Sentirsi Morire

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                            Cap. 73

Ross:

Decisi di partire al fischio di inizio, avrei raggiunto Bergamo per la fine della partita.

Seguivo l'andamento della gara attraverso la radio.
In campo non c'erano ne Alessio ne Samuel.
Il Milan aveva iniziato bene la partita, ma il risultato non si sbloccava, quando all'improvviso un lampo di Theo ed è rigore!
Kessie grazie al cielo trasforma!
Urlavo in macchina come una pazza. Il secondo tempo iniziò con un brivido, poi continuó con le imprecazioni per un palo di Leao. La partita stava finendo quando, un fallo di mano in area bergamasca, permise un altro rigore al Milan.
Ancora Kessie, tutti a casa. Secondo posto in classifica e finalmente ritorno in Champions.
Ero da poco arrivata allo stadio, quando l'arbitro decretó la fine delle ostilità.
Ce l'avevamo fatta, ero davvero felice.
Mentre aspettavo Alessio diedi un'occhiata ai social. I ragazzi stavano postando di tutto, stavano festeggiando negli spogliatoi. Avrei dovuto aspettare un po', prima di vederli uscire.

Finalmente vidi un po' di movimento, perciò scesi dall'auto per avvicinarmi al pullman

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Finalmente vidi un po' di movimento, perciò scesi dall'auto per avvicinarmi al pullman.
Ero quasi arrivata quando notai una ragazza avvicinarsi correndo. Mi chiesi chi poteva essere, una nuova fidanzata che non avevo ancora conosciuto?
Poi però mi bloccai, stava correndo proprio verso Alessio. Lui la abbracciò e poi la baciò, un bacio lento, sensuale. La strinse a sé nello stesso modo in cui lo faceva con me.
Mi sentii morire; paralizzata, non riuscivo a fare un passo.
Fui come risvegliata dal vibrare del telefono, lo avvicinai istintivamente all'orecchio...

                             "Hola niña, Sei felice?"

Ma non ebbi nemmeno la forza di rispondere...

       "Ehi Ross? Ross? Ross? È tutto ok? Ross dove sei?"

"Fuori dallo stadio"

Furono le uniche parole che riuscii a dire prima di infilare il cellulare in tasca.

Samuel:

Fu una giornata epica, anche se non ero sceso in campo, mi sentivo felice. Avevamo raggiunto il nostro obiettivo

"WE ARE BACK!"

Eravamo tutti felici e nello spogliatoio festeggiammo tutti insieme come una grande famiglia, quella che eravamo diventati dopo questo difficile periodo. Alla fine decidemmo di prepararci, volevamo tornare a Milano per festeggiare alla grande.
Alessio fu il primo ad uscire. In quell'attimo mi chiesi cosa stesse facendo Rossana, e se lui la stesse chiamando.
D'istinto presi il telefono e cercai il suo nome.
Appena capii che aveva risposto, la sorpresi con

                              "Hola niña, sei felice?"

Per quanto era tifosa del Milan, me l'immaginavo in piedi sul divano che mi avrebbe urlato nell'orecchio, fino a farmi diventare sordo.
Ma invece niente, non un suono, la chiamavo e non mi rispondeva.

                                      " Ross dove sei?"

"Fuori dallo stadio"

E mise giù. Mi fece preoccupare, pensai che magari Alessio era arrivato proprio mentre io la stavo chiamando e stava per succedere il finimondo.
Per cui uscii di corsa per andare ad aiutarla, ma ero quasi arrivato vicino al pullman, quando vidi Alessio abbracciare qualcuno.
Mi avvicinai ancora un po', il necessario per scoprire che quel qualcuno era una donna, ma non era Ross.
Questa era più alta, con i capelli corti e biondi.
Mi voltai dall'altra parte e poi la vidi, ferma, immobile.
Le feci un cenno e cercai di raggiungerla, ma lei si girò e corse verso la macchina, per poi infilarsi dentro e partire a tutta velocità.
Provai a chiamarla al cellulare, ma non mi rispondeva, avevo paura.
Infine mi girai e cercai di avvicinarmi ad Alessio.
Quando mi vide, si staccò dalla ragazza e stava per presentarmela, ma io lo bloccai dicendogli...

                 "Ha visto tutto, lei era qua!"

Lo vidi impallidire, sentivo le dita della mia mano chiudersi a pugno, il braccio alzarsi, ma proprio nel momento in cui stava per partire, me lo sentii fermare.
Nel frattempo erano arrivati anche Theo e Brahim.
Non riuscivano a capire quello che stava succedendo, ma si misero tra noi per dare un freno alla situazione.
Ormai stavano arrivando anche tutti gli altri compagni, non era il caso di farci trovare così.
Mi spinsero sul pullman per tenermi sotto controllo.
Mentre tutti continuavano a festeggiare io provavo e riprovavo senza sosta a chiamarla, ma non mi rispondeva.

MAMILHAPINATAPAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora