del Milan con lo scudetto numero 19, ed un'altra rossa e nera con il numero 7 in mezzo, il mio numero! Sparsi per tutto il giardino, palloncini rossi e neri.
Mi accolsero con applausi ed abbracci, era l'inizio della nostra piccola festa privata. Sul tavolo hamburger cucinati da papà e José, insalata, frutta fresca ed al centro una torta speciale. La mia pasticcera ci aveva messo tutto il suo amore per quel capolavoro!"Non sai da quanto desideravo farti una torta così. Siamo orgogliosi di te Samu, come calciatore, ma soprattutto, come uomo. Grazie campione, goditi tutto questo, te lo meriti!"
Non mi aspettavo tutto questo, era una gioia indescrivibile, amavo quella donna ogni giorno di più, mi chiedevo se il mio cuore sarebbe riuscito a contenere tutto questo amore.
Alle 16:00 avevamo appuntamento a casa Milan per le interviste e per dare il via ai festeggiamenti con i nostri tifosi. Il pullman partì alle 18.00, arrivammo in piazza Duomo alle 22:00 passate, in ritardo di più di due ore sulla tabella di marcia. I tifosi ad accompagnarci lungo tutto il percorso, erano talmente tanti che per fare sette chilometri ci avevamo messo più di quattro ore.
Una cosa incredibile, puro divertimento, pura gioia.
All'arrivo in centro, ancora cori, fuochi d'artificio, musica e tanti amici per cenare con noi e le nostre famiglie.
Una serata magica, da ricordare per sempre.
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MAMILHAPINATAPAI
RomansaUna ragazza che decide di dare una svolta alla sua vita, il destino, un amore?, un'amicizia più forte di tutto. Dalla campagna alla città, per stravolgere il suo mondo, per mettere ordine nella vita di altri, per imparare ad amare e ad amarsi...